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La Svizzera è stanca dei social media

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Diminuisce il loro uso e aumentano le critiche, secondo la seconda edizione del sondaggio della SSR “Svizzera, come stai?”

Quasi il 7% degli svizzeri non usa mai i social media, ovvero Instagram, WhatsApp, YouTube, Facebook, ecc. È quanto emerge dalla seconda edizione del sondaggio “Svizzera, come stai?”, che lo scorso anno aveva rilevato che meno del 5% degli intervistati faceva a meno di questi mezzi di comunicazione.

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I social media restano per molti una parte importante della vita quotidiana, ma il loro utilizzo è in calo: nel 2023 il 77% dei partecipanti al sondaggio dichiarava di usarli almeno una volta al giorno, un dato che è sceso al 70% quest’anno.

I social media non sono più veramente sociali

Non si tratta di una svolta travolgente, il rapporto finale di Gfs.bern parla di un “calo marginale”, ma si inserisce in una tendenza più generale che si sta diffondendo attorno ai social media.

Piattaforme come Facebook, Instagram o X (ex Twitter) devono fare i conti con utenti insoddisfatti in tutto il mondo. Uno dei motivi è che molte piattaforme di social media oggi difficilmente mantengono la loro promessa di essere sociali.

Mentre Facebook e compagnia all’inizio mostravano effettivamente ciò che i nostri amici pubblicavano, oggi gli algoritmi determinano ciò che si vede. Spesso si tratta di contenuti che non hanno nulla a che fare con il nostro circolo di conoscenze più stretto, ma che le piattaforme sperano ci tengano davanti allo schermo per molto tempo, dove viene mostrata sempre più pubblicità.

Trucchi per tenerci incollati allo schermo

Per tenere gli utenti collegati il più a lungo possibile e incoraggiarli a tornare spesso, le piattaforme usano meccanismi impiegati da giochi e casinò: piccole ricompense, come un “like”, provocano il rilascio di dopamina nel cervello e il desiderio di ricevere ulteriori gratificazioni. In questo modo si crea un ciclo di comportamenti, il cosiddetto “compulsion loop”, difficile da interrompere.

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A lungo andare, questa situazione può essere stancante e frustrante, come sa chi si è reso conto, con il pollice dolorante e la coscienza sporca, di aver passato le ultime due ore a scorrere compulsivamente Instagram. Rispetto al sondaggio dell’anno scorso, è aumentata la proporzione di persone che ha dichiarato che sarebbe più felice se passasse meno tempo sui social media.

Critiche, ma ancora nessuna regola

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Non è però solo in termini di benessere personale che gli svizzeri sono sempre più preoccupati dai social media: la grande maggioranza ritiene che forniscano informazioni unilaterali e dividano la nostra società, e anche questa percentuale è in crescita rispetto ai dati del 2023.

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Per quanto riguarda la regolamentazione delle piattaforme, tuttavia, la politica svizzera non ha fatto molti progressi: il Consiglio federale aveva infatti annunciato un progetto di consultazione per la fine di marzo. La legge dovrebbe essere modellata sulla Normativa sui servizi digitali (DSA) dell’UE, rafforzare i diritti degli utenti e obbligare le piattaforme a essere più trasparenti. Tuttavia, dato che sono sorte molte nuove questioni legali, il disegno di legge non è atteso prima dell’autunno.

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I risultati di “Svizzera, come stai?” si basano su un sondaggio rappresentativo di 51’182 residenti in Svizzera. È stato condotto dall’istituto di ricerca Gfs.bern nei mesi di maggio e giugno 2024 per conto della SSR. Si tratta della seconda edizione del sondaggio. Rispetto alla versione dell’anno scorso, alcune domande erano nuove o diverse, ma la maggior parte erano identiche.

3000 intervistati sono stati selezionati da un panel online da Gfs.bern, al fine di ottenere un quadro rappresentativo della popolazione svizzera (dai 16 anni in su). Il campione è stato stratificato in base alla regione linguistica e proporzionato in base all’età e al sesso.

Gli altri partecipanti hanno completato il questionario online. Sono stati invitati a farlo tramite i canali della SSR, ma hanno deciso autonomamente se partecipare o meno. Questo metodo di indagine non è rappresentativo. La rappresentatività viene raggiunta attraverso specifiche procedure di ponderazione e convalida dei dati.

Il questionario comprendeva circa 300 domande. Per garantire che un’intervista non durasse più di 20 minuti circa, Gfs.bern non ha posto le stesse domande a tutti gli intervistati. L’errore di campionamento è di ±1,8% al 50/50 e 95% di probabilità.

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Traduzione dal tedesco di Simone Fassora (RSI)

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