La Svizzera dà più poteri all’intelligence
Non c'è solo la guerra in Ucraina a preoccupare i servizi segreti svizzeri. C'è anche l'estremismo violento. Berna affila così le armi contro l'estremismo violento e il finanziamento delle attività terroristiche e di spionaggio, con la revisione della Legge federale sulle attività informative.
Tre anni fa, il Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC) scriveva nel suo rapporto sulla situazione di essere preoccupato per gli sviluppi in seno all’estremismo violento, sia di destra che di sinistra. All’epoca, la consigliera federale Viola Amherd aveva studiato la possibilità di mettere sotto controllo gli estremisti potenzialmente violenti. Una bozza di legge da inviare in consultazione era prevista per l’estate 2020.
Ora il Consiglio federale ha rotto gli indugi, anche se con due anni di ritardo rispetto ai piani iniziali. Si tratta di misure aggiuntive per la diagnosi precoce e la prevenzione, ha spiegato la ministra della difesa vallesana ai media. “Dobbiamo essere in grado di riconoscere ancora meglio le minacce”, ha sottolineato.
Il pacchetto, che è stato messo in consultazione fino al 9 settembre, intende fornire agli inquirenti gli strumenti – come le intercettazioni telefoniche e l’introduzione nei dispositivi digitali personali – per contrastare le crescenti minacce provenienti da ambienti che non si riconoscono nei principi fondanti della democrazia e dello stato di diritto.
I servizi di informazione avranno inoltre la facoltà di setacciare i flussi finanziari di società, organizzazioni religiose e intermediari sospettati di sostenere reti di spionaggio o terroristiche su suolo elvetico. Tutte queste attività ovviamente saranno soggette a condizioni restrittive e a un severo regime autorizzativo.
Il futuro quadro normativo prevede anche novità nell’ambito del trattamento dei dati che recepiscono comunque le indicazioni contenute nella legge federale sulla dei dati a tutela delle libertà e dei diritti politici, di opinione e di associazione.
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