La Svizzera uscirà dal nucleare
La Camera del popolo non ha posto una data fissa per la chiusura delle cinque centrali nucleari attive, ma ha deciso una serie di regole precise che dettano il passo ai proprietari.
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Addio al nucleare
No a nuove centrali nucleari in Svizzera, mentre quelle più vecchie dovranno essere «spente» al massimo dopo 60 anni (Beznau I e II nel 2029 e 2031). Lo ha deciso lunedì il Consiglio nazionale, evitando di porre un limite all’esercizio dei reattori in rete da meno di 40 anni. Due anni prima di raggiungere questo termine, i proprietari della centrale dovranno tuttavia presentare un piano di gestione a lunga scadenza rinnovabile di dieci anni in dieci anni, previo benestare dell’Ispettorato federale della sicurezza nucleare.
Nell’affrontare l’ultimo capitolo della Strategia energetica 2050 del Consiglio federale – approvata in votazione finale per 110 voti a 84 – il plenum ha quindi optato per un’uscita non troppo brusca dall’atomo, al fine di concedere più tempo al Paese per prepararsi alla svolta energetica e ai gestori delle centrali di ammortizzare gli investimenti.
È solo dopo la tragedia di Fukushima del 2011 e a decisione del Governo di abbandonare l’atomo che, improvvisamente, gli stessi proprietari hanno incominciato ad allungare i termini solo per spremere quanto più possibile i loro impianti, hanno sostenuto diversi oratori di sinistra.
Prima del 2011, invece, quando non si parlava ancora di un uscita dal nucleare e ci si preparava alla costruzione di nuove centrali, si sentiva tutt’altra musica.
Anche la consigliera federale Doris Leuthard, d’altronde, pur sostenendo la decisione di abbandonare il nucleare perché le tecnologie pulite non possono ancora sostituire completamente l’energia prodotta dall’atomo, ha difeso la decisione di non porre scadenze rigide.
Ats
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