La Svizzera vuole una maggior cooperazione con Nato e Ue
La guerra in Ucraina, che ha scombussolato il panorama geopolitico europeo, dovrebbe tradursi per la Svizzera in una maggiore cooperazione con la Nato e l'Ue, nel rispetto tuttavia della neutralità, e nel rafforzamento delle capacità dell'esercito a fronteggiare l'aumento della minaccia. È il succo del rapporto 2021 sulla politica di sicurezza, adottato mercoledì dal Consiglio federale dopo averlo aggiornato alla luce dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia.
Questa guerra, ha esordito la consigliera federale Viola Amherd davanti ai media, ha distrutto i fondamenti della pace e della sicurezza in Europa che si basavano su basi comuni, confermando e concretizzando la crescente minaccia rappresentata dai conflitti ibridi, che includono la disinformazione e l’influenza, i ciberattacchi, le operazioni coperte e anche il conflitto armato.
Gli eserciti europei saranno nuovamente più orientati alla dissuasione e alla difesa da un attacco militare e alla guerra convenzionale, ha aggiunto la “ministra” della difesa.
Maggiore cooperazione con Nato e Ue
La guerra ha anche generato una nuova dinamica nella cooperazione in materia di politica di sicurezza e di difesa. In concreto, anche se la strada intrapresa nella modernizzazione dell’esercito è quella giusta, per assicurare la nostra difesa dobbiamo approfondire la collaborazione internazionale, soprattutto con la Nato e l’Ue, ha puntualizzato Amherd, sfruttando maggiormente il margine di manovra lasciato dalla politica di neutralità. Per la Svizzera si tratta anche di dare un contributo – un gesto di solidarietà lo ha definito Amherd – alla stabilità del continente, partendo dai punti forti della Confederazione, come l’aiuto umanitario.
Ciò include, ad esempio, una maggiore partecipazione a esercitazioni, un ampliamento della capacità di cooperazione militare a settori importanti per la difesa, un’intensificazione dello statuto di partenariato presso l’Alleanza atlantica o una partecipazione dell’esercito a formazioni dell’Ue quali l’EU Rapid Deployment Capacity (per operazioni di salvataggio, evacuazione e stabilizzazione).
Truppa: lacune da colmare in fretta
Per una futura cooperazione, tuttavia, anche il nostro esercito deve essere credibile. Al momento, ha spiegato la consigliera federale, la pianificazione delle capacità procede come previsto, in particolare per quanto riguarda la condotta e la ciberdifesa, la mobilità, la protezione da attacchi aerei e l’appoggio di fuoco indiretto.
Tuttavia sussistono lacune nella difesa anticarro e nella capacità di resistenza, soprattutto riguardo alle scorte troppo esigue di munizioni. Per questo si prevede, tra l’altro, di acquistare missili terra-terra ad ampia gittata e di chiedere, con il Programma d’armamento 2023, alcune centinaia di milioni di franchi per incrementare le scorte di munizioni e missili. Amherd ha ricordato che i mezzi finanziari supplementari messi a disposizione dal parlamento dovrebbero permettere all’armata di modernizzarsi, rendendola più efficiente.
Amherd ha anche parlato della necessità di migliorare l’intelligence e la capacità di anticipazione e reazione delle autorità in caso di crisi. Basandosi anche sugli insegnamenti tratti dalla pandemia da coronavirus. I Cantoni e il ruolo dei servizi di informazione saranno cruciali in quest’ambito.
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