Se diminuissero i controlli sui cantieri, nelle fattorie o nella ristorazione, la Svizzera riuscirebbe comunque a proteggere i suoi alti salari. È il parere di Avenir Suisse, che relativizza il "peso" delle ore di lavoro effettuate da 300'000 stranieri con permesso di corta durata. Una tesi contestata dai sindacati.
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tvsvizzera.it/ri con RSI (TG del 19.12.2018)
Le ispezioni sono una delle misure d’accompagnamentoCollegamento esterno alla libera circolazione delle persone, che l’Unione Europea vorrebbe allentare. In altre parole, se la Svizzera firmerà l’accordo istituzionale con l’UE, diminuiranno drasticamente.
Si tratta di 35’000 controlli l’anno, volti a verificare che il personale goda di condizioni salariali e di lavoro conformi alle norme legali.
Il “laboratorio di idee” Avenir SuisseCollegamento esterno, vicino agli ambienti economici, ritiene però che la Svizzera possa scongiurare il dumping anche senza misure d’accompagnamento.
Relativizzare le cifre
Stando all’ultima ricerca, gli stranieri che per motivi professionali soggiornano per un periodo limitato nella Confederazione (la legge consente 90 giorni) sono oltre 300’000. Ma la cifra, secondo gli autori, va rapportata alla mole dell’economia svizzera.
Nell’edilizia, ad esempio, i 5’000 detentori di un permesso di corta durata svolgono lo 0,7% del volume di occupazione dell’intero settore. Nell’industria e nelle piccole e medie imprese, questa quota scende allo 0,6%.
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Risulterebbe, alla luce di tali dati, che i lavoratori stranieri non contribuiscono a mettere sotto pressione i salari elvetici. Una conclusione contestata dall’Unione sindacale svizzera.
In sindacati temono peraltro che l’accordo quadro con l’UE possa rivelarsi una minaccia anche per i contratti collettivi di lavoro.
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