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Lanciata in Svizzera iniziativa per divieto armi nucleari

missile
Test di un missile balistico russo il 26 ottobre 2022. Russian Defense Ministry Press Service

La Svizzera deve aderire al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW). È quanto chiede un'iniziativa popolare lanciata martedì a Berna e sostenuta da diverse personalità note.

Il TPNW è stato negoziato in seno alle Nazioni Unite nel 2017. La Svizzera ha svolto un ruolo importante nella trattativa, prima di decidere di non firmarlo nel 2018. Contiene un divieto completo ed esplicito dei questi ordigni: il loro impiego, la minaccia di impiego, la fabbricazione, lo stoccaggio, l’acquisizione, il possesso, lo stazionamento, la trasmissione e la sperimentazione.

Entrato in vigore nel 2021, è stato ratificato da 70 Stati, tra cui per esempio Irlanda e Austria, ma non dalle potenze nucleari né dalla maggior parte dei loro alleati europei o occidentali. Alla fine di marzo, il Consiglio federale ha rifiutato di riconsiderare la sua posizione, sostenendo che non è nell’interesse della Svizzera aderire al TPNW.

+ Cooperare con la NATO o mettere al bando l’arma nucleare? La Svizzera è a un bivio

Divieto per promuovere la pace

In una conferenza stampa odierna, il consigliere agli Stati socialista ginevrino Carlo Sommaruga ha ricordato la sua mozione a favore dell’adesione al trattato, adottata dal Parlamento nel 2018. Ora tocca al popolo votare per superare il rifiuto del Consiglio federale di attuare la volontà del Parlamento, ha affermato.

In un momento in cui il disarmo nucleare continua a essere una priorità della politica estera svizzera, “chiediamo che alle parole seguano finalmente i fatti”, ha aggiunto Annette Willi, della Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari (ICAN), una coalizione di ong.

“La minaccia delle armi nucleari è reale e non era così grande da molto tempo”, ha proseguito Sommaruga. In questo contesto, “il TPNW annuncia un cambiamento di paradigma necessario e urgente nel campo del disarmo nucleare”. “Più Stati lo sosterranno, maggiore sarà la pressione sulle potenze nucleari”.

Il consigliere nazionale bernese del Partito evangelico Marc Jost ha da parte sua sottolineato che la Svizzera è depositaria delle Convenzioni di Ginevra del 1949, che costituiscono il nucleo del diritto internazionale umanitario. Le armi nucleari sono per loro stessa natura contrarie ai principi che lo reggono, ha aggiunto, facendo notare che uccidono indiscriminatamente, non rispettano la proporzionalità, causano sofferenze inutili e violano i più fondamentali diritti umani alla vita e alla sicurezza.

La Svizzera dovrebbe svolgere un ruolo attivo nella promozione della pace e della sicurezza a lungo termine, ha rilevato la consigliera nazionale verde liberale Melanie Mettler la collega in Parlamento Marionna Schlatter (Verdi) ha aggiunto che la Svizzera, pur essendo un piccolo Paese, ha un grande peso nella diplomazia internazionale.

Secondo il comitato promotore, la mancata adesione al trattato rompe con la tradizione della Svizzera e mina la sua credibilità in termini di neutralità e aiuto umanitario. Berna deve a suo avviso svolgere un ruolo attivo nella promozione della pace e della sicurezza a lungo termine.

I primi firmatari

Fra i firmatari del testo figurano anche l’ex consigliera federale socialista Micheline Calmy-Rey, la presidente dei Verdi Lisa Mazzone, l’ex consigliere nazionale centrista Dominique de Buman e Jacques Dubochet, vincitore del Premio Nobel per la chimica nel 2017.

Tra i promotori ci sono oltre 20 organizzazioni, tra cui l’ICAN e il Gruppo per una Svizzera senza esercito. Il comitato ha tempo fino al 2 gennaio 2026 per raccogliere 100’000 firme.

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