Personale infermieristico sotto pressione
Stress, burnout, orari irregolari, salari bassi. Sono alcune delle ragioni che spiegano il perché, nella Confederazione, quasi un infermiere su due (il 45,9%) lascia la sua professione nel corso della sua carriera. È quanto sostiene l’Osservatorio svizzero della salute (Obsan), che sottolinea come più del 40% di chi svolge questa professione viene dall’estero. C'è preoccupazione anche nella Svizzera italiana dove tuttavia il tasso di abbandono non sarebbe così elevato.
In Europa si parla di un abbandono di carriera per il 30-35% del personale infermieristico. In Svizzera, secondo uno studio dell’ObsanCollegamento esterno, è ben il 45,9% a farlo. Sono le donne, che rappresentano l’80% degli effettivi a cambiare lavoro più di frequente. Molte infermiere diplomate non tornano a lavorare dopo un congedo maternità. Ma a spiegare questo alto tasso di abbandono entrano in gioco anche lo stress, i salari bassi, il lavoro su chiamata e una maggiore interdisciplinarietà.
In Ticino non ci sono dati paragonabili, ma secondo un’indagine interna all’Ente ospedaliero cantonale (EOC), nel 2016 il 5,6% del personale infermieristico vorrebbe lasciare la professione, il 7,2% vorrebbe passare al servizio cure a domicilio e il 21% vorrebbe cambiare ospedale. In totale l’abbandono si situerebbe attorno al 13%.
Per migliorare la situazione si pensa di puntare su maggiore autonomia, ridurre le procedure di tracciabilità (che obbligano il personale a svolgere lavoro d’ufficio ed essere dunque meno a contatto con i pazienti) e dare degli strumenti per gestire meglio la vita lavorativa.
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