Equivalenza finanziaria, 11 Paesi Ue sostengono la Svizzera
Undici paesi hanno scritto alla Commissione europea per criticare la limitazione a un anno dell'equivalenza con le norme Ue concessa alla piazza finanziaria svizzera. La lettera, riservata, è stata ottenuta da giornalisti della Radiotelevisione svizzera di lingua francese RTS.
Il testo Collegamento esternoè sottoscritto, tra gli altri, dai direttori generali dei Ministeri delle finanze di Germania, Olanda e Lussemburgo e dal Dipartimento del tesoro del Regno Unito, unico Paese che non aveva appoggiato la decisione della Commissione (si era astenuto). Nessuna firma, per contro, da Francia e Italia.
Il ripensamento
L’equivalenza della normativa svizzera con la Direttiva europeaCollegamento esterno sui mercati degli strumenti finanziari (conosciuta come MiFID, dall’inglese Markets in Financial Instruments Directive) era stata approvata senza restrizioni lo scorso 22 novembre.
Dopo una visita a Berna del presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, tuttavia, l’esecutivo europeo ci aveva ripensato, e chiesto una nuova approvazione della durata di un solo anno.
Il riconoscimento è necessario affinché banche ed investitori europei possano continuare ad acquistare e vendere titoli (svizzeri e non) quotati a Zurigo. In mancanza dell’equivalenza, dovrebbero appoggiarsi a una banca elvetica, la quale -secondo la normativa vigente- dovrebbe prelevare una tassa di negoziazione tra lo 0,15 e lo 0,3%.
Bruxelles ha deciso di limitare l’equivalenza a un anno con l’intenzione di legarla all’accordo quadro istituzionale con Berna, accordo che non c’è ancora e verso il quale, sostiene, non si registrano progressi sostanziali.
“Non ci siamo opposti allora”, scrivono gli undici firmatari della lettera, “perché era necessario che le misure di equivalenza entrassero in vigore per il 3 gennaio 2018, ma continueremo ad avere per obiettivo un riconoscimento illimitato dell’equivalenza legale e del quadro di supervisione applicabile alla borsa svizzera”.
La reazione di Berna
Il governo svizzero aveva reagito con fermezza alla decisione della Commissione, mettendone in dubbio la regolarità. “Il Consiglio federale ha l’impressione che essa abbia lo scopo di indebolire la piazza finanziaria”, aveva detto la presidente della Confederazione Doris Leuthard.
La Svizzera “adempie le condizioni per il riconoscimento dell’equivalenza delle Borse, esattamente come gli altri Paesi terzi che lo hanno ricevuto senza limiti temporali”, aveva precisato.
Il Consiglio federale non escludeva, pertanto, di rivedere il suo progetto di contributo finanziario volontario all’allargamento (di oltre un miliardo di franchi) a favore dell’Europa dell’Est.
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