L’Eurovision Song Contest diventa sempre più un tema politico in Svizzera
Nel 2024 la famosa rassegna musicale sarà organizzata nella Confederazione, dopo il trionfo quest'anno in Svezia dell'artista elvetico Nemo. Quattro città si sono annunciate candidate, ma soprattutto da destra vi sono minacce di referendum.
Erano appena passate poche ore dalla vittoria di Nemo a Malmö, che le prime critiche nei confronti della manifestazione canora sono iniziate a piovere in Svizzera.
Il consigliere di Stato del Canton Berna Philippe Müller aveva scritto su X: “ESC: stai lontano da Berna!”. Il rappresentante dell’esecutivo cantonale, membro del Partito liberale radicale (destra), aveva accusato il concorso di essere “corrotto in tutto e per tutto” da anni.
Non la pensa così, però, la maggioranza del Governo bernese, che ha presentato la candidatura per accogliere la prossima edizione del Eurovision Song Contest (ESC). La rassegna suscita l’interesse anche di Ginevra, Zurigo e Basilea, che hanno pure presentato una candidatura ufficiale.
In alcuni di questi Cantoni, per organizzare la rassegna bisognerà però verosimilmente superare l’opposizione che si manifesta con sempre più veemenza da parte di alcune frange della destra.
“Antisemitismo e satanismo”
L’Unione democratica federale (UDF), un piccolo partito fondato nel 1975 che milita per “un maggior rispetto dei valori fondamentali biblici” e che dispone di due seggi nel Parlamento federale, ha annunciato martedì il lancio di un referendum contro i crediti quadro per l’ammontare complessivo di 25 milioni di franchi accordati dalle autorità cantonali e comunali zurighesi per l’organizzazione della manifestazione.
Il partito sottolinea che l’ESC si è distinto negli ultimi tempi per il numero crescente di “incidenti antisemiti”. A Malmö, ad esempio, sono state organizzate delle dimostrazioni contro la partecipazione di Israele a causa della guerra in corso a Gaza. Secondo l’UDF, questa manifestazione lascia presagire un elevato rischio in materia di sicurezza.
Non è tutto: la rassegna canora ha dato sempre più spazio a “contributi satanisti e occultisti”, rileva l’UDF.
Opposizioni anche a Berna, Ginevra e Basilea
Gli attacchi non sono stati lanciati solo a Zurigo. La sezione bernese dell’UDF aveva dato fuoco alle polveri una settimana fa per la candidatura congiunta di Berna e Bienne (città natale di Nemo). L’obiettivo è di far votare la popolazione sui crediti di circa 30 milioni concessi da città e Cantone.
Il partito ha l’intenzione di organizzare un referendum anche a Ginevra e Basilea, ma in questi due Cantoni i rispettivi parlamenti non hanno ancora votato i crediti.
Non solo l’UDF
L’UDF non è però da sola a condurre questa battaglia. Nella città di Berna, anche degli esponenti dell’Unione democratica di centro (UDC, destra sovranista) e dei Verdi alternativi (sinistra) hanno presentato un referendum contro il credito comunale.
A Zurigo si oppone all’organizzazione della rassegna anche la Federazione dei contribuenti, secondo cui non sta ai cittadini e alle cittadine finanziare “un avvenimento privato”.
Sempre nella città sulle rive della Limmat, la sezione giovanile dell’UDC ha pure annunciato la volontà di lanciare un referendum contro il credito di 20 milioni accordato dal comune. È sconcertante – scrivono in sostanza i Giovani UDC – che fondi pubblici siano impiegati per sostenere una manifestazione che è utilizzata abusivamente per scopi politici, nella fattispecie l’introduzione di un terzo sesso e un “antisemitismo manifesto”.
“È giusto che su questo spreco di denaro siano i cittadini a decidere e non solo la classe politica”, ha affermato da parte sua il presidente dell’UDC Marcel Dettling in dichiarazioni riportate martedì dal Tages-Anzeiger. “Sarebbe meglio donare il denaro a coloro che sono stati gravemente colpiti dalle intemperie invece di buttarlo per un imbarazzante evento arcobaleno”.
Decisione in agosto
Il tempo però stringe: l’ente radio-televisivo pubblico SRG SSR, che organizzerà la manifestazione, vuole decidere in agosto quale città potrà ospitare nel 2025 il concorso.
La minaccia di un referendum potrebbe pesare sulla scelta. Le città sono state informate “che il rischio di referendum sarà incluso nella valutazione”, ha precisato al Tages-Anzeiger il responsabile della comunicazione della SRG SSR Edi Estermann. Gli impegni finanziari senza obbligo di referendum – ha proseguito – sono “meno rischiosi e offrono una maggiore sicurezza di pianificazione”. In definitiva, però, tutti gli aspetti dovranno essere soppesati.
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