Sta suscitando discussioni in Svizzera la tesi espressa dallo studio pubblicato dall’istituto di ricerche economiche Bruegel di Bruxelles secondo cui la libera circolazione delle persone non è indispensabile al funzionamento di un mercato interno, come quello europeo.
Una conclusione che cade proprio nel momento in cui la Confederazione è impegnata nel difficile esercizio di porre un freno all’immigrazione – come impone l’iniziativa costituzionale votata nel febbraio del 2014 – senza però violare gli accordi bilaterali sottoscritti a suo tempo con l’Ue che le garantiscono l’accesso al mercato continentale.
Gli economisti dell’istituto Bruegel avanzano in proposito la proposta – riferita essenzialmente alla Gran Bretagna ma utile oggi anche alla Svizzera – di limitare al loro interno la libera circolazione in cambio però di precisi compiti. Per il corretto funzionamento del mercato è infatti più importante che questi paesi adempiano ai loro obblighi e in particolare che si sottopongano alla superiore giurisdizione europea cui dovrebbe spettare l’ultima parola in ambito di applicazione delle norme continentali.
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