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L’inclusività nelle scuole svizzere suscita un crescente malcontento

bambino in una classe
Quali sono i vantaggi e gli svantaggi dell'inclusività a scuola? Il dibattito in Svizzera si accende. Keystone-Ats / Ti-Press

La scuola inclusiva è un tema caldo in Svizzera da diversi anni. La resistenza è forte soprattutto nella Svizzera tedesca, ma anche in altre regioni il sostegno a questo concetto educativo sta calando.

Le vacanze estive si avvicinano rapidamente, ma il Partito liberale radicale (PLR) ha deciso di dare ai politici e alle politiche qualche compito a casa su cui riflettere prima dell’inizio del nuovo anno scolastico. Il partito di destra ha appena lanciato un grande dibattito sulla scuola, che vuole riorientare verso le sue missioni fondamentali di lettura, scrittura e aritmetica. Tra le sue 17 proposte c’è un ripensamento della scuola inclusiva, un tema che è già stato oggetto di molti dibattiti negli ultimi anni.

Che cos’è una scuola inclusiva?

La scuola inclusiva è un concetto emerso nella seconda metà del XX secolo come risultato degli sforzi delle Nazioni Unite per migliorare l’integrazione delle persone con disabilità nella società. Il suo obiettivo è di accogliere il maggior numero possibile di alunni e alunne con bisogni educativi speciali nelle classi ordinarie e di sostenerli con insegnanti specializzati.

L’idea alla base della scuola inclusiva è di evitare l’emarginazione di alcuni bambini, in particolare quelli con disabilità. “Nella nostra società la disabilità è associata a qualcosa di negativo. (…) Al contrario, dovrebbe essere considerata una caratteristica, come il colore degli occhi o dei capelli”, ci aveva detto Marah Rikli. Madre di una bambina di nove anni con disabilità, questa zurighese sostiene la necessità di una scuola inclusiva.

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farfalla appesa in una classe

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“La disabilità come il colore degli occhi”

Questo contenuto è stato pubblicato al Marah Rikli è giornalista, libraia di formazione, moderatrice e mamma di una bambina con disabilità. A colloquio con tvsvizzera.it, racconta a ruota libera di scuola inclusiva, ruoli sociali, ingiustizie, diversità e desideri.

Di più “La disabilità come il colore degli occhi”

“L’inclusione è auspicabile, ma volerla a tutti i costi non porta da nessuna parte”, sostiene il PLR nel suo documento programmatico Collegamento esternosull’istruzione scolastica adottato il 22 giugno. La scuola inclusiva “pone i bambini e le bambine con difficoltà di apprendimento in una posizione di svantaggio e ostacola l’istruzione tradizionale”. Il partito denuncia inoltre “una standardizzazione artificiale e costosa che non giova a nessuno e mina le pari opportunità”.

Forti tensioni in alcuni Cantoni di lingua tedesca

La posizione del PLR fa seguito alle controversie sulla scuola inclusiva emerse in Svizzera negli ultimi anni, in particolare nei Cantoni germanofoni. Mentre il principio in sé è ampiamente condiviso, l’attuazione di questo ideale varia notevolmente da Cantone a Cantone. La resistenza è particolarmente forte a Basilea Città. Un’iniziativa lanciata dal sindacato del corpo insegnante prevede l’istituzione di classi speciali per i bambini e le bambine che hanno difficoltà a integrarsi in una classe normale.

Questo è esattamente l’approccio adottato a Lucerna. All’inizio dell’ultimo anno scolastico, il Cantone ha introdotto quattro classi speciali su base sperimentale triennale. Sono destinate a chi ha problemi comportamentali e difficoltà nello sviluppo socio-emotivo, spiega Martina Krieg, responsabile del Dipartimento cantonale per l’istruzione primaria. Tuttavia, non ritiene che questo rappresenti una rottura con il principio della scuola inclusiva.

Ticino e Vallese, cantoni pionieri

Il Ticino è spesso considerato un modello da seguire. Sebbene non sia perfetta, l’integrazione scolastica è la più avanzata in Svizzera. Il Cantone italofono beneficia della sua vicinanza all’Italia, dove gli alunni con disabilità sono stati inseriti nelle classi ordinarie fin dagli anni Settanta.

Anche in Vallese, un altro cantone all’avanguardia, le scuole inclusive non sembrano porre grossi problemi.

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“Cerchiamo di integrare dove possibile, ma non possiamo farlo in tutti i casi. (…) L’inclusione non è un fine in sé, ma un obiettivo”, commenta Christophe Darbellay, membro del Governo vallesano. Il responsabile del Dipartimento dell’istruzione sottolinea che in Vallese è stata fatta “molta strada nell’individualizzazione dell’insegnamento”. A suo avviso, però, “forse dobbiamo rivedere alcune priorità”.

Il malcontento comincia quindi a crescere anche nella Svizzera francese e alcuni Cantoni hanno annunciato una serie di passi indietro.

“Il sostegno alle scuole inclusive è diminuito e l’insoddisfazione cresce”, hanno scritto i sindacati del corpo insegnante della Svizzera francese a fine maggio, a seguito di un sondaggio condotto su oltre 2’500 docenti. In primo luogo, sono stati evidenziati la mancanza di risorse e il forte aumento del carico di lavoro. Ma c’è anche una forte resistenza al principio stesso della scuola inclusiva così come viene praticata oggi.

Traduzione di Daniele Mariani

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