Il comitato promotore dell’iniziativa popolare denominata “Energia in ogni tempo per tutti (Stop al blackout)” ha inoltrato alla Cancelleria federale circa 130’000 firme, ben oltre le 100’000 necessarie.
Il testo Collegamento esternosu cui l’elettorato svizzero dovrà probabilmente pronunciarsi un giorno, depositato venerdì e corredato da circa 130’000 firme, non menziona esplicitamente le centrali nucleari. Tuttavia, precisa che “sono ammissibili tutti i tipi di produzione di energia elettrica rispettosi del clima”, ciò che di fatto apre la strada alla costruzione di nuove centrali nucleari.
Il comitato all’origine dell’iniziativa chiede un “approvvigionamento elettrico sicuro e neutrale dal punto di vista climatico, essenziale per la società e l’economia”. Concretamente, deve essere garantito in ogni momento, grazie a chiare responsabilità assegnate dalla Confederazione.
Stando al comitato, gli ultimi inverni hanno dimostrato che la Svizzera non produce abbastanza elettricità e che dipende da fornitori stranieri. Il consigliere nazionale solettese dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) Christian Imark ritiene che, soprattutto alla luce dell’attuale situazione geopolitica in Europa, la Svizzera debba produrre autonomamente elettricità rispettosa del clima. Affidarsi esclusivamente alle importazioni è pericoloso.
“Sicurezza approvvigionamento non è garantita”
Alla luce della carenza di elettricità l’anno scorso e delle misure di emergenza messe in atto, “la sicurezza dell’approvvigionamento non è più garantita e il rischio di black out è sempre presente”, secondo il consigliere nazionale liberale radicale sangallese Marcel Dobler.
A parere di Eduard Kiener, ex direttore dell’Ufficio federale dell’energia, “l’obiettivo zero emissioni entro il 2050 può essere raggiunto solo con l’aiuto dell’energia nucleare”. Stando a Dobler bisogna eliminare i divieti tecnologici attuali per consentire la costruzione di nuove centrali nucleari.
In Svizzera sono attualmente ancora in esercizio quattro reattori nucleari. Nel 2011, dopo l’incidente di Fukushima, Governo e parlamento avevano deciso di non più costruire nuovi impianti. Nel 2017 l’elettorato svizzero aveva confermato questa scelta accettando la nuova legge sull’energia, che prevede però di continuare a sfruttare le centrali esistenti fino al termine del loro ciclo di vita.
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