Lo zio di Bashar al-Assad rinviato a giudizio in Svizzera
L'ex vicepresidente siriano Rifaat al-Assad sarà giudicato dal Tribunale penale federale (TPF) per crimini di guerra e crimini contro l'umanità. Il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) ha deciso di rinviarlo a giudizio.
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tvsvizzera.it/mar/Keystone-ATS
In qualità di comandante delle cosiddette Brigate di difesa (“Saraya al Difaa” in arabo), l’accusato avrebbe ordinato omicidi, atti di tortura, trattamenti crudeli e detenzioni illegali nell’ambito del conflitto armato e dell’attacco generalizzato lanciato contro la popolazione della città siriana di Hama nel febbraio 1982, ha indicato l’MPC nel comunicato diffuso martedì.
Secondo l’atto d’accusa, il conflitto tra le forze armate siriane e l’opposizione islamista, in particolare il gruppo armato dei Fratelli musulmani noto come “Avanguardia combattente dei Fratelli musulmani”, avrebbe causato, secondo le stime, tra i 3’000 e i 60’000 morti nella città di Hama, la maggior parte dei quali erano civili. Le Brigate di difesa sarebbero state le principali forze responsabili della repressione.
Nel dicembre 2013, in seguito a una denuncia dell’organizzazione non governativa TRIAL International, l’MPC aveva aperto un procedimento penale contro l’accusato, dopo che un controllo di polizia aveva rivelato che Rifaat al-Assad, zio dell’attuale presidente siriano Bashar al-Assad, soggiornava in un hotel di Ginevra all’epoca.
Il procedimento è stato aperto in virtù della competenza universale e anche dell’imprescrittibilità dei crimini di guerra. L’ex Codice penale militare (vCPM) stabilisce infatti che i crimini di guerra sono punibili in Svizzera dal 1968, indipendentemente dal luogo o dalla cittadinanza dell’autore o della vittima, ha precisato ancora l’MPC.
Il Ministero pubblico della Confederazione ha diramato un mandato di ricerca internazionale due anni fa, ma lo ha tenuto segreto fino all’agosto del 2023 per evitare che Rifaat al-Assad potesse prendere provvedimenti per eluderlo.
L’ex vicepresidente siriano, oggi 86enne, è fuggito dalla Siria nel 1984 a seguito di un colpo di Stato fallito contro il fratello, all’epoca presidente. Ha soggiornato in Russia e in Svizzera, prima di stabilirsi in Francia.
Condannato dai tribunali francesi a quattro anni di reclusione per appropriazione indebita e riciclaggio di denaro, è ritornato in Siria nell’ottobre 2021. Potrebbe essere processato anche in Spagna per i più ampi sospetti di “averi di origine illecita” che riguardano oltre 500 proprietà sequestrate per un valore di 691 milioni di euro.
Trial International ha definito “storica” la decisione odierna. Colui che era soprannominato il “macellaio di Hama” sarà uno dei più alti funzionari governativi a essere processato in virtù della competenza universale, ha indicato martedì l’ong con sede a Ginevra sul suo sito web.
“Si tratta di un altro passo verso la giustizia per il popolo siriano”, ha dichiarato Philippe Grant, direttore esecutivo di Trial International. Con questo rinvio a giudizio, “le vittime possono finalmente sperare che sia fatta giustizia”.
Dal canto suo il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) ha confermato all’agenzia Keystone-ATS, che “secondo le attuali conoscenze, l’imputato si trova fuori dalla Svizzera”. In determinate circostanze, il Codice di procedura penale consente di presentare un atto d’accusa anche se l’imputato non si trova sul territorio elvetico. Il procedimento in contumacia è possibile a determinate condizioni in assenza dell’imputato.
Secondo Trial, Rifaat al-Assad si è sempre rifiutato di testimoniare davanti alle autorità giudiziarie svizzere. È fuggito in Siria per evitare la sua condanna in Francia, “ma anche per evitare la sua imminente audizione da parte dell’MPC, che stava per essere organizzata sulla base di una richiesta di assistenza giudiziaria inviata dalla Svizzera alla Francia”, ha deplorato l’ong.
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