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L’ombra delle frodi sui sacri istituti della democrazia diretta elvetica

Alcune persone si dirigono verso un ufficio elettorale.
Scoppia lo scandalo delle firme false. Keystone / Anthony Anex

L’indagine sulle presunte firme false e i silenzi della Cancelleria federale scuotono il mondo politico. E ora c’è chi propone di vietare la raccolta a pagamento delle adesioni a referendum e iniziative popolari.

Sta agitando il mondo della politica lo scandalo delle presunte firme false apposte agli elenchi depositati alla Cancelleria federale a sostegno di alcune iniziative popolari, su cui indaga la Procura federale.

L’ipotesi su cui stanno svolgendo approfondimenti gli inquirenti di Berna è che alcune società commerciali a cui si sono rivolti, dietro compenso, i comitati promotori delle iniziative costituzionali abbiano falsificato alcune sottoscrizioni frodando così le disposizioni che regolano questi strumenti di democrazia diretta che connotano l’originale sistema politico elvetico.

Il servizio del TG della RSI

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Perquisizioni e interrogatori

Da parte sua il Ministero pubblico della Confederazione (MPC), che ha confermato il fatto che “sono in corso procedimenti contro diverse persone fisiche e contro ignoti”, ha effettuato, in collaborazione con l’Ufficio federale di polizia (fedpol), perquisizioni domiciliari e interrogatori ma non ha fornito dettagli in merito alle iniziative popolari oggetto di accertamenti o le società coinvolte.

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Iniziative e referendum

Questo contenuto è stato pubblicato al Ogni anno, gli svizzeri sono chiamati più volte alle urne per votare su modifiche costituzionali e leggi sulle quali è stato lanciato un referendum.

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La vicenda è stata riportata dalle testate del gruppo editoriale Tamedia, che hanno riferito della denuncia penale depositata nel giugno 2023 dai promotori dell’Iniziativa servizio civico, che si erano insospettiti per l’elevato numero di firme non convalidate dalla Cancelleria federale.

In quel frangente era stata la società Incop a essersi occupata della raccolta delle adesioni delle cittadine e dei cittadini al testo della normativa proposta. In particolare era emerso che interi fogli erano stati apparentemente copiati da vecchie iniziative.

Situazione emersa già dal 2019

Ma questo precedente potrebbe essere solo l’indizio di un fenomeno ben più ampio e preoccupante. Vincent Duvoisin, direttore degli affari comunali e dei diritti politici presso l’amministrazione vodese, ha infatti dichiarato ai media che già all’inizio del 2019 diversi Comuni avevano contattato il Cantone in merito a possibili casi di frode.

Secondo le autorità cantonali però non era emerso un chiaro e sistematico disegno politico teso ad agevolare fraudolentemente la riuscita delle iniziative popolari.

La stessa Cancelleria federale, l’organo deputato all’esame delle firme a sostegno di iniziative popolari e referendum, aveva sporto una denuncia penale contro ignoti nel 2022.

“Le segnalazioni di casi sospetti – si è limitato a dire il portavoce Urs Bruderer – riguardano in varia misura una dozzina di iniziative popolari”.

In ogni caso per la Cancelleria federale “non ci sono indicazioni che iniziative popolari o referendum siano riusciti grazie a firme contraffate”. Al contrario, il numero di sottoscrizioni dichiarate non valide dai Comuni, ha aggiunto Urs Bruderer, suggerisce che i controlli sulla loro validità stanno funzionando.

Presunte frodi trasversali

Tra la dozzina di testi su cui sono in corso approfondimenti da parte della magistratura a causa dell’elevato numero di sottoscrizioni non valide, ve ne sono alcuni presentati dalla destra conservatrice, altri sono stati promossi dal fronte ecologista mentre una quota di essi non sono riferibili chiaramente a una coalizione politica.

+ L’iniziativa popolare

In particolare, tra le iniziative “indiziate”, ci sono quella del centro-destra a favore del nucleare “Stop al blackout”, quelle dell’UDC (destra sovranista) sulla neutralità e contro una Svizzera da 10 milioni di abitanti e quelle “progressiste” contrarie agli allevamenti intensivi e all’importazione di prodotti di pellicceria.

Critiche a 360 gradi

Naturalmente la presunta truffa orchestrata ai danni di un istituto “sacro” e intrinseco della democrazia svizzera non poteva non suscitare un polverone a livello politico e istituzionale nella Confederazione. S’infittiscono infatti le voci di coloro che propongono di vietare il più rapidamente possibile la raccolta commerciale, vale a dire dietro compenso, delle firme richieste dalla Costituzione per gli istituti della democrazia diretta.

Le reazioni allo scandalo delle firme false nel servizio del TG

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Anche il presidente della Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio degli Stati (CIP-S) Daniel Fässler (Centro) si è detto “costernato e indignato” e ha invitato i soggetti coinvolti alla piena collaborazione. In particolare il senatore appenzellese è interessato a “sapere dalla Cancelleria federale quando è venuta a conoscenza della cosa e se ha ricevuto informazioni trasparenti da Cantoni e Comuni”.

Il sistema, riconosce il consigliere agli Stati, “ha un grande potenziale di abuso perché è difficile controllare ogni singola firma” e dato che ci sono in gioco anche soldi, “si creano incentivi per le frodi”. Ma al contempo Daniel Fässler si dice sorpreso del fatto di non essere stato informato, tanto più che fino alla fine dello scorso anno faceva parte della Commissione della gestione, organo che si occupa della vigilanza sull’Amministrazione federale.

Analoghe preoccupazioni vengono espresse dalla presidente della Commissione delle istituzioni politiche del Nazionale (CIP-N), la Verde ticinese Greta Gysin, secondo cui “la falsificazione delle firme mette in pericolo le nostre istituzioni e la democrazia diretta”. E il suo partito presenterà ancora questa settimana una proposta in commissione per vietare la raccolta di firme a pagamento.

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formulario per raccolta firme

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Pagare per raccogliere firme non sarà vietato

Questo contenuto è stato pubblicato al Il Governo svizzero ha respinto mercoledì una richiesta del Cantone Neuchâtel, che voleva vietare sul suo territorio le raccolte di firme retribuite per iniziative popolari e referendum federali.

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Mentre il parlamentare socialista vodese Roger Nordmann avanza la diversa proposta di interpellare ogni volta un campione di firmatari in merito alla loro decisione di sostenere l’iniziativa in discussione. Nel caso in cui le risposte lasciassero adito a dubbi sull’effettivo raggiungimento del numero di sottoscrizioni richieste dalla Costituzione (100’000), si dovrebbe procedere alla verifica di tutte quelle depositate a Berna.

Centro-destra contrario al divieto delle società esterne

Da parte sua, il consigliere nazionale liberale radicale (PLR) Christian Wasserfallen, anch’egli membro della CIP-N, è scettico in merito all’introduzione del divieto di raccolta firme a pagamento, che a suo dire penalizzerebbe le piccole associazioni e limiterebbe i diritti dei cittadini e delle cittadine: “Questo modo di raccolta delle sottoscrizioni non è un problema, purché si svolga correttamente”.

È della stessa idea il capogruppo UDC Thomas Aeschi, secondo cui “abbiamo il diritto di raccogliere le firme come vogliamo”. Il ricorso a società esterne, sottolinea, si pone soprattutto per i referendum, per i quali i tempi richiesti per la raccolta delle adesioni sono piuttosto ristretti (100 giorni). Naturalmente, insiste, “questo lavoro va però fatto seriamente”.

La Cancelleria federale si difende

Sullo sfondo resta l’operato della Cancelleria federale, su cui sono piovute in questi giorni critiche trasversali, in particolare per non aver comunicato le irregolarità, di cui si è venuti a conoscenza solo grazie ai media.

Dopo due giorni di silenzio l’organo di supporto del Governo federale ha deciso di prendere posizione sulla vicenda, spiegando che “il segreto d’ufficio, la presunzione d’innocenza, i procedimenti penali in corso e la tutela della libertà di voto impongono di trattare con discrezione i casi sospetti esistenti”.

+ 125 anni di iniziativa popolare

La popolazione non è stata messa al corrente, indica una nota, poiché la prima preoccupazione è stata quella di individuare gli eventuali colpevoli e mentre le indagini penali sono in corso, la Cancelleria non può pronunciarsi con certezza sull’entità delle presunte falsificazioni di firme.

Diritti politici salvaguardati

Tuttavia, in base alle attuali conoscenze, la Cancelleria federale ritiene che “non ci siano prove concrete che suggeriscano” che il popolo abbia votato su iniziative o referendum riusciti aggirando la legge.

Una prima denuncia penale contro ignoti era stata depositata alla Procura federale nell’ottobre 2022 e attualmente, osserva sempre l’organo federale, è in fase di preparazione una seconda denuncia, sulla base di vari indizi che lasciano pensare che gli autori delle presunte falsificazioni siano attivi in vari cantoni.

Dopo l’ondata definita impressionante di segnalazioni nel 2022, il loro numero ha continuato a lievitare costantemente. All’inizio le firme sospette, precisa ancora la Cancelleria federale, provenivano soprattutto da comuni francofoni, ma dallo scorso inverno si sta assistendo a un incremento di casi anche nella Svizzera tedesca.

Per far fronte a questo fenomeno l’organo federale, oltre a svolgere i controlli, fa sapere che sta intervenendo a livello di prevenzione, informazione e formazione.

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