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Frontalieri in calo in Svizzera, in Ticino -5,3%

Lunga coda di automobili a un posto di frontiera, auto sfocate, guardia di confine (di schiena) a fuoco
Si conferma il leggero calo già osservato nel 3° trimestre. La flessione più marcata a sud delle Alpi. Keystone / Martin Ruetschi

Nel quarto trimestre 2018, il numero di lavoratori frontalieri in Svizzera ha segnato un -0,6% rispetto allo stesso periodo del 2017. La diminuzione di 2000 unità conferma il leggero arretramento già osservato nel trimestre precedente, primo calo su base annua in 20 anni. La flessione è più marcata tra i lavoratori italiani (-4,1%) e a sud delle Alpi.

Alla fine del 2018, secondo quanto rilevato dalla statistica trimestraleCollegamento esterno dell’Ufficio federale di statistica (UST), in Svizzera si contavano quasi 314’000 frontalieri di nazionalità straniera, numero che corrisponde al 6,2% del totale degli occupati nel Paese.

Mentre quelli provenienti dalla Francia sono aumentati dell’1,3%, i pendolari con “permesso G” provenienti dalla Germania sono calati del 2,4% e quelli dall’Italia del 4,1%.

Flessione più marcata a sud delle Alpi

In Ticino, nel complesso, il calo dei frontalieri tra i quarti trimestri 2017 e 2018 è del 5,3%. Nella regione, che riceve un quinto dei frontalieri del Paese (19,8%), si registra la quota più alta rispetto al totale delle persone occupate: 27,3%.

Quattro quinti dei frontalieri in Svizzera sono impiegati in tre grandi regioni.

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Sul totale degli stranieri che varcano il confine svizzero per raggiungere il posto di lavoro, i residenti in Italia costituiscono il 22,4%, quelli che vivono in Germania il 19,2% e coloro che arrivano dalla Francia il 55%. Seguono Austria (2,6%), Liechtenstein (0,2%) e paesi non confinanti (0,6%).

Aumento limitato negli ultimi 5 anni

Dai 282’000 frontalieri del 4° trimestre 2013, si registra un incremento dell’11,3%. È il più contenuto mai osservato finora in un periodo di 5 anni. Nello stesso periodo, il numero degli occupati è aumentato del 6,1% da 4,792 milioni a 5,086 milioni.

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A fine 2018, la maggior parte dei frontalieri lavorava nel settore dei servizi (66,7%), il 32,7% nel secondario e lo 0,6% nel primario. Del totale degli occupati in tali settori, i pendolari provenienti da oltre confine costituiscono il 5,4% (terziario), 9,7% (secondario) e 1,3% (primario).

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Il numero di frontalieri è in calo in tutte le fasce d’età, ad eccezione di quella compresa tra 55 e 64 anni, che segna un +3,1%. La flessione è netta tra i 15-24enni (-4,0%) e gli over 64 (-23,5%).

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