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Preferenza indigena ‘light’, bene ma si può fare meglio

lavoratore con casacca arancione
L'edilizia - assieme all'albergheria e alla ristorazione - è uno dei settori con il maggior numero di posti vacanti annunciati. © Keystone / Ti-press / Gabriele Putzu

L'introduzione dell'obbligo di notifica dei posti di lavoro vacanti agli Uffici regionali di collocamento sta dando risultati globalmente soddisfacenti in Ticino. Ci sono tuttavia margini di miglioramento.

È tempo di un primo bilancio per la cosiddetta preferenza indigena ‘light’, ossia la soluzione di compromesso adottata dal Parlamento svizzero ed entrata in vigore esattamente un anno fa per applicare l’iniziativa popolare “contro l’immigrazione di massa”.

Da giugno 2018 a maggio 2019, il numero di posti vacanti annunciati a fine mese agli Uffici regionali di collocamento (URC) ticinesi è raddoppiato, passando da 480 a 1’062, stando a quanto emerso lunedì in occasione di un evento informativoCollegamento esterno organizzato dalla Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del cantone (Cc-Ti).

Di cosa si tratta

Le aziende che hanno posti vacanti sono obbligate ad annunciarli agli Uffici regionali di collocamento (URC).

Le persone in cerca d’impiego registrate in un URC hanno un accesso privilegiato ai posti vacanti per un periodo di cinque giorni lavorativi. Durante questo periodo le aziende non hanno il diritto di aprire un concorso pubblico.

L’obbligo di annuncio si applica per le categorie professionali con un tasso di disoccupazione nazionale superiore all’8%. Dal primo gennaio 2010, la soglia sarà ridotta al 5%.

Le imprese sono tenute ad esaminare i profili inviati dagli URC e comunicano a questi ultimi se i candidati sono idonei; non hanno però l’obbligo di comunicare l’assunzione di uno di questi candidati.

Edilizia, albergheria e ristorazione

I settori dell’edilizia, dell’albergheria e ristorazione sono fra i principali settori con posti vacanti annunciati.

L’introduzione dell’obbligo di annuncio dei posti vacanti attraverso la piattaforma di collocamento Job RoomCollegamento esterno ha modificato le relazioni con le imprese e le persone in cerca di impiego.

“Gli strumenti informatici per l’annuncio dei posti vacanti sono importanti. La qualità delle relazioni e i contatti diretti fra le imprese e gli Uffici regionali di collocamento sono altrettanto importanti per garantire un collocamento rapido e duraturo alle persone in cerca d’impiego”, ha sottolineato Claudia Sassi, capo Sezione del Lavoro del Dipartimento delle finanze e dell’economia del cantone Ticino.

Il primo anno dell’obbligo d’annuncio ha permesso di adattare gli strumenti e i processi di lavoro negli URC cantonali e di identificare le possibilità di rendere più efficace il servizio.

Il cantone Ticino ha previsto la creazione di un centro di competenze per la gestione dei posti vacanti a Locarno con l’obiettivo di creare un punto di coordinamento amministrativo centralizzato.

“C’è uno spazio di miglioramento nella selezione dei profili inviati che in alcuni casi non corrispondono alle esigenze delle aziende”, ha rilevato Luca Albertoni, direttore della Cc-Ti.

L’esperienza a livello nazionale

A livello nazionale il numero di posti vacanti annunciati è aumentato da 16’854 a 37’390 da giugno 2018 a maggio 2019.

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“Abbiamo fatto sinora una buona esperienza. Dalle nostre valutazioni risulta che gli URC inviano ai datori di lavoro una o più proposte di candidature per circa la metà dei posti vacanti annunciati. Il 77% delle proposte di candidature presentate dagli Uffici regionali di collocamento avviene entro tre giorni lavorativi”, ha rilevato Antje Bärtschi, responsabile della comunicazione della Segreteria di Stato dell’economia (SECO).

Ci sono tuttavia differenze regionali ed economiche che spiegano le differenze d’applicazione dell’obbligo di notifica fra i vari cantoni. “In alcuni casi gli URC hanno difficoltà a trovare candidati idonei e proporre candidature adeguate. Questo vale in particolare per i cantoni, nei quali il tasso di disoccupazione è nettamente inferiore alla media nazionale,” ha proseguito Antje Bärtschi.

Secondo un’indagine effettuata dall’associazione swissstaffing, che raggruppa le aziende di collocamento, solo il 30% delle candidature inviate corrisponde ai profili di competenze richiesti dalle aziende.

Le agenzie di collocamento ritengono che il termine di attesa di cinque giorni, che consente alle persone in cerca d’impiego un accesso privilegiato alla piattaforma Job Room, è troppo lungo e ostacola l’assunzione di personale in tempi rapidi.

Dal primo gennaio 2020 è prevista una nuova denominazione delle professioni più aggiornata alle moderne esigenze.

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Soluzione euro-compatibile

La preferenza indigena ‘light’ è frutto dell’iniziativa “contro l’immigrazione di massa”, lanciata dall’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) e approvata il 9 febbraio 2014 in votazione popolare.

Secondo l’iniziativa la Svizzera deve gestire in modo autonomo l’immigrazione attraverso l’introduzione di limiti massimi e contingenti annuali per gli stranieri provenienti dall’Unione Europea.

L’attuazione dell’iniziativa popolare ha spinto il Parlamento a trovare una soluzione compatibile con l’Accordo di libera circolazione delle persone in vigore fra la Svizzera e l’Unione Europea dal 2002.

L’UE non ha voluto rinegoziare l’Accordo di libera circolazione delle persone che è una delle quattro libertà fondamentali del mercato unico con la libera circolazione delle merci, dei servizi e dei capitali.

Il 16 dicembre 2016 il Parlamento svizzero ha così adottato una soluzione di compromesso che non prevede né l’introduzione di limiti massimi né di contingenti, ma l’obbligo di annuncio dei posti vacanti agli Uffici regionali di collocamento.

Un altro importante appuntamento elettorale nel 2020

L’efficacia o meno di questa misura – che sarà oggetto di un monitoraggio esaustivo da parte della Seco, che ha previsto la pubblicazione di un primo rapporto nell’autunno 2019 – rivestirà un’importanza fondamentale in vista della votazione sulla libera circolazione nel 2020.

Popolo e cantoni dovranno infatti esprimersi sull’iniziativa popolare per un’immigrazione moderata (iniziativa per la limitazione), promossa anche questa volta dall’UDC.

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Libera circolazione, depositata l’iniziativa della destra

Questo contenuto è stato pubblicato al In sostanza il testoCollegamento esterno, sottoscritto da quasi 119’000 elettori, chiede di ripristinate la piena sovranità di Berna nel regolare l’immigrazione di cittadini e lavoratori dall’Unione Europea e nel contempo vieta alle autorità federali di stipulare nuove intese di libera circolazione. Nell’ipotesi che la proposta venga accettata alle urne, il governo avrà un anno di…

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Il testo chiede al Governo di revocare l’Accordo sulla libera circolazione delle persone entro un anno dall’accettazione dell’iniziativa o la denuncia unilaterale dello stesso, se una soluzione negoziale con l’UE non fosse possibile.

L’iniziativa propone il ritorno al sistema dei contingenti con un controllo preliminare delle condizioni salariali e lavorative. Secondo l’UDC la libera circolazione delle persone ha avuto effetti negativi sul mercato del lavoro, sul mercato dell’alloggio e sui trasporti.

I promotori dell’iniziativa criticano il Governo e il Parlamento per non aver attuato l’iniziativa contro l’immigrazione di massa che proponeva una gestione autonoma dell’immigrazione attraverso l’introduzione di contingenti e limiti massimi.

Il Consiglio federale è contrario all’iniziativa, la cui accettazione avrebbe ripercussioni gravi sull’economia svizzera. C’è il forte rischio di un annullamento del primo pacchetto di Accordi bilaterali con l’UE che garantisce l’accesso al mercato interno europeo e la cooperazione scientifica.

Secondo il Governo svizzero la libera circolazione delle persone permette alle imprese di assumere la forza lavoro necessaria per far funzionare l’economia.

L’esecutivo federale si dice consapevole del fatto che l’immigrazione rappresenti una sfida. Tuttavia questa va affrontata con nuove misure per migliorare l’integrazione dei lavoratori residenti anziani e alcune categorie di lavoratori stranieri.

L’impatto della libera circolazione sui salari

Secondo uno studio pubblicato lunedì dalla Segretaria di Stato dell’economia sulle ripercussioni della libera circolazione delle personeCollegamento esterno la crescita dei salari è stata equilibrata. Tra il 2002 e il 2016 il tasso medio per i residenti permanenti è stato dell’1,1% contro l’1,2% del totale della popolazione attiva.

Le differenze di stipendio tra dimoranti temporanei e residenti fissi, sia positive sia negative, possono essere spiegate da fattori quali ad esempio l’età, la formazione, la professione esercitata e il settore d’attività.

Per quanto riguarda i frontalieri la metà dello scarto salariale totale del 9,2% è inspiegabile, mentre l’altra metà è dovuta a fattori spiegabili.

Questo scarto salariale è influenzato in maniera forte dalla situazione particolare del cantone Ticino, dove lo scarto inspiegabile è il più marcato in assoluto (-8%).


Il servizio della RSI sullo studio della SECO:

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