Turgovia, le cavie umane furono 3’000
Un'indagine storica ha accertato che in una clinica psichiatrica del canton Turgovia, dal secondo dopoguerra al 1980, 3'000 pazienti furono usati come cavie per testare farmaci. Uno di essi, alla luce del rapporto, chiede un risarcimento milionario al Cantone. Il caso potrebbe spianare la strada ad altre pretese di riparazione.
Nella clinica di Münsterlingen, tra tanti uomini e donne che furono usati per le sperimentazioni, passavano anche dei bambini. Come Walter Nowak, che allora era internato in un istituto. Oggi, da poco sessantenne, soffre di ipertensione e ha intenzione di chiedere un risarcimento di quasi 1 milione e 400 mila franchi.
“Il signor Nowak, da un lato, era un bambino internato e ha subito abusi, dall’altro è stato oggetto di questi test farmaceutici”, puntualizza il suo avvocato, Philipp Stolkin. “Lo studio ora pubblicato dimostra che nel canton Turgovia non c’è stata vigilanza, degna di tale nome”.
L’istanza inoltrata al Tribunale amministrativo cantonale era stata congelata proprio in attesa della pubblicazione dello studio. L’indagine conferma l’operato lacunoso del Cantone, il cui governo che ha presentato le sue scuse ma non prevede risarcimenti.
“Quanto accaduto a Münsterlingen non è un caso unico in quel periodo”, spiega il presidente del Consiglio di Stato turgoviese Jakob Stark, che si giustifica con le difficoltà di stabilire chi avrebbe diritto e chi no a un eventuale indennizzo e la necessità di chiamare in causa anche l’industria farmaceutica.
I test erano condotti per conto di alcune aziende poi confluite nel gruppo Novartis il quale, contattato dalla Radiotelevisione svizzera RSI, definisce inaccettabili i metodi scoperti ma ritiene che vadano contestualizzati.
Novartis ricorda di aver sostenuto su base volontaria, con 300’000 franchi nel 2014, il fondo per le vittime di misure coercitive a scopo assistenziale.
Quanto a Walter Nowak, non esclude di portare la sua storia davanti alla Corte dei diritti dell’uomo.
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