Negoziati con l’UE: “Necessarie garanzie per proteggere i salari”
L'Unione sindacale svizzera (USS) sostiene il progetto di mandato negoziale con l'UE presentato dal Governo a dicembre. Chiede però garanzie sulla protezione dei salari e sui servizi pubblici nei settori dei trasporti e dell'elettricità.
L’USS “si impegna per una Svizzera sociale e aperta e riconosce l’importanza dell’Unione Europea per lo sviluppo pacifico e la cooperazione nel continente”, si legge in un comunicato diramato giovedì. Ritiene però che siano necessarie garanzie per la protezione dei salari che vadano oltre le eccezioni negoziate finora.
Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, l’USS ritiene che le spese professionali, il divieto di offrire servizi e la cauzione richiedano garanzie che vanno oltre le eccezioni finora negoziate nel documento di “intesa comune”. In primo luogo, per queste misure è necessario ottenere il riconoscimento di eccezioni non solo al principio dell’adozione dinamica del nuovo diritto europeo, ma anche alla giurisdizione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea.
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Rischio di dumping elevato in Svizzera
La Svizzera ha bisogno della migliore protezione possibile dei salari, non solo perché il mercato del lavoro elvetico è uno dei più aperti, ma anche perché il rischio di pressione sugli stipendi è particolarmente elevato, visto che le retribuzioni sono più elevate. L’USS chiede di non adottare le norme europee sulle spese lavorative, di mantenere il divieto di offrire servizi e il sistema delle cauzioni.
Inoltre, la Corte di giustizia dell’UE (CGUE) non deve essere autorizzata a decidere sulle eccezioni. Nella lotta contro i “falsi lavoratori autonomi”, deve essere possibile mantenere gli obblighi di documentazione come sono oggi o svilupparli ulteriormente, senza che la CGUE possa esercitare un controllo in questo settore o che la Confederazione debba adottare future disposizioni europee.
L’USS chiede inoltre miglioramenti anche in Svizzera per quanto riguarda la dichiarazione di obbligatorietà generale dei contratti collettivi di lavoro (CCL) e la regolamentazione dell’impiego temporaneo. L’USS sottolinea che con l’apertura del mercato, quest’ultimo è quintuplicato, soprattutto perché è stato aperto ai lavoratori con permessi di breve durata e ai frontalieri, “un fenomeno incoraggiato anche dall’interpretazione generosa della legge da parte di alcuni cantoni”.
Nel settore dell’elettricità, l’USS è favorevole a un accordo che preveda l’integrazione della Svizzera nella rete europea ad alta tensione. Si oppone, invece, alla piena integrazione, e in particolare all’apertura totale del mercato, che “non è garanzia di prezzi più bassi” ed è, infine, per una fornitura di base protetta di elettricità a basso costo.
L’USS si oppone anche alla liberalizzazione del trasporto ferroviario internazionale di passeggeri. A suo avviso, le conseguenze negative sono l’erosione del trasporto nazionale, l’insufficiente garanzia di condizioni eccezionali, il rischio di cabotaggio e il dumping dei prezzi. In questi due settori chiede accordi di cooperazione anziché accordi di accesso al mercato.
Sostegno ai negoziati anche da Economiesuisse
Chiamati ad esprimersi sul mandato negoziale con l’UE, anche i membri della più importante organizzazione ombrello dell’economia svizzera si sono espressi unanimemente a favore, ha sottolineato giovedì a Berna la direttrice di Economiasuisse Monika Rühl.
“Dopo intense discussioni esplorative, abbiamo ora un mandato negoziale solido”, ha aggiunto il presidente Christoph Mäder. Secondo l’organizzazione imprenditoriale, la Svizzera dovrebbe avviare i negoziati “ora” e presentare al Parlamento un pacchetto “convincente”.
Monika Rühl ritiene che il Governo dovrà negoziare “con fermezza” con Bruxelles. L’associazione non vuole che la direttiva sulla cittadinanza europea vada oltre il mercato del lavoro, per evitare che “l’immigrazione [nella Confederazione] abbia come obiettivo di poter far capo alle assicurazioni sociali”. A suo avviso, inoltre, la protezione dei salari è garantita.
Economiesuisse accoglie con favore anche la proposta di una procedura di risoluzione delle controversie. Sebbene questa soluzione sia stata criticata, la situazione attuale è “molto più delicata”, poiché l’UE sta già adottando misure unilaterali, come dimostra l’esempio del programma di ricerca Horizon Europe, da cui la Svizzera è esclusa.
L’introduzione di una procedura stabilita darà a ciascun partner gli stessi diritti e obblighi. Inoltre, la creazione di un tribunale arbitrale congiunto consentirà alla Confederazione di far valere i propri interessi in sede giudiziaria, ha rilevato Monika Rühl.
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