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Nominato il nuovo vescovo di Coira, che piace all’ala liberale della diocesi

L entrata della cattedrale di Coira
Presto la cattedrale di Coira potrà ospitare l'intronizzazione del suo nuovo vescovo. Keystone / Eddy Risch

Dopo due anni e nove mesi di faticosa ricerca, contraddistinta da pesanti e continui conflitti tra l’ala conservatrice e l’ala progressista della diocesi, lunedì è stato comunicato il nome del nuovo vescovo di Coira, nominato direttamente da Papa Francesco. Si tratta di Joseph Maria Bonnemain.

Il nuovo vescovo di Coira, che sarà probabilmente intronizzato a Pasqua, va per i 73 anni (i vescovi sono invitati a ritirarsi a 75 anni, come previsto dal can. 401 del Codice di diritto canonico). Joseph Maria Bonnemain, vicario giudiziale della diocesi di Coira, è dunque già considerato un vescovo di transizione, per la sua età, e non dispiace all’ala liberale della diocesi. La sua nomina è stata decisamente combattuta e i prossimi mesi ci diranno quanto sarà accettata dall’ala conservatrice che da tempo detta legge nella diocesi.

Storia di una diocesi particolare

L’ultimo vescovo di Coira Vitus Huonder, nell’aprile del 2017 al raggiungimento dei 75 anni di età, ha richiesto il pensionamento. Solo nel maggio del 2019 Papa Francesco ha accetto le sue dimissioni ed ha nominato il vallesano Peter Bürcher suo successore ad interim.

Il Capitolo della cattedrale ha il “privilegio” di scegliere il capo della diocesi a partire da una terna di nomi proposti dalla Santa Sede.

Da allora si attende la nomina del nuovo vescovo. Questa attesa è anche dovuta a una questione storica. Infatti, la procedura per l’elezione del vescovo di Coira – diocesi importante perché competente per vari cantoni, fra cui Zurigo – è unica nel suo genere: il Capitolo della cattedrale, composto da 24 canonici, ha il “privilegio” di scegliere il capo della diocesi a partire da una terna di nomi proposti dalla Santa Sede. Il Papa è poi chiamato a confermare il prescelto e quindi a nominare il nuovo vescovo.

La prassi risale al 1448 (ma la procedura è stata codificata nel decreto pontificio «Etsi salva» del 1948) e dà al Capitolo di Coira il diritto di elezione del proprio vescovo, in quanto giuridicamente considerato principe.

Tre mesi fa il Capitolo della cattedrale, riunito per eleggere il nuovo vescovo della diocesi, non ha approvato nessuno dei tre nominativi proposti da Papa Francesco. Nella terna c’era pure il nome di Joseph Maria Bonnemain insieme a quelli dell’abate generale dei cistercensi, il ticinese Mauro Lepori e dell’abate del monastero benedettini di Disentis, Vigeli Monn.

Il rifiuto ha portato Papa Bergoglio a decidere autonomamente il nuovo vescovo.

Nuovo vescovo moderato

La scelta del Papa è dunque caduta su Joseph Maria Bonnemain, di origini giurassiane e di madre catalana. Medico di formazione, poi dottore in teologia, oggi Bonnemain è il più alto giudice del tribunale della diocesi di Coira (vicario giudiziale). È inoltre attivo nella diocesi da circa 40 anni.

Nel 1978 è stato ordinato sacerdote dalla Prelatura della Santa Croce e Opus Dei (meglio conosciuta semplicemente come Opus Dei). In tutti gli anni al servizio della diocesi di Coira, Bonnemain è stato considerato un conservatore. Col tempo il nuovo vescovo ha preso le distanze dal corso conservatore della diocesi e si è avvicinato molto all’ala zurighese (che da tempo chiede di essere affrancata dalla diocesi di Coira).

Secondo fonti accreditate, con 11 voti contro 10, i canonici – a maggioranza conservatori – hanno deciso di annullare l’elezione tre mesi fa e lasciare che fosse Roma a decidere. Dai verbali della seduta, è trapelato che uno dei canonici ha definito Bonnemain la più grande delusione sacerdotale della sua vita. E questo perché da ultraconservatore è finito per diventare un moderato.

Bonnemain però ha quasi 73 anni. Tra due dovrà abbandonare la diocesi. Conosce come pochi altri i problemi che affliggono da tempo la diocesi. Ma ha decisamente poco tempo per trovare soluzioni a lungo termine.

Il servizio del telegiornale con la corrispondente da Coira:

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L’inizio della fine

Il fatto che il Capitolo abbia rinunciato ad esercitare il proprio diritto e abbia rispedito la lista al mittente è certamente clamoroso. Una protesta evidente contro la Santa Sede. Non è però la prima volta che il Papa impone un vescovo a Coira.

Nel 1990, Papa Giovanni Paolo II nominò l’ultraconservatore Wolfgang Haas allora da due anni vescovo coadiutore con diritto di successione (il nuovo vescovo era un suo fedelissimo). Così agendo, Papa Wojtyla scavalcò il privilegio del Capitolo della cattedrale. Nella diocesi si aprì un periodo di grande crisi e conflitti a causa delle idee conservatrici del nuovo vescovo non condivise soprattutto dall’ala liberale della diocesi (soprattutto i fedeli del canton Zurigo).

Il fatto che il Capitolo abbia rinunciato ad esercitare il proprio diritto e abbia rispedito la lista al Papa è certamente clamoroso.

Haas nei suoi sette anni di vescovado promosse scelte autoritarie e affossò tutte le esperienze ecclesiastiche innovative, provocando un continuo conflitto ad alta intensità con i fedeli della diocesi, la Conferenza episcopale svizzera e le autorità civili, tanto che lo stesso Papa (amico e sostenitore di Haas), dovendo far fronte alla scatenata indignazione dei cattolici, capitolò, dopo un’estenuante resistenza (e mille tentativi di mediazione fra vescovi e fedeli, compresa la nomina pontificia dei due vescovi ausiliari, monsignor Peter Henrici e monsignor Paul Vollmar), cedendo alle proteste che dalla Svizzera chiedevano la rimozione di Haas. 

Nel 1997 il Papa creò un’apposita arcidiocesi per monsignor Haas (quella di Vaduz, in Liechtenstein), scorporandone il territorio da quella di Coira. Permise così al vescovo di tornare nella sua città natale da arcivescovo, anche se in una arcidiocesi in miniatura che un giornale svizzero allora definì “da operetta”.

A Coira arrivò monsignor Amédée Grab prelevato dalla diocesi di Friburgo, Losanna e Ginevra e catapultato nei Grigioni per riappacificare gli animi infuocati dei fedeli dopo un settennato decisamente conflittuale. Di posizioni moderate, aperto al dialogo, il presidente della Conferenza episcopale svizzera, ha condotto nell’apparente tranquillità la diocesi per quasi 10 anni.

Nuove nuvole su Coira

La tregua tra l’ala conservatrice e l’ala moderata e liberale è finita immediatamente dopo il ritiro di Grab. A succedergli viene infatti scelto monsignor Vitus Huonder, considerato l’alter ego di Wolfgang Haas a cui per altro deve l’inizio della carriera ecclesiastica. Fu infatti lo stesso Haas, appena diventato vescovo, a nominare monsignor Huonder tra i suoi tre vicari, ovvero tra i suoi fedelissimi.

Con l’arrivo di Vitus Huonder, la diocesi, che comprende anche i cantoni di Svitto, Glarona, Zurigo, Obvaldo, Nidvaldo ed Uri, è nuovamente tornata ad essere il teatro di un acceso confronto fra conservatori e progressisti.

Vitus Huonder, grigionese, al momento della nomina, è conosciuto come un rinomato conservatore. Ancora prima del suo insediamento ufficiale, alcune sue dichiarazioni sulla collaborazione dei laici e sul ruolo della donna nella Chiesa suscitano immediate indignazioni.

Huonder ha ricordato che la Chiesa cattolica ha ribadito la propria opposizione all’ordinazione delle donne: discutere di sacerdozio femminile, ha ricordato Huonder, porta in un vicolo cieco. Quanto alla partecipazione laicale, ha affermato che durante la messa non sarà più tollerata l’omelia pronunciata da ministri laici.

Dimissioni e speranza

Arriviamo a due anni e nove mesi fa. Huonder si ritira per raggiunti limiti di età. I progressisti sperano nell’arrivo di un vescovo più aperto alle nuove idee della Chiesa. I conservatori puntano sul mantenimento dello status quo. Intanto al posto del dimissionario Huonder, dopo due anni di inutile ricerca del suo successore, viene nominato un vescovo ad interim in attesa che il Capitolo della Cattedrale trovi finalmente il nuovo vescovo. 

Doveva essere un mandato di qualche mese. È durato quasi due anni. E la scelta di lunedì sembra riaprire la crisi nella diocesi, questa volta però con i conservatori pronti a combattere ogni possibile apertura del nuovo vescovo Bonnemain.

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