“Non noleggiamo slitte agli ebrei”: scoppia la polemica a Davos
Un ristorante grigionese non noleggia più attrezzatura da neve agli ebrei. La Federazione svizzera delle comunità israelite (FSCI) ha annunciato che intraprenderà un'azione legale.
La polizia cantonale dei Grigioni sta indagando su una vicenda che implica il ristorante Pischa, situato nella regione omonima del comprensorio sciistico di Davos. La struttura ha affisso una lettera scritta in ebraico che informa che agli ospiti ebrei non verranno più affittate attrezzature per la neve.
La notizia, riportata dal portale online del quotidiano svizzero-tedesco Tages-Anzeiger, è stata confermata dalla FSCI, il cui segretario generale Jonathan Kreutner ha fatto sapere all’agenzia Keystone-ATS: “Prenderemo provvedimenti legali o presenteremo una denuncia per violazione della norma penale contro il razzismo”.
L’avviso, fotografato dal consigliere comunale zurighese liberale radicale Jehuda Spielman che in seguito lo ha pubblicato su X (ex Twitter), recita: “A causa di vari incidenti molto fastidiosi, tra cui il furto di uno slittino, non noleggiamo più l’attrezzatura sportiva ai nostri fratelli ebrei. Questo vale per tutte le attrezzature sportive come slittini, airboard, sci e racchette da neve. Grazie per la vostra comprensione”.
Heute bei der Bergbahn Pischa in Davos:
— Jehuda Spielman (@JehudaSpielman) February 11, 2024Collegamento esterno
Ein Aushang auf Hebräisch informiert darüber, dass "aufgrund verschiedener ärgerlicher Vorfälle" keine Sportgeräte wie Schlitten und Skis an Juden vermietet werden können.
Hier ist eine Übersetzung des gesamten Texts:
«Aufgrund… pic.twitter.com/SnxAtZD54hCollegamento esterno
Secondo Kreutner, sono generalizzazioni che “vanno troppo oltre”, ha detto al Tages-Anzeiger, aggiungendo che si tratta di un testo “scioccante e chiaramente discriminatorio”.
Dal canto suo il ristorante si è giustificato tramite una dichiarazione scritta, nella quale si sottolinea che non è una questione di fede religiosa. “Se certi gruppi di turisti non vogliono rispettare le regole minime di decenza del Paese ospitante, è un problema loro. (…) Il fatto che non vogliamo più affittare loro nulla non ha nulla a che fare con la fede, il colore della pelle o le inclinazioni personali, ma solo con il fatto che non abbiamo più voglia di avere queste discussioni e attriti quotidiani”.
Il servizio del TG:
Tra gli attriti quotidiani si citano episodi in cui ospiti di confessione ebraica hanno preteso di poter noleggiare delle slitte pur non avendo le necessarie calzature da neve per poi lasciarle sulle piste e allertando i servizi di emergenza, nonostante non fossero in situazione di emergenza. “Non vogliamo più correre il rischio che uno di questi ospiti, prima o poi, causi un grave incidente”, scrive la struttura. È anche capitato che il materiale noleggiato venisse restituito danneggiato. O, ancora, ci sono numerose persone che occupano i posti miglior in terrazza, ma per farci pic-nic e senza consumare al ristorante. Nel frattempo è arrivata la decisione di non affittare materiale a tutti e non solo agli ospiti ebrei.
Davos ci ricasca
Non è la prima volta che Davos fa parlare di sé per questioni discriminatorie nei confronti di ebrei ortodossi, accusati regolarmente di commettere atti di inciviltà, lasciando, per esempio, rifiuti ovunque. La scorsa estate le crescenti tensioni erano sfociate in un tentativo di mediazione tra l’Ufficio del turismo della regione Klosters-Davos e la FSCI. A innescare il conflitto questa volta era stata anche l’insoddisfazione da parte dell’ente turistico riguardante Likrat public, un progetto di mediazione per spiegare ai turisti e alle turiste della comunità ortodossa modi di comportamento o regole dell’ordine pubblico, come per esempio l’uso dei sacchi ufficiali della spazzatura.
L’incontro, però, non ha portato i frutti sperati: finora non sono emerse proposte concrete. “Sicuramente non ci tiriamo indietro davanti a un discorso costruttivo. Ma dobbiamo analizzare le proposte, capire come procedere, quali sono i desideri dell’ente turistico e soprattutto della città di Davos”, aveva allora affermato Jonathan Kreutner. Il dialogo però, continua, anche se episodi come quello di Pischa, non lo facilitano.
“Fatevi una doccia prima di entrare in piscina”
Non è nemmeno una questione recente: nel 2017, un aparthotel di Arosa aveva fatto parlare di sé per un avviso posto all’entrata della piscina. Sul biglietto si leggeva: “Ai nostri ospiti ebrei, uomini donne e bambini. Per favore fatevi una doccia prima di entrare in piscina e quando uscite. Se infrangete le regole, sarò costretta a vietarvi l’ingresso. Grazie per la vostra comprensione”. Un altro avviso, sempre apparso nella stessa struttura, chiedeva agli e alle ospiti di limitarsi a usare il frigorifero dove conservavano il cibo kasher “tra le 10.00 e le 11.00 e tra le 16.30 e le 17.30. Spero che capiate che il nostro team non vuole essere disturbato in ogni momento”.
SWITZERLAND: Manager of popular Paradise Arosa hotel apologizes for posting signs telling “Jewish guests” to shower before entering pool. pic.twitter.com/m0icKRcEkyCollegamento esterno
— KolHaolam (@KolHaolam) August 14, 2017Collegamento esterno
Nel primo caso, la gerente della struttura aveva spiegato che aveva constatato che alcuni dei numerosi ospiti ebrei della struttura non facevano la doccia prima di nuotare. “I proprietari di alcuni appartamenti mi hanno chiesto di fare qualcosa. Ho così scritto questo cartello in modo alquanto ingenuo. Naturalmente non lo rifarei più”.
Nel secondo caso, invece, si è trattato di esigenze logistiche: l’hotel ha messo a disposizione degli ospiti un frigo a parte per le pietanze kasher, che, per esigenze religiose, non possono trovarsi insieme a cibo non kasher. Questo frigo, però, si trovava in un locale a cui aveva accesso solo il personale e non poteva quindi essere accessibile 24 ore su 24.
In Svizzera la FSCI ha creato il progetto Likrat, il cui scopo, come si legge sul sitoCollegamento esterno, è quello di “combattere i pregiudizi e l’antisemitismo con il dialogo, la sensibilizzazione e l’informazione. Likrat offre a scuole, organizzazioni e aziende la possibilità di entrare in contatto con persone di religione ebraica, dialogare con loro da pari a pari e conoscere meglio il giudaismo”. Obiettivo di Likrat è anche “aiutare aiuta aziende, istituzioni, enti e associazioni a capire meglio le persone di religione ebraica per evitare malintesi e problemi e combattere pregiudizi e stereotipi”. Per questo motivo, dal 2019, è stato creato anche Likrat Public, “uno specifico programma di dialogo per le destinazioni turistiche svizzere”. Ogni anno in Svizzera arrivano migliaia di turiste e turisti di confessione ebraica, in particolare nelle località di montagna e non sempre la convivenza con la popolazione locale e i suoi usi e costumi risulta facile, come testimoniano gli episodi descritti in questo articolo.
Quella ebraica è una popolazione, come ci insegna la storia, che ha subito numerose discriminazioni nel corso dei decenni. Nel mondo e in Svizzera. L’antisemitismo, secondo l’ultimo studio condotto dalla FSCI e dalla Fondazione contro il razzismo e l’antisemitismo (GRA), è aumentato nella Confederazione nel 2022, alimentato anche dalla pandemia. In particolare online, dove gli episodi di stampo antisemita sono cresciuti del 6%. I dati relativi al 2023 verranno pubblicati nelle prossime settimane, e, dato l’attuale contesto bellico in Medio Oriente e i singoli episodi segnalati dai media nel corso dello scorso anno, c’è una grande probabilità che le cifre siano nuovamente in crescita.
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