Numerus clausus: senza stranieri, niente sanità
Il numero di medici formati è troppo basso e la Svizzera è il Paese con il più alto tasso di dottoresse e dottori provenienti dall’estero: un paradosso dal quale non si trova via d’uscita.
La penuria di medici è ormai sulla bocca di tutti. E le cifre parlano chiaro: il 40% dei 40’000 medici attivi in Svizzera è straniero o ha ottenuto un diploma all’estero. A livello europeo è il tasso più alto, e fra i Paesi dell’OCSE solo Israele fa peggio di noi.
Questo rende la Svizzera e il suo sistema sanitario vulnerabile e dipendente dalle politiche del personale dei Paesi da cui “pesca” i professionisti.
Per il professor Luca Gabutti, vice decano della Facoltà di Medicina all’Università della Svizzera italiana, abbiamo il dovere morale di risolvere la situazione e aumentare i posti di formazione: “La strategia attuale è completamente inadeguata – ha dichiarato a Falò – noi non formiamo i medici, li prendiamo dall’Italia, dalla Francia, dalla Germania… poi in Italia, da dove li prendono loro? Perché in ultima analisi, l’ultimo anello della catena finirà col rubare i medici nei posti dove veramente non ce ne sono.”
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Numero chiuso sotto accusa
Eppure, non mancano i giovani motivati e determinati a studiare medicina: ma per ogni studente che riesce ad accedere a una facoltà in Svizzera, ve ne sono quasi quattro che invece restano fuori.
Colpa del numero chiuso che da quasi 30 anni la Svizzera continua a mantenere nelle Facoltà di medicina. E la selezione è feroce. Per accedere alle Università della Svizzera tedesca bisogna superare un test attitudinale, tanto temuto quanto cervellotico: “Le competenze richieste non sono competenze che definiscono un dottore” ci dice Serena, un’aspirante studentessa di medicina, e le fa eco il coetaneo Lorenzo, “se diciamo che mancano i medici bisogna fare in modo di formarne e non di ostacolarli”.
E non se la passa meglio chi invece vuole studiare medicina nella Svizzera francese. Lì la selezione viene fatta con esami dopo un anno di non proprio sana competizione: “È una lotta alla sopravvivenza, tutti contro tutti” ci dicono. A Falò abbiamo incontrato Lidia e Greta, che a Losanna non ce l’hanno fatta in medicina ed hanno cambiato strada, e deplorano “un sistema sbagliato, che ti porta a credere che non vali niente”.
Il reportage integrale di Falò:
Ora a dar man forte alle voci dei giovani arriva la star dei cardiochirurghi Thierry Carrel, che con il suo l’ultimo j’accuse non usa mezzi termini e definisce “assurdo e fuori luogo” il numero chiuso delle facoltà di medicina.
Master a Lugano
Oggi, la posizione del professor Carrel è trasversalmente condivisa, ma le università storiche e i Cantoni restano per lo più fermi.
Sottolineano che nel 2016 è stato lanciato un grosso programma con il quale la Confederazione ha elargito 100 milioni di franchi per aumentare da 900 a 1’400 il numero dei diplomati in medicina entro il 2025.
Frutto di questo programma è il Master in medicina dell’Università della Svizzera italiana che in questi giorni conta i primi 47 neodiplomati e si orienta verso la medicina di famiglia, quella dove mancano più dottori.
Quindi negli anni qualcosa è stato fatto, il problema è che non basta. Guardando al futuro uno studio PwC stima per il 2040 una penuria di 5’500 medici, perché la popolazione invecchia e cresce, perché un dottore su quattro sta per andare in pensione e perché le nuove generazioni prediligono il tempo parziale.
Ma ogni volta che si parla di aumentare i posti di formazione ci si scontra con l’enormità dei costi: 100’000 franchi all’anno costa uno studente di medicina. Un ostacolo apparentemente insormontabile.
Studiare medicina all’estero
E allora succede che chi resta fuori dalla selezione in Svizzera è costretto a partire per lidi lontani.
“Per inseguire il mio sogno di diventare dottoressa ho deciso di partire per la Bulgaria pur di non perdere un anno in Svizzera”. Sono le parole di Roberta di Bellinzona che siamo andati a conoscere a Plovdiv, un’ora dalla capitale Sofia. Lì può studiare in inglese insieme a tanti altri stranieri.
E così abbiamo un altro paradosso: facciamo formare i nostri futuri medici a Paesi che hanno meno mezzi di noi e dove il sistema sanitario è fragile e sguarnito, perché i medici fuggono alla ricerca di condizioni migliori e fuggono verso Germania, Svezia … Svizzera.
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