Nuova iniziativa per un canone televisivo a 200 franchi
Annunciato il lancio di una nuova iniziativa popolare per ridurre il canone radiotelevisivo da 335 a 200 franchi. Il comitato dei promotori è composto prevalentemente da rappresentati dell'Udc, il partito populista di destra.
La SSR, società svizzera di radiotelevisione, prende atto di questo attacco, che giunge a quattro anni dal netto rifiuto dell’iniziativa “No Billag” nel marzo 2018 che chiedeva l’abolizione del canone radiotelevisivo. Con oltre il 70% di “No”, la popolazione aveva allora confermato la volontà di mantenere un servizio pubblico forte.La SSR è pronta a dimostrare ancora una volta il proprio contributo alla società.
Nuova iniziativa
Dopo il chiaro “No” all’iniziativa “No Billag”, il popolo svizzero sarà dunque nuovamente chiamato ad esprimersi sulla natura e sul futuro del servizio pubblico. Martedì primo marzo 2022 un comitato composto prevalentemente da rappresentanti dell’UDC (ne fa parte il presidente nazionale dell’UDC Marco Chiesa, consigliere agli Stati ticinese) ha annunciato il lancio di un’iniziativa popolare che, se accettata, comporterebbe una massiccia riduzione del budget della SSR: l’ente radiotelevisivo svizzero vive per il 78% grazie al canone (il fatturato ammonta a circa 1.5 miliardi di franchi). Per un paragone, il fatturato della RAI è di circa 2.5 miliardi di euro, ovvero circa 2.75 miliardi di franchi.
Una centralizzazione inevitabile
È chiaro che se la SSR vedesse il suo budget così fortemente ridotto in base alle intenzioni di promotrici e promotori dell’iniziativa, la SSR non potrebbe più sostenere il suo attuale modello decentralizzato. La conseguenza sarebbe una vasta centralizzazione, probabilmente in un unico sito di produzione, a scapito soprattutto della copertura regionale, delle minoranze linguistiche e di tutte le regioni del nostro Paese.
Ripercussioni in numerosi settori
Un ridimensionamento massiccio della SSR sarebbe un duro colpo per la piazza mediatica svizzera, e in particolare per i settori svizzeri del cinema, della musica, della cultura e dello sport. La centralizzazione che esso comporterebbe nell’ambito della produzione avrebbe inoltre un impatto considerevole sul personale. Dopo il centinaio di milioni di franchi già risparmiati dalla SSR negli ultimi tre anni, conseguenze importanti sul personale sarebbero inevitabili.
Ad essere colpiti sarebbero anche numerosi posti di lavoro esterni che dipendono direttamente dalla SSR, così come gli investimenti per quasi 100 milioni di franchi all’anno nell’industria audiovisiva e nella produzione indipendente.
La tassa sui media per le economie domestiche è già diminuita di oltre il 25% dal 2018, passando da 451 a 365 franchi. Nello stesso periodo, la SSR ha già ridotto fortemente il suo budget. Dal 2021 il canone è stato nuovamente ridotto a 335 franchi. Ulteriori tagli si tradurrebbero inevitabilmente in un indebolimento della qualità. L’accettazione di una tale iniziativa porterebbe a un forte calo dell’offerta di informazioni indipendenti, necessarie alla formazione dell’opinione pubblica, e indispensabili per il buon funzionamento della democrazia diretta.
+ ecco come funziona un’iniziativa popolare.Collegamento esterno
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