La televisione svizzera per l’Italia
fotografia notturna di un cartello che indica i 30 km/h

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori, 

se avete passato del tempo in Svizzera, avrete sicuramente già sentito il clacson di un AutoPostale, nelle strade di montagna in particolare. Si tratta di un suono proprio a questi automezzi, fondamentali per gli spostamenti nelle regioni discoste per chi non ha un'automobile. Ecco, il "piii-poo-paa" compie 100 anni. Il suono viene prodotto da tre corni metallici e il suo utilizzo si è reso necessario in seguito alla sempre più grande diffusione di automobili. Sulle strette strade dei passi, infatti, la visibilità nelle curve è molto ridotta e gli incidenti sono dietro l'angolo. Il segnale sonoro del passaggio di questi autobus mira a evitare gli scontri. Se volete saperne di più, potete leggere questo articolo

Ora vi lascio invece alla lettura delle notizie del giorno.  

giovane donna bionda a una manifestazione a zurigo, avvolta da una bandiera israeliana, tiene cartello con scritta in inglese "agire uniti contro l'antisemitismo"
KEYSTONE/KEYSTONE/WALTER BIERI

Dopo l’attacco contro un ebreo ortodosso avvenuto lo scorso sabato a Zurigo, la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider ha incontrato il presidente della Federazione svizzera delle comunità israelite (FSCI) Ralph Lewin. In questa occasione ha sostenuto l’idea di lanciare un piano d’azione contro l’antisemitismo

Nella nostra società non c’è spazio per l’antisemitismo e il razzismo“, ha scritto la Direttrice del dipartimento federale dell’interno (DFI) su X. Baume-Schneider ha espresso a Lewin la sua grande preoccupazione e ha affermato che ora serve un piano d’azione nazionale. 

E proprio in questo momento alle Camere federali è pendente una mozione – “Per una strategia e un piano d’azione contro il razzismo e l’antisemitismo” – depositata in novembre dal liberal-radicale neocastellano Damien Cottier e dalla socialista di Basilea Campagna Samira Marti. Nel testo si chiede un piano d’azione e si ricorda che “a seguito dei brutali attacchi di Hamas in Israele e della guerra in Medio Oriente, in Svizzera è aumentata la frequenza degli episodi di antisemitismo“.  

La mozione, sulla quale il Consiglio federale si è già espresso favorevolmente, si interroga anche sull’opportunità di nominare un/a incaricato/a per la lotta contro il razzismo e l’antisemitismo.  

scrivania ricoperta di pile di fogli e un computer apple
KEYSTONE/© KEYSTONE / CHRISTIAN BEUTLER

La Svizzera è il Paese dove più di altri il posto di lavoro incide in modo negativo sul benessere mentale delle persone. È quanto emerge da uno studio condotto dall’assicuratore Axa, che parla di un circolo vizioso: i e le dipendenti spesso devono assentarsi dal lavoro per problemi psichici. 

In generale chi lavora nella Confederazione valuta la propria salute psichica in maniera più positiva rispetto alle persone intervistate in altre nazioni, affiora dalla ricerca AXA Mind Health Study condotta ogni anno in 16 Stati. Ma anche se sull’arco di un anno sono diminuite le persone con problemi come depressione, stati di ansia o stress, i numeri restano elevati. Nel complesso attualmente circa un soggetto su quattro riferisce di problemi di salute psichica.  

Molte persone lamentano disturbi del sonno (47%), stress e stati d’ansia (33%), senso d’inutilità (33%), inappetenza o disturbi alimentari (24%) e difficoltà di concentrazione (39%) legati al clima sul posto di lavoro. Di conseguenza quasi un terzo degli intervistati dichiara scarsa motivazione nella professione e il 22% sta pensando di cambiare attività. Non si riscontrano differenze degne di nota fra persone di sesso diverso. Diverso, invece, il discorso per le fasce d’età: sono soprattutto i e le 18-24enni a lamentare un disagio mentale determinato dalle condizioni sul posto di lavoro. 

AXA ha anche calcolato i costi dovuti allo stress da lavoro: in Svizzera si stima che una perdita di prodotto interno lordo (PIL) annua pari a 17,4 miliardi di franchi sia da ricondurre a problemi di salute correlati all’impiego

fotografia notturna di un cartello che indica i 30 km/h
KEYSTONE/© KEYSTONE / CHRISTIAN BEUTLER

Una mozione, già accolta dal Consiglio nazionale (la Camera bassa del Parlamento elvetico), approvata stamane anche dal Consiglio degli Stati (Camera alta) per 25 voti a 15 e 5 astensioni chiede che venga posto un limite alla diffusione delle zone a velocità minima (30 km/h) lungo le strade principali nei centri. Il dossier è ora nelle mani del Consiglio federale. 

L’atto parlamentare inoltrato dal liberal-radicale lucernese Peter Schilliger chiede di rispettare la “gerarchia della rete stradale” e le funzioni delle strade nelle aree urbane e rurali mediante una modifica della legge federale sulla circolazione stradale. Secondo Schilliger, in molti comuni e città si sta diffondendo in maniera caotica il limite di 30 km/h nei centri abitati, anche su strade a prevalenza motorizzata, a discapito della funzionalità della rete.  

La mozione è stata difesa anche dal senatore ticinese rappresentante del Centro Fabio Regazzi, che ha detto che questa dovrebbe contribuire a fare chiarezza. A suo parere, inoltre, la popolazione ha dimostrato più volte alle urne di essere contraria alla generalizzazione del limite dei 30 km/h nei centri

In quanto presidente dell’Unione svizzera delle arti e mestieri, Regazzi ha anche criticato gli ostacoli che il limite dei 30km/h provoca alle piccole e medie imprese, in particolare a quelle attive nella distribuzione, dove i tempi di consegna sono sempre più importanti, anche alla luce della sempre maggiore diffusione degli acquisti online. Fra l’altro, ha constatato, la diffusione di simili limiti di velocità incide negativamente anche sul trasporto pubblico e ostacola i veicoli adibiti a soccorso. 

cartello con simbolo di biglietti del treno e scritta "biglietti" in italiano, francese, tedesco e inglese
KEYSTONE/© KEYSTONE / GAETAN BALLY

Trasporti pubblici con il vento in poppa: in Svizzera hanno generato un fatturato di circa 6,4 miliardi di franchi nel 2023, che equivalgono a un aumento del 7,2% rispetto all’anno precedente. L’incremento, ha fatto sapere oggi Alliance SwisspassCollegamento esterno, è dovuto principalmente ai biglietti singoli. 

A livello di fatturato, i 175 milioni di biglietti singoli acquistati hanno rappresentato il 28,9% del totale. Il 21,9% è dovuto alla vendita di abbonamenti generali, il 9,2% di quelli annuali e il 9,4% delle carte giornaliere il 9,4%. 

In totale sono stati venduti 248 milioni di titoli di trasporto: il 70,8% erano biglietti singoli, seguiti dalle carte giornaliere (18,4%), dagli abbonamenti mensili (1,9%) e quelli generali (0,7%). In media il 68% di tutte le vendite di titoli di trasporto (biglietti e abbonamenti) è avvenuto in maniera digitale (mobile, ticketing automatico, webshop), mentre nei distributori automatici di biglietti le vendite sono calate del 15,4%. 

È stato rilevato anche un aumento di abbonamenti generali: nel 2023 ne erano in circolazione 447’116, ossia il 3,7% in più rispetto al 2022. Anche il metà-prezzo (abbonamento che permette di acquistare titoli di trasporto al 50% del loro costo) ha registrato una crescita: nel primo trimestre ne erano in circolazione 3 milioni, mentre alla fine dell’anno erano circa 3,15 milioni, precisa un comunicato. Questo corrisponde a un incremento di circa il 5,8% rispetto all’anno precedente. 

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