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Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

l'Ufficio federale dell'ambiente ha reso noto oggi che, grazie alla migliore efficienza degli immobili e al maggiore impiego delle energie rinnovabili per il riscaldamento, nel 2023, le emissioni di CO2 generate dall'uso di nafta e gas hanno registrato una contrazione dell'8,8% su un anno. Le emissioni provenienti da benzina e diesel sono invece rimaste le stesse del 2022. Si tratta però di una buona notizia che non soddisfa tutti a pieno.

Il WWF rammenta infatti che nei 33 anni trascorsi dal 1990, le emissioni totali di combustibili e carburanti sono diminuite del 27%. Ma l'obiettivo della Confederazione è di dimezzarle entro il 2030.

Dopo questa nota climatica vi lascio alle altre notizie del giorno. Buona lettura!

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Keystone / Christian Beutler

Oggi per la Svizzera è il “Food Overshoot Day”, ciò significa che da un punto di vista statistico termina l’auto-approvvigionamento della Confederazione.

L’agricoltura elvetica produce infatti solo il 52% delle derrate alimentari di cui ha bisogno la popolazione, per cui “da domani sino alla fine del 2024 la Svizzera si nutrirà solo di importazioni”, scrive l’Unione svizzera dei contadini (USC).

Il cosiddetto “tasso di auto approvvigionamento lordo” non ha cessato di diminuire negli ultimi anni. La Confederazione fa dunque parte dei maggiori importatori netti al mondo, afferma l’USC. L’associazione di categoria degli agricoltori fa un paragone con la Germania che, con un tasso di autosufficienza dell’88%, potrebbe accontentarsi dei prodotti indigeni fino al 1° novembre. La Francia, invece, produce cibo a sufficienza per soddisfare il fabbisogno annuale della popolazione.

La produzione alimentare, scrive l’USC, ha inoltre un impatto ecologico maggiore all’estero che in Svizzera. Secondo un rapporto dell’Ufficio federale dell’ambiente, il 75% dell’impronta ecologica associata al consumo in Svizzera è generata all’estero. “Proteggere le nostre aree di produzione e dell’agricoltura indigena è quindi importante non solo per la sicurezza alimentare, ma anche per ragioni ambientali globali”.

turismo
Keystone/Urs Flueeler

In materia di tasse di soggiorno le differenze fra le varie località turistiche sono enormi e vige ben poca trasparenza: è quanto emerge da un’analisi del servizio di confronti Comparis.

Tra gli 80 comuni svizzeri con il maggior numero di pernottamenti, il balzello più caro – 7 franchi a notte, a persona – viene richiesto a Saas-Fee e Montreux, mentre le località più economiche sono Andermatt, Arosa, Celerina, Engelberg, Sils e Spreitenbach. Queste ultime non riscuotono tasse per gli ospiti o prevedono un forfait.

Una famiglia di quattro persone con due ragazzi di età superiore ai 12 anni, per due notti a Davos versa 47,20 franchi, mentre nella vicina Arosa non pagherebbe nulla. Entrambe le destinazioni offrono peraltro una carta ospiti, che permette di utilizzare gratuitamente i trasporti pubblici e ottenere sconti sugli impianti di risalita e altri servizi.

Le informazioni sulle tasse di soggiorno sono inoltre spesso incomplete. I siti ufficiali di regola indicano solo una fascia: i dettagli sono disponibili solo su richiesta presso il Comune o l’ente turistico. Inoltre, in alcuni casi, le informazioni differiscono dalle tariffe indicate sui portali di prenotazione.

  • Se ne parla su tio.chCollegamento esterno.
  • Le Alpi svizzere potrebbero trarre profitto dal turismo in fuga dal caldo: l’approfondimento di SWI swissnfo.ch.
  • Il turismo ha fatto il botto nel 2023: ne abbiamo parlato qui.
bambino di meno di due anni in piedi dietro a una porta a vetri aalla quale si appoggia
Assistono e sono protagonisti di scene che possono essere traumatiche. Keystone / Gian Ehrenzeller

Ogni anno, decine di bambine e bambini vengono rimpatriati dalla Svizzera insieme ai loro genitori in maniera coatta. In alcuni casi, questa procedura non rispetta i loro diritti.

Questa conclusione emerge dal rapporto annuale della Commissione nazionale svizzera per la prevenzione della tortura (CNPT), responsabile per legge del monitoraggio delle espulsioni, per via aerea, che prevedono misure coercitive. La CNPT lancia un allarme sulla situazione delle bambine e dei bambini, “i grandi dimenticati nella questione delle espulsioni”, asserisce il vicepresidente della Commissione Jean-Sébastien Blanc.

Nel 2023, la CNPT ha controllato l’allontanamento forzato di 45 famiglie con 105 tra bambine e bambini (quasi un quarto del totale delle persone allontanate). Ma queste cifre riflettono solo parte della realtà dal momento che la CNPT non ha le risorse per monitorare tutte le persone interessate dalle espulsioni (più di 5’000 in 10 anni, secondo i dati della Segreteria di Stato della migrazione, che non tiene statistiche sui bambini).

Nel suo rapporto, la CNPT mette in dubbio la proporzionalità delle misure adottate malgrado osservi anche che gli agenti sono “fondamentalmente consapevoli” dell’interesse superiore dei diritti del bambino. Tuttavia, circostanze impreviste “mettono i più piccoli in secondo piano e creano situazioni particolarmente stressanti per loro”. Vengono citati per esempio l’ammanettamento di una quindicenne che ha fatto resistenza ad alzarsi dal letto e quello di una donna costretta, mentre era in manette, ad allattare il figlio davanti agli altri bambini.

Un'immagine dal summit globale ginevrino AI for Good
Un’immagine dal summit globale ginevrino AI for Good. Keystone / Martial Trezzini

L’82% dei e delle dipendenti in Svizzera ha già avuto esperienza pratica con l’intelligenza artificiale (IA), una quota seconda in Europa solo a quella della Spagna (84%) e superiore a quella di nazioni quali la Germania (67%).

Inoltre, nella Confederazione solo il 57% delle persone che lavorano ha paura di perdere il proprio impiego a causa dei progressi informatici. Questa percentuale, a livello internazionale, sale a 68%. I più pessimisti sono i e le portoghesi: l’80% pensa che l’intelligenza artificiale possa togliere lavoro. I dati emergono da un’indagine pubblicata oggi dalla società di consulenza EY.

Più della metà delle persone interpellate nella Confederazione – il 59% – ritiene che l’IA influenzerà l’attività professionale o lo sta già facendo. Il 65% di questi prevede che prenderà il sopravvento su parti del proprio lavoro. “Gli effetti dell’IA non sono ancora tangibili in tutti i settori”, afferma Adrian Ott, dirigente settoriale di EY Svizzera.

“Nel contesto generale dei dati elvetici si può affermare che la Svizzera sta prendendo sul serio il potenziale dell’IA e, in quanto Paese innovativo ad alto prezzo con un forte orientamento all’esportazione, non vuole perdere la connessione globale”, prosegue l’esperto. “L’attenzione non è rivolta alla paura di perdere il proprio posto di lavoro, ma alla forza innovativa e alle opportunità che le tecnologie AI porteranno nel prossimo futuro”, conclude l’esperto.

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