Oggi in Svizzera
Care lettrici e cari lettori,
ve ne siete accorti? In giro ci sono meno insetti rispetto a qualche anno fa. E se da una parte la ragione è da cercare nel fatto che invecchiando, la maggior parte degli adulti non presta più attenzione a questi piccoli esserini, non è l’unica. Doversi studi hanno potuto dimostrare che il loro numero e la loro varietà stanno calando in tutto il mondo. Il più recente è un rapporto delle Accademie Svizzere delle Scienze Naturali. Questo è un problema, perché, per quanto ci possano infastidire, il loro ruolo nel mantenimento del pianeta è fondamentale, come ben spiega questo articolo, che vi invito a leggere.
E a proposito di lettura, vi lascio anche a quella delle notizie del giorno.
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Un gruppo di ricerca in Svizzera ha quantificato per la prima volta lo scioglimento del permafrost alpino. Il nuovo metodo di misurazione migliora la capacità di prevedere cadute di massi e frane, come quella che ha travolto il villaggio di Bondo il 23 agosto 2017.
Il permafrost è presente sulle Alpi oltre i 2’500 metri di quota e occupa circa il 5% del territorio svizzero. Questo terreno formato da ghiaccio, roccia e terra è una sorta di “collante” che stabilizza dei pendii altrimenti instabili. Quando il ghiaccio al suo interno si scioglie, aumenta il rischio di pericoli naturali come quello che ha colpito Bondo, nella Valle Bregaglia, esattamente sette anni fa.
La Confederazione è un Paese pioniere nello studio del permafrost. Un gruppo di ricerca dell’Università di Friburgo ha sviluppato un nuovo metodo di misurazione che quantifica per la prima volta la perdita di ghiaccio nel suolo. Le misurazioni effettuate a 3’410 metri di quota sullo Stockhorn, una montagna vicino al Cervino, in Vallese, hanno evidenziato che il permafrost alpino ha perso circa il 15% del suo ghiaccio tra il 2015 e il 2022.
La nuova tecnica contribuirà a migliorare la nostra capacità di prevedere i pericoli naturali, secondo Christian Hauck, professore di geografia fisica all’Università di Friburgo. I metodi sviluppati in Svizzera sono direttamente applicabili anche per lo studio del cambiamento del permafrost nell’Artico, dove lo scioglimento del permafrost è associato al rilascio di gas serra nell’atmosfera.
- L’articolo completo del mio collega Luigi Jorio: Una ricerca pionieristica svizzera decifra lo scioglimento del permafrost.
- Dagli archivi di SWI swissinfo.ch: La fine del ‘ghiaccio eterno’.
- Tutto quel che c’è da sapere sul permafrost sul sito dell’Istituto per lo studio della neve e delle valanghe SLF di DavosCollegamento esterno.
- Dagli archivi di RSI Info: “La devastazione sopra Bondo”Collegamento esterno.
- Cronaca di una frana annunciataCollegamento esterno: la puntata di Falò RSI dedicato alla tragedia di Bondo.
Nonostante l’errore di calcolo dell’Ufficio federale delle assicurazioni sociali (UFAS) nelle proiezioni finanziarie dell’AVS (uscite inferiori di 4 miliardi di franchi rispetto a quanto calcolato), la popolazione elvetica non vuole necessariamente tornare a votare sulla riforma dell’AVS 21.
È quanto emerge da un sondaggio pubblicato oggi dal quotidiano Le Temps, secondo cui solo in Romandia una maggioranza (il 53%) dell’elettorato sarebbe favorevole a un nuovo scrutinio. A titolo di paragone, nella Svizzera tedesca questa percentuale è del 34% e in Ticino del 45%. Le opinioni variano molto anche in base al sesso: il 48% delle donne voterebbe di nuovo, contro il 31% tra gli uomini.
Secondo lo studio realizzato dall’istituto MIS Trend, il 45% delle persone interrogate rifiuterebbe una nuova votazione sulla riforma che prevedeva in particolare l’innalzamento dell’età pensionabile per le donne a 65 e accettata di stretta misura (dal 50,57% dei votanti) nel settembre 2022. Il 39% è favorevole e il 16% è indeciso.
Comunque se la popolazione fosse nuovamente chiamata a votare sulla riforma dell’AVS 21, spiega Mathias Humery di MIS Trend a Le Temps, solo “un numero limitato di persone cambierebbe idea e il risultato sarebbe ancora una volta estremamente serrato”. “Ciò che è molto chiaro è che l’errore di calcolo dell’UFAS […] non sconvolge le intenzioni di voto a livello nazionale”, aggiunge.
- L’articolo di Le TempsCollegamento esterno (in francese).
- La notizia riportata da tvsvizzera.it.
- Il risultato della votazione AVS21.
- Dagli archivi di RSI Info: “AVS, un errore non da 4 ma da 14 miliardi”Collegamento esterno.
Come ogni anno, è stata pubblicata oggi la classifica dei nomi più popolari dati alle e ai neonati in Svizzera nel 2023: come in passato, i più usati sono stati Mia e Noah.
A completare il podio, per le bambine ci sono Emma e Sofia, mentre per i maschietti Liam e Matteo. Per quanto riguarda il sud delle Alpi, il nome maschile più attribuito è stato ancora una volta Leonardo ed Emma quello femminile.
Per tornare alla classifica nazionale, Vera e Kiyan sono i nomi che hanno guadagnato più posizioni. Parallelamente, Thea e Maxime presentano la perdita di consensi più vertiginosa. Da notare ancora che Amaya, Lily, James e Jaro appaiono nella top 100 dei nomi dei neonati per la prima volta.
Per quanto riguarda i cognomi, il più comune nella popolazione residente permanente è Müller, seguito da Meier e Schmid. Malgrado siano in 53’170, i Müller rappresentano però solo lo 0,6% della popolazione totale elvetica (8,96 milioni). A livello regionale, Müller è il cognome più diffuso nella Svizzera tedesca (49’137 persone), da Silva in Romandia (10’287 persone), Bernasconi nella Svizzera italiana (2250 persone) e Caduff in quella romancia (230 persone).
- La notizia riportata dal portale RSI InfoCollegamento esterno.
- I dati pubblicati oggi dall’Ufficio federale di statisticaCollegamento esterno.
- È di ieri la notizia che la popolazione elvetica è aumentata.
I terroristi sono sempre più giovani, anche in Svizzera. Ad affermarlo è l’esperto di terrorismo Peter Neumann, intervistato dalla Neue Zürcher Zeitung. Il professore di studi sulla sicurezza presso il King’s College di Londra ha censito per un libro che verrà pubblicato in settembre tutte le persone arrestate dall’ottobre 2023 in Europa occidentale per sospetti di terrorismo. Due terzi dei 60 casi riguardano giovani fra i 13 e i 19 anni.
“È una novità. Solo 10 anni fa, questa fascia di età era un’eccezione. Ora è diventata la regola”, ha detto l’esperto nell’intervista pubblicata oggi. Questi sospetti si radicalizzano online, senza nessuno che dà l’impulso finale per passare all’azione, ha spiegato.
Il professore usa il termine “terroristi TikTok” per definire queste persone. La loro radicalizzazione, infatti, comincia su social network come TikTok e Instagram, per poi spostarsi verso gruppi chiusi su piattaforme come Telegram.
“Questo modello è apparso anche in Svizzera“, ha aggiunto, citando l’esempio del 15enne che ha gravemente ferito un ebreo ortodosso in marzo a Zurigo, o ancora dei tre adolescenti fermati in aprile a Sciaffusa e Turgovia per sospette attività terroristiche.
Link all’intervista sulla NZZ
- La notizia riportata da tvsvizzera.it.
- L’intervista a Peter Neumann sul sito della NZZCollegamento esterno (in tedesco, per abbonati).
- È di ieri la notizia che la minaccia terroristica è aumentata in Svizzera.
- Dagli archivi di SWI swissinfo.ch: “Come la crescente minaccia terroristica dell’IS colpisce la Svizzera”.
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