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valigetta con banconote da 1'000 franchi

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

Secondo l'ONG Transparency International, la Svizzera non sta facendo progressi nella lotta alla corruzione, anzi. Sebbene resti al quinto posto nel mondo nel 2024, ha perso un punto dal 2023.

Nella rassegna stampa di ieri, la mia collega Alexandra Andrist ha scritto che il tema dei dazi doganali con gli Stati Uniti probabilmente continuerà ad alimentare la discussione nella Confederazione. L’attualità di oggi le dà ragione.  

Il sondaggio sui due candidati del Centro per un posto in Governo (che non sembrano essere molto apprezzati dall’opinione pubblica) e l’ultimo grattacapo dell’azienda di materiale sportivo ON completano la nostra selezione di notizie.

Vi auguro una buona lettura!

Uomo con valigetta
Keystone / Ti-Press / Gabriele Putzu

La Svizzera perde un punto nella classifica mondiale della lotta alla corruzione, guidata dalla Danimarca. È quanto emerge dall’Indice di percezione della corruzione 2024, pubblicato martedì da Transparency International.

Tra il 2023 e del 2024, la Svizzera è scesa da 82 a 81 punti su 100, il punteggio più basso di sempre per il Paese, che resta in quinta posizione, come nella classifica precedente. Transparency International sottolinea in particolare le carenze della Confederazione nella lotta al riciclaggio di denaro, la corruzione nel settore privato, il perseguimento penale delle aziende e la protezione degli informatori.

Nel suo comunicato stampa, l’ONG afferma che sono necessarie misure urgenti per gestire i conflitti di interesse a tutti i livelli federali e per regolamentare il lobbismo. Inoltre, viene indicato che la Svizzera rimane un’attraente destinazione e un Paese di transito per i flussi finanziari illegali. Sono criticate inoltre la propensione al rischio delle aziende elvetiche e le loro attività in mercati ad alto rischio.

Transparency International sottolinea che più di due terzi dei Paesi esaminati non raggiungono i 50 punti. La percezione di un peggioramento della corruzione è aumentata in 47 Paesi tra il 2012 e il 2024 ed è diminuita in 32.

Viola Amherd
Keystone / Gaetan Bally



I due candidati in lizza per sostituire la ministra della
difesa Viola Amherd in Governo non godono del favore dell’opinione pubblica. È quanto emerge da un sondaggio pubblicato dal gruppo Tamedia.

Solo il 18% della popolazione svizzera vorrebbe che l’attuale presidente dell’Unione svizzera dei contadini, Markus Ritter, succedesse a Amherd. Il secondo candidato del partito il Centro, il ministro cantonale di Zugo Martin Pfister, racimola una percentuale di preferenze leggermente superiore, pari al 20%. Il 36%, però, vorrebbe che fosse qualcun altro a entrare in Consiglio federale. Il restante 26% non ha un’opinione in proposito.

Sebbene l’opinione pubblica sia poco importante in questo caso – i membri del Governo sono eletti dall’Assemblea federale, non dal popolo – il sondaggio mostra le preferenze della base elettorale dei vari partiti, sottolinea 24 heures.

Markus Ritter è molto apprezzato dall’elettorato dell’Unione democratica di centro (UDC destra conservatrice). Raccoglie poca simpatia dalla sinistra, in particolare tra i Verdi. Martin Pfister è poco conosciuto nella Berna federale, ma ha il vantaggio di possedere il fascino della novità. Il fatto che abbia dovuto gestire la crisi del Covid nel suo Cantone e che abbia una lunga esperienza in esecutivo sono fattori considerati rassicuranti.

L’ex consigliere federale Christoph Blocher sembra vedere la mancanza di sostegno popolare ai candidati del Centro come un’opportunità per tornare alla ribalta sulla scena politica. A suo avviso, l’Assemblea federale non dovrebbe limitarsi alle proposte dei partiti. Secondo l’ex consigliere federale dell’UDC, è giunto il momento di eleggere una persona competente che ponga rimedio alle “disfunzioni” del Dipartimento della difesa “nel più breve tempo possibile”, un compito per cui vedrebbe adatto un membro del suo partito, se non addirittura lui stesso.  

scarpa
Keystone / Gaetan Bally

La Federazione dei consumatori della Svizzera francese
(FRC) ha presentato una denuncia contro ON, il marchio di articoli sportivi di cui Roger Federer è azionista. La FRC accusa ON di greenwashing.

Dal 2022, il marchio commercializza e pubblicizza una scarpa riciclabile al 100%, all’infinito. Ma nel giugno 2024, la RTS aveva rivelato che la scarpa da ginnastica Cloudneo non era ancora stata riciclata, anche se decine di migliaia di paia erano già sul mercato.

Per la FRC, la pubblicità del marchio ha “tutte le caratteristiche del greenwashing”, ossia ecologismo di facciata. Ha quindi deciso di presentare un reclamo, dopo che le discussioni con ON “hanno portato solo a piccole modifiche del sito web”.

ON respinge le accuse e afferma di aver avviato un primo riciclo di circa 1’000 scarpe nell’agosto 2024: “Oltre il 90% di ogni scarpa Cloudneo viene riciclato nei componenti di nuove scarpe ON. La piccola parte restante viene riciclata dai partner e riutilizzata in vari prodotti industriali e di consumo. Nessuno dei prodotti Cyclon restituiti a ON è finito in discarica”.

La denuncia della FRC rientra nell’ambito della legge contro la concorrenza sleale che, a partire dal gennaio 2025, vieta la pubblicità “relativa all’impatto sul clima che non può essere dimostrata su basi oggettive e verificabili”.

acciaieria
Keystone / Christian Beutler

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha deciso di
imporre tariffe del 25% su acciaio e alluminio. Una brutta notizia per le acciaierie elvetiche già in difficoltà, ma a preoccupare maggiormente nella Confederazione sono i potenziali dazi sui farmaci che l’amministrazione USA potrebbe introdurre.  

Lunedì Donald Trump ha firmato l’ordine esecutivo con cui gli Stati Uniti impongono una tariffa del 25% sulle importazioni di acciaio e alluminio. Anche se l’economia svizzera nel suo insieme non sarà particolarmente colpita, gli USA rappresentano un mercato importante per i produttori di acciaio elvetici.

Già in difficoltà finanziarie, Swiss Steel, ad esempio, ha realizzato quasi il 10% delle sue vendite con la clientela americana nella prima metà del 2024.

L’amministrazione Trump sta inoltre valutando l’introduzione di speciali dazi doganali sui prodotti farmaceutici, che avrebbero un impatto molto più grave sull’economia svizzera.

Circa un terzo delle esportazioni farmaceutiche elvetiche è infatti destinato agli Stati Uniti. Anche se è improbabile che le tariffe riducano la domanda nel breve periodo, sul lungo termine le aziende farmaceutiche potrebbero essere maggiormente incentivate a trasferire negli Stati Uniti la produzione e la ricerca e sviluppo, che sono molto importanti per la Svizzera.

operai su un albero
Keystone / Peter Klaunzer

Foto del giorno

Il personale della città di Berna si esibisce in un numero di equilibrismo per potare gli alberi che costeggiano una strada del quartiere Lorraine.

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