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Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

Nella rassegna stampa di oggi volgiamo dapprima lo sguardo all’estero, con le ultime novità legate agli accordi Svizzera-UE, la notizia della morte di un mercenario elvetico in Ucraina e un messaggio governativo sull’esportazione di materiale bellico.

Torniamo poi in Svizzera, ma per guardare in alto. Ci sono buone notizie per i gipeti barbuti che solcano i cieli alpini.

Buona lettura! 

soldati
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Uno svizzero è morto combattendo in Ucraina. Si tratta probabilmente del primo mercenario di nazionalità elvetica deceduto nella guerra contro la Russia, secondo la SRF.

 “L’ambasciata svizzera a Kiev è stata informata dall’esercito ucraino all’inizio dell’anno che un cittadino elvetico era stato apparentemente ucciso in azione”, ha confermato il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). Le circostanze della morte non sono chiare. Non si sa in che unità e dove l’uomo fosse stazionato.

La giustizia militare della Confederazione ha attualmente 13 procedure giudiziarie aperte nei confronti di cittadini elvetici che si sono uniti a un esercito straniero, un reato che prevede pene che vanno da una multa fino a un massimo di tre anni di detenzione.

La Commissione degli affari giuridici del Consiglio nazionale dovrebbe discutere il venerdì un’iniziativa parlamentare presentata dal parlamentare socialista Jon Pult che chiede l’amnistia per queste persone. “Ciò che fanno è illegale, ma in linea con i valori svizzeri, perché [in Ucraina] difendono la democrazia e la sovranità di un Paese”, sostiene Pult.

Il capogruppo parlamentare del Centro Philipp Matthias Bregy, membro della commissione, non la pensa così. “Abbiamo un chiaro divieto sui mercenari che va mantenuto. Permettere alla gente di andare a combattere all’estero sarebbe difficile da conciliare con la nostra neutralità”, afferma. 

bandiere svizzera e UE
Keystone / Michael Buholzer

Il rinnovo degli accordi bilaterali tra Svizzera e Unione Europea non va sottoposto a referendum obbligatorio. La pensa così la Commissione della politica estera (CPE) del Consiglio nazionale. Una decisione che, indirettamente, potrebbe semplificare la strada all’adozione dell’intesa raggiunta tra Berna e Bruxelles.

Con 15 voti a favore contro 10, la decisione della CPE sorprende per la sua chiarezza, tenuto conto del fatto che nove dei suoi membri sono rappresentanti dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice), partito che si oppone strenuamente a un avvicinamento all’UE.

Ma cosa significa? Se le due Camere del Parlamento si allineassero all’opinione della CPE, il pacchetto di accordi non verrebbe automaticamente sottoposto a giudizio popolare. Tuttavia, che non si voti è una possibilità molto remota, in quanto verranno quasi sicuramente raccolte le 50’000 firme necessarie per il referendum facoltativo.

Più importante è il fatto che, senza referendum obbligatorio, una votazione popolare non richiederebbe la doppia maggioranza di popolo e Cantoni per l’approvazione del pacchetto di accordi, solo quella popolare. Un fattore che potrebbe rivelarsi decisivo in uno scrutinio il cui risultato rischia di essere molto risicato.

Carrarmato
Keystone / Eq Images / Moritz Hager

Il Consiglio federale vuole poter fare eccezioni alle esportazioni di armi “quando lo richiedono interessi essenziali di politica estera o di sicurezza”. Mercoledì, il Governo ha presentato al Parlamento il suo messaggio sulla riforma della legge sul materiale bellico.

La legge attuale non permette alla Svizzera di esportare materiale bellico verso Paesi implicati in un conflitto. Con la modifica legislativa, il Governo acquisirebbe margine di manovra per adattare le politiche sull’esportazione di equipaggiamento militare alle circostanze geopolitiche.

Lo scopo, sostiene l’Esecutivo, è proteggere gli interessi interni ed esteri del Paese e permettere all’industria bellica una maggiore flessibilità, mantenendone intatta la capacità industriale.

Durante la fase di consultazione in Parlamento, la modifica ha trovato il favore dei partiti borghesi e l’opposizione di socialisti, verdi ed evangelici. Il Gruppo per una Svizzera senza esercito ha già parlato di referendum.

Il rifiuto nel 2021Collegamento esterno da parte delle Camere federali d’inserire tale clausola nella legge sull’esportazione di materiale bellico è stata una delle ragioni per cui i promotori dell’iniziativa “Contro l’esportazione di armi in Paesi teatro di guerre civili” (detta iniziativa correttiva) avevano deciso di ritirare il testo, hanno ricordato i Verdi durante la consultazione.

gipeto
Keystone / Anthony Anex

La popolazione di gipeti in Svizzera è sulla buona strada per raddoppiare nei prossimi 10 anni. Con un’apertura alare che sfiora i 3 metri, il rapace chiamato anche avvoltoio barbuto è uno degli animali più maestosi che si possono osservare nell’arco alpino.

Scomparso dall’arco alpino all’inizio del XX secolo, la reintroduzione del gipeto – iniziata nel 1986 in Austria – è considerata un successo. Un’ulteriore conferma è arrivata da parte della stazione ornitologica di Sempach (canton Lucerna), della fondazione Pro gipeto e dall’Università di Berna che hanno comunicato che il numero di esemplari in Svizzera nei prossimi 10 anni potrebbe passare dai 350 attuali a 700.

Esperti ed esperte mettono però in guardia. Basterebbe la morte di pochi avvoltoi barbuti per mettere a repentaglio l’espansione dell’intera popolazione. È dunque particolarmente importante eliminare i rischi potenziali, come il bracconaggio, le collisioni con linee elettriche e impianti eolici e l’avvelenamento illegale di animali di cui i gipeti mangiano le ossa.

Una curiosità: per rendere i suoi pasti più digeribili, il gipeto lascia cadere gli ossi più grossi da grandi altezze in modo che si frantumino sulle rocce in bocconi più facili da ingerire.

sciatori
Keystone/APA/Barbara Gindl

Foto del giorno

È raro che nel nostro bollettino si legga di risultati sportivi, salvo in occasioni storiche. Beh, oggi la squadra svizzera maschile di sci alpino ha fatto la storiaCollegamento esterno, conquistando tutto (!) il podio nella combinata a squadre ai Campionati mondiali di Saalbach, in Austria. 

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