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Lo svizzero Lauber eletto presidente del Consiglio per diritti umani dell’ONU

Jürg Lauber
Jürg Lauber. Keystone-SDA

Per la prima volta uno svizzero presiederà il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra: si tratta dell'ambasciatore Jürg Lauber, eletto oggi per acclamazione nella città di Calvino dagli Stati membri. Resterà in carica per tutto il 2025.

Il ritorno della Svizzera a gennaio in seno al Consiglio per un mandato di tre anni, dopo un’assenza di sei anni, avverrà quindi in una modalità senza precedenti. Nei quasi 20 anni della sua esistenza, il principale organo dell’ONU per i diritti umani – composto di 47 Stati tra i 193 membri – non è infatti mai stato guidato da un rappresentante elvetico.

Nessuno degli Stati del gruppo regionale a cui appartiene anche la Confederazione ha contestato la candidatura di Lauber, lasciando quindi la strada libera alla sua elezione. “È un grande onore e un’enorme responsabilità. Soprattutto, è un’opportunità per rafforzare il nostro impegno all’interno del Consiglio”, ha detto il 61enne di Zugo all’agenzia Keystone-ATS.

Il servizio del TG della RSI con l’intervista a Lauber:

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Costruttore di ponti

In particolare, l’ambasciatore elvetico ha affermato di voler “riconquistare uno spazio per la diplomazia” in un organismo afflitto da tensioni politiche e di volerlo rendere più efficace. “Se riuscirò a portare un tocco elvetico e avere un ruolo di costruttore di ponti, avrò già raggiunto uno dei miei obiettivi”, ha aggiunto.

Nel 2025 gli Stati Uniti – uno dei tre Stati permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a New York oltre alla Russia a sedere anche nel Consiglio per i Diritti Umani – non saranno più nell’organo ginevrino. “Sono stati molto attivi negli ultimi anni. Sicuramente ci mancheranno. Ma anche altri Stati membri sono molto impegnati. È ancora troppo presto per prevedere quali saranno le dinamiche del prossimo anno”, ha detto Lauber.

Ginevra internazionale in crisi

L’ambasciatore elvetico non ha voluto esprimersi in merito al potenziale impatto che il nuovo mandato di Donald Trump potrebbe avere sulla Ginevra internazionale. Tuttavia, alla luce delle crisi di liquidità osservate di recente alle Nazioni Unite, l’ambasciatore non nasconde la sua preoccupazione. Si adopererà per ottenere le risorse necessarie.

Lauber ha indicato di voler contribuire a rendere più efficienti i metodi di lavoro del Consiglio. In seguito alle discussioni degli ultimi anni, sperimenterà alcuni nuovi approcci durante la sua presidenza. “Dovremo concentrare le risorse dove il Consiglio può avere il massimo influsso”, ha spiegato. Questo perché l’aumento delle violazioni dei diritti umani nel mondo sta portando il carico di lavoro ai suoi limiti.

Due pesi, due misure?

Da alcuni anni, e sempre di più dopo la guerra in Ucraina e la guerra nella Striscia di Gaza, l’Occidente è stato ripetutamente accusato di applicare due pesi e due misure quando si tratta di diritti umani. Queste accuse vengono regolarmente rivolte all’organo delle Nazioni Unite. Per Lauber, questo tema non deve essere un tabù.

Lo svizzero ritiene tuttavia che il Consiglio, il cui mandato è quello di prevenire e rispondere alle violazioni dei diritti umani nel mondo, funzioni “abbastanza bene” e contribuisca alla difesa di questi diritti. E il fatto che gli Stati accettino di discuterne insieme a Ginevra è importante, soprattutto per le vittime.

Una carriera un po’ per caso

La nomina corona una carriera di circa 30 anni iniziata quasi per caso. Terminati gli studi di legge all’Università di Zurigo, Lauber – ufficiale logistico dell’esercito elvetico – si è infatti unito al Gruppo di Assistenza Transitoria delle Nazioni Unite in Namibia (UNTAG), accompagnando con questa forza di pace per cinque mesi i primi passi del nuovo Stato africano.

In seguito, sempre da soldato, ha fatto parte della Commissione di supervisione delle nazioni neutrali sull’armistizio in Corea (NNSC). Ciò gli ha permesso di famigliarizzare con il Dipartimento degli affari esteri (DFAE). Suo mentore era il maggiore Bernard Sandoz, attivo a livello consolare: quest’ultimo lo spinge ad entrare nel servizio diplomatico elvetico.

Modesto e pragmatico

Da allora, a parte alcuni incarichi iniziali, in particolare a Pechino, ha lavorato principalmente negli ecosistemi multilaterali. Va sicuramente menzionato il ruolo di Capo dello Staff del Presidente della Corte Penale Internazionale (CPI) tra il 2007 e il 2009 e quello di consulente legale presso la missione svizzera alle Nazioni Unite a New York.

Lauber – la cui reputazione parla di uno uomo modesto e pragmatico, lontano dalla sfarzosa mondanità associata spesso agli ambasciatori – si identifica con gli obiettivi di promozione della pace, della sicurezza, dei diritti umani e dello sviluppo sostenibile della diplomazia elvetica. Dal 2020 è ambasciatore della Svizzera presso la sede dell’ONU di Ginevra.

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