Corsa agli acquisti ed esercito mobilitato in Svizzera
La Svizzera dispone di scorte sufficienti per diversi mesi ma restano frequenti gli accaparramenti inutili. Intanto procede la mobilitazione dell'esercito, a supporto dei cantoni mentre due economisti invitano Berna a stanziare 100 miliardi a sostegno dell'economia.
In Svizzera la più imponente mobilitazione dalla fine della Seconda guerra mondiale, decisa per far fronte all’emergenza pandemica, sta procedendo liscia come l’olio, secondo quanto ha constatato mercoledì il sostituto del capo dell’esercito Aldo Schellenberg. Al momento sono entrati in servizio i due terzi dei soldati – tra i due e i tremila – che saranno messi a disposizione (per un totale di circa ottomila) delle autorità locali che ne faranno richiesta. Sono già 12 i cantoni che hanno aderito all’invito per servizi si supporto alle loro organizzazioni sanitarie.
L’80 per cento dei richiamati ha risposto entro un’ora alla convocazione inviata attraverso i sistemi di messaggeria telefonica o l’apposita app Alertswiss. Ma c’è chi ha fatto orecchie da mercante e la polizia militare, hanno fatto sapere fonti delle forze armate, si sta occupando della questione.
I servizi del TG 12:30 del 18.3:
Intanto non si arresta nel paese la corsa agli acquisti di generi alimentari e gli accaparramenti. In proposito il delegato per l’approvvigionamento economico nazionale Werner Meier ha ribadito l’inutilità di tali comportamenti dal momento che la Svizzera dispone di scorte sufficienti per le situazioni di emergenza: le riserve obbligatorie di prodotti alimentari, medicinali ed energia vanno infatti dai tre a quattro mesi e mezzo.
Sicurezza sul posto di lavoro
In giornata si è poi avuto notizia che il medico cantonale di Ginevra Jacques-André Romand è stato infettato e lavora da casa. E il sindacato Unia ha chiesto alle autorità federali di garantire l’attuazione delle misure di sicurezza contro la pandemia, in particolare quelle sulle distanze interpersonali e quelle igieniche, anche sui posti di lavoro e di far cessare ogni attività dove questo non fosse possibile.
Sul piano finanziario due professori di economia del Politecnico federale di Zurigo hanno invitato la Confederazione a creare un fondo da 100 miliardi di franchi per sostenere l’economia, garantendo attraverso prestiti a lunga scadenza la liquidità delle imprese e la salvaguardia degli impieghi. Per Hans Gersbach e Jan-Egbert Sturm i 10 miliardi stanziati finora non sono sufficienti per contrastare la profonda crisi verso cui sta sprofondando il paese.
A loro giudizio sussiste infatti la reale minaccia di una caduta del Pil accompagnata da un’ondata di fallimenti. La proposta comporta una “enorme mobilitazione di risorse statali” e la sospensione del meccanismo di bilancio del freno all’indebitamento ma la situazione delle casse pubbliche consentirebbe, a loro giudizio, un intervento di questa natura.
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