Coronavirus, il governo federale dice sì all'”eccezione Ticino”
Per lottare contro il coronavirus, in casi eccezionali i cantoni possono adottare provvedimenti che vanno oltre quanto previsto dal governo federale. Lo ha stabilito venerdì lo stesso esecutivo. Tale decisione fa seguito alla chiusura di imprese e cantieri decisa dal canton Ticino e giudicata da Berna non conforme al diritto federale.
La decisione governativa era molto attesa. La mossa intrapresa autonomamente dal cantone a sud delle Alpi aveva provocato la reazione dell’Ufficio federale di giustizia a Berna, il quale, senza mezzi termini, l’aveva definita “illegale”.
Questo aveva suscitato molte preoccupazioni, specialmente per imprese e i lavoratori indipendenti, i quali temevano che non avrebbero più avuto accesso al regime del lavoro ridotto e agli aiuti economici previsti per ammortizzare l’impatto della pandemia.
L’esecutivo federale ha scelto la via del compromesso, evitando di entrare in collisione con quanto deciso in Ticino.
“Siamo riusciti a far comprendere a Berna, con forza e determinazione, quello che sta vivendo la popolazione ticinese”, ha detto dal canto suo il presidente del governo cantonale ticinese Christian Vitta.
La nuova ordinanzaCollegamento esterno concretamente sancisce che “se a causa della situazione epidemiologica sussiste un pericolo particolare per la salute della popolazione”, il governo, su richiesta cantonale, può autorizzare un singolo cantone a ordinare la temporanea limitazione o cessazione delle attività di determinati settori dell’economia.
Per ora, solo il Ticino
Questo, ha sottolineato il ministro della salute Alain Berset, “concerne attualmente solo il Ticino”, particolarmente colpito dalla pandemia rispetto al resto del Paese.
L’ordinanza precisa che può presentare richiesta il cantone che non dispone più di sufficienti capacità nell’assistenza sanitaria o se è altamente probabile che i settori economici interessati non siano in grado di attuare i provvedimenti di prevenzione. Una domanda può pure essere inoltrata se vengono a mancare i lavoratori frontalieri dei settori interessati.
Per poter essere approvata, la richiesta deve anche essere sostenuta dalle parti sociali. Devono inoltre essere garantiti l’approvvigionamento della popolazione con beni d’uso quotidiano e quello delle strutture sanitarie.
Se un cantone dovesse adottare un provvedimento non autorizzato dal governo federale, decadrà, per tale cantone, il diritto all’indennità per lavoro ridotto della Confederazione, precisa ancora l’esecutivo.
L’ordinanza entra in vigore retroattivamente, ed è dunque considerata valida dal 21 marzo, data della decisione ticinese.
Alcune aziende potrebbero riaprire
L’ordinanza sancisce anche che d’ora in avanti le aziende che “plausibilmente” attuano i provvedimenti concernenti l’igiene e il distanziamento sociale devono poter continuare a esercitare la loro attività. Un aspetto che potrebbe cambiare in parte la situazione nel cantone. Alcune imprese che in questi giorni di incertezza hanno dovuto chiudere, potranno ricominciare l’attività.
Tuttavia, secondo Stefano Modenini, direttore dell’Associazione delle industrie ticinesi, per ora non ci si attende un grande ritorno di frontalieri nel cantone. “Oltre ai circa 5’000 del settore sanitario, ce ne sono altrettanti che hanno continuato a lavorare in questi ultimi giorni per i servizi considerati essenziali. Riteniamo che questa cifra non aumenterà molto da lunedì”, ha detto ai microfoni della Radiotelevisione svizzera.
I sindacati dal canto loro si dicono contenti della decisione di Berna che fa uscire dall’incertezza molte persone. Il segretario regionale di Unia Giorgio Gargantini si è detto fiducioso che il cantone continuerà a discutere con i partner sociali. In ogni caso, ha affermato, “deve essere sempre garantita la sicurezza e la salute dei lavoratori”.
Nel servizio del tg le reazioni di politica, patronato e sindacati e (al minuto 12:16) il servizio sul caso di Ginevra, che aveva introdotto una misura analoga al Ticino il 18 marzo per poi ritirarla per adeguarsi alle direttive federali.
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