Il Consiglio Nazionale chiede di aumentare a dieci anni la pena massima per chi si arruola in movimenti estremisti all'estero
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Il Consiglio nazionale vuole sanzioni più severe per i cittadini svizzeri che partecipano ad azioni terroristiche all’estero. Con 95 voti contro 89 i deputati hanno accolto oggi, giovedì, una mozione che auspica una pena massima di dieci anni per i jihadisti elvetici e chiede al Governo di modificare il codice penale. Gli Stati devono ancora esprimersi sul tema.
Le sanzioni attuali -non più di tre anni o una pena pecuniaria- sono nettamente insufficienti, ha sostenuto Ida Glanzmann-Hunziker (PPD/LU), perché non sono dissuasive nei confronti di chi partecipa ai combattimenti per esempio al soldo dell’autoproclamato Stato Islamico.
A nome del Consiglio federale, Guy Parmelin ha tentato invano di spiegare che il servizio compiuto in seno a movimenti religiosi o di ribellione, in quanto tale, è già punito per analogia a quello per uno Stato straniero. Chi però commette in questo ambito crimini di guerra o contro l’umanità deve già oggi fare i conti con le relative disposizioni di legge, che prevedono fino all’ergastolo.
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