Vivere all’estero non protegge da una condanna in Svizzera
Condannato a un anno di prigione da un tribunale svizzero, un tedesco che quattro anni fa aveva compiuto una serie di gravi infrazioni al codice stradale è stato incarcerato nel suo paese.
In un primo tempo l’uomo l’aveva fatta franca. Lo scorso marzo il Tribunale di Stoccarda aveva infatti considerato inammissibile la richiesta dell’Ufficio federale di giustizia, intervenuto su richiesta della magistratura ticinese, di fargli scontare la pena in patria, poiché in Germania il reato contestatogli è parificato a un’infrazione e prevede soltanto una pena pecuniaria.
La Corte d’appello del Baden-Württemberg ha però poi ribaltato la sentenza dei giudici di prima istanza, considerando ammissibile la richiesta svizzera, anche alla luce dei fatti molto gravi. Stando a quanto si è appreso martedì, il pirata della strada è ora finito in carcere, dove dovrà scontare la pena definitiva così come stabilito dalla giustizia elvetica.
Reati da brivido
I fatti risalgono al luglio del 2014. L’uomo – alla guida di una potente BMW – aveva attraversato diversi cantoni svizzeri toccando velocità superiori ai 200 km/h. Poi la sera del 14 luglio nella galleria autostradale del San Gottardo (un tunnel bidirezionale dove è assolutamente vietato sorpassare) aveva effettuato dieci sorpassi spericolati. E in un’altra galleria, dove a causa di lavori si circolava su una sola corsia, aveva ripetuto l'”exploit” altre cinque volte, scontrandosi anche con un veicolo che arrivava in senso inverso.
A quel punto una volante della polizia si era messa al suo inseguimento, ma l’uomo era riuscito a distanziarla. Finalmente le forze dell’ordine erano riuscite a fermarlo all’entrata del tunnel del Monte Ceneri, tra Bellinzona e Lugano. Dopo aver trascorso alcune ore in carcere ed essersi visto sequestrare l’auto, il tedesco – 40 anni all’epoca dei fatti – aveva chiamato un taxi per farsi portare a Como. Giunto a destinazione, si era rifiutato di pagare la corsa, affermando che era troppo onerosa.
“Ride bene chi ride ultimo”
Il processo in Svizzera si era tenuto nel febbraio del 2017. Il pirata della strada era stato condannato in contumacia a 30 mesi di reclusione, con un anno da scontare.
Facendosi beffe della giustizia elvetica, l’uomo non aveva esitato a posare sorridente per una foto con in bella mostra la sua patente. Al quotidiano Blick, aveva dichiarato di infischiarsene della sentenza poiché non aveva più intenzione di tornare in Svizzera. “Sono un ottimo pilota. Non ho fatto nulla di male e in 25 anni non ho mai provocato incidenti. Norman Gobbi non mi fa paura”, aveva dichiarato, rispondendo al consigliere di Stato ticinese che aveva detto di essere pronto a tutto per farlo finire dietro le sbarre.
L’ultima parola di questa vicenda l’ha però avuta il responsabile del Dipartimento delle istituzioni del cantone Ticino: “Ride bene chi ride ultimo – ha scritto martedì su Facebook Gobbi. Nient’altro da aggiungere se non che giustizia è fatta”.
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