Udc, Berna “ci porta alla rovina politica e finanziaria”
L'Unione democratica di centro (Udc), partito di maggioranza relativa nel paese (destra) si scaglia contro il Consiglio federale (in cui siedono due suoi rappresentanti) ma lascia libertà di voto sulla discussa legge Covid-19, su cui si esprimeranno alle urne il 13 giugno i cittadini svizzeri.
Nel corso dell’assemblea dei delegati svoltasi sul web il presidente Marco Chiesa, da Neuchâtel, ha accusato il governo di “spingere la Svizzera alla rovina politica e finanziaria, di distruggere migliaia di posti di lavoro e formativi, di compromettere l’esistenza di interi rami professionali, di privare gli svizzeri di prospettive e di generare un mostruoso debito sulle spalle di una intera generazione”.
Il politico ticinese ha rincarato la dose mettendo in luce, a suo dire, l’incoerenza nelle decisioni governative, che oltre a distruggere l’economia danneggiano la salute della popolazione: “C’è confusione ovunque si guardi”.
In proposito il ministro delle finanze Ueli Maurer ha sottolineato che nelle prossime settimane e mesi non si prevedono allentamenti significativi alle restrizioni vigenti, che “stanno costando 750 milioni di franchi alla settimana” (più di 100 al giorno) e per rimborsare i debiti “ci vorranno da 15 a 20 anni”.
Nel corso dei lavori assembleari i delegati democentristi hanno sostenuto la proposta del presidente Marco Chiesa di lasciare libertà di voto sul referendum lanciato contro la legge Covid-19, che è complessa e dà un’ampia delega al Consiglio federale ma al contempo assicura importanti aiuti alle imprese in difficoltà.
Vistosa invece l’ostilità nei confronti della legge sul CO2, ritenuta “inutile, costosa e assurda”, e anch’essa in consultazione popolare in giugno, assieme alle misure di polizia contro il terrorismo che godono invece di un vasto consenso nella base Udc.
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