L’impatto deleterio della pandemia sui lavoratori
Dopo la lotta contro la pandemia, si deve lottare per una maggiore sicurezza sociale. La crisi del coronavirus ha infatti avuto un impatto deleterio su molti lavoratori dipendenti. Sono le conclusioni dell'Unione sindacale svizzera.
La disoccupazione e la sottoccupazione sono in aumento. Chiusure e altre restrizioni hanno portato a un’esplosione del lavoro precario e le disparità di reddito sono aumentate. Gli standard minimi per i salari e le condizioni di lavoro vengono spesso ridotti.
Anche le prospettive per i prossimi mesi sono preoccupanti. Lo strumento del lavoro a orario ridotto aveva evitato molti licenziamenti, ma non si vede nessuna ripresa significativa del mercato del lavoro.
Anche dopo la seconda ondata della pandemia, un numero estremamente alto di persone è ancora senza lavoro. I dipendenti più giovani e più anziani sono più colpiti della media, oltre ai lavoratori a basso reddito. L’Unione sindacale svizzera chiede quindi una rapida estensione del lavoro ad orario ridotto da 18 a 24 mesi per evitare licenziamenti.
Meno reddito disponibile
Con il lavoro ridotto e la disoccupazione, inoltre i redditi calano. Secondo una stima dell’USS, le persone nelle fasce di reddito più basse (fino a 4’000 franchi lordi al mese) devono fare i conti con circa 300 franchi in meno al mese.
Allo stesso tempo, le chiusure parziali dell’economia hanno portato a una proliferazione di lavori precari. Con il boom delle consegne a domicilio da parte dei corrieri, gli standard minimi delle condizioni di lavoro troppo spesso non sono rispettati.
Senza lavoro
Attualmente oltre 550’000 lavoratori dipendono dai sussidi dell’assicurazione contro la disoccupazione, 450’000 in più rispetto all’inizio del 2020, ha detto il presidente dell’Unione sindacale Pierre-Yves Maillard. 400’000 sono in lavoro ridotto e altri 50’000 sono disoccupati.
tvsvizzera.it/fra con RSI
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