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La pandemia mette a nudo la povertà in Svizzera

Sacchetti di beni di prima necessité
A Ginevra, le file per ottenere i beni di prima necessità distribuiti dalla Caravane de la solidarité e altre associazioni si fanno ogni settimana più lunghe. Keystone / Martial Trezzini

In fila per un pasto caldo, generi alimentari o beni di prima necessità. Sono sempre di più le persone fragilizzate dalla crisi del coronavirus che si rivolgono alle associazioni caritatevoli anche nella ricca Svizzera. 

“Non abbiamo l’abitudine di vedere scene simili in Svizzera”, scrive dalle colonne del domenicale SonntagsBlick Bea Schwager che dirige il centro di contatto zurighese con la popolazione dei “sans-papier”, persone senza permesso di soggiorno che spesso lavorano in nero.  Si riferisce alle moltissime persone che si sono messe in fila a Ginevra, una delle città più care al mondo, per ricevere l’aiuto distribuito sabato per la sesta volta da alcune associazioni caritatevoli. 

La fila diventa ogni settimana più lunga. Lo scorso sabato, la coda davanti al punto di distribuzione alla pista di pattinaggio di Vernets ha cominciato a formarsi alle 5:00 del mattino. Quando la distribuzione è cominciata, quattro ore più tardi, la colonna di persone con la mascherina sanitaria e a due metri di distanza era lunga 1,5 chilometri. Alcuni hanno atteso sei ore per ricevere l’aiuto. 

I 1’683 pacchetti contenenti generi alimentari come riso, pasta, caffè e cereali non sono bastati per tutti.

L’8% in povertà

La Svizzera da metà marzo ha messo in atto una serie di misure di emergenza per frenare la propagazione del virus, tra cui la chiusura di ristoranti e negozi. La brusca frenata economica ha avuto conseguenze devastanti per la fascia di popolazione più fragile, tra cui i sans-papier, il cui numero è stimato a circa 90’000 persone in tutta la Svizzera.

Secondo l’Ufficio federale di statistica, circa l’8% della popolazione elvetica, quindi circa 660’000 persone, vive nella povertà, su circa un milione considerato in situazione precaria.

Anche altre città come Zurigo, Basilea o Berna distribuiscono cibo alle persone bisognose, ma non si sono viste file come a Ginevra. I sans-papier sono forse un po’ più numerosi nella Svizzera francofona, ma non è la ragione per cui non si vedono simili scene a Zurigo, spiega Schwaber.

“Nella Svizzera tedesca, i sans-papier non si esporrebbero mai in questo modo perché hanno paura di farsi arrestare e espellere dal Paese”, dice la zurighese. “Nella Svizzera francofona subiscono meno controlli e si spostano dunque di più”. Inoltre Nel 2017/18 Ginevra ha regolarizzato più di 2’000 persone.

A Zurigo, la Radiotelevisione svizzera è andata a visitare una mensa caritatevole:


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