Hotel svincolati dai prezzi su Booking & co
In Svizzera, gli alberghi devono essere liberi di offrire tariffe più vantaggiose ai clienti che prenotano attraverso i loro siti anziché su piattaforme come Booking.com. Dopo il Consiglio degli Stati, anche il Consiglio nazionale ha approvato lunedì con 120 voti contro 52 e 10 astenuti una mozione in questo senso.
Il testoCollegamento esterno del “senatore” Pirmin Bischof (Partito popolare-democratico PPD, Soletta) vuole vietare i contratti che impongono la parità tariffaria tra struttura alberghiera e piattaforma di prenotazione.
La clausola impedisce agli hotel di praticare, sui loro siti Internet, offerte migliori rispetto ai siti partner. Sconti possono essere effettuati solo per telefono o per email.
“Un aiuto al turismo in difficoltà”
Il relatore della commissione Guillaume Barazzone (PPD, Ginevra) ha dichiarato che tali limitazioni nuocciono alla concorrenza e alla libertà imprenditoriale, vitale in questo settore economico.
Vietarle sarebbe un sostegno al turismo, che da anni soffre del rafforzamento del franco e della concorrenza dei paesi vicini. Del resto Francia, Germania, Austria e Italia hanno già bandito simili clausole in via legislativa o su decisione delle autorità competenti in materia di cartelli.
È inconcepibile, ha aggiunto il consigliere nazionale ginevrino, che un albergatore che fornisce al cliente una prestazione ben più importante della piattaforma, debba pagare a quest’ultima un’ingente commissione e al contempo soffrire di limitazioni nella politica dei prezzi che intende praticare.
La minoranza aveva per contro invitato a non limitare le “opportunità legate alla digitalizzazione”.
Le piattaforme di prenotazione, ha sottolineato la bernese Kathryn Bertschy (Partito dei verdi liberali PVL), consentono agli albergatori una maggiore visibilità e ai consumatori di avere una visione d’insieme dei prezzi e la possibilità di confrontarli.
“Lasciamo alla COMCO il suo lavoro”
Accettando la mozioneCollegamento esterno, il Parlamento interviene senza consultare la Commissione della concorrenza (COMCO). La quale, ha detto ancora Bertschy, tiene la situazione sotto controllo e in caso di palesi limitazioni della concorrenza interverrebbe come ha già fatto nel 2015 nel caso delle clausole di parità tariffaria ampia.
Nel 2015, la COMCOCollegamento esterno aveva giudicatoCollegamento esterno illegali le clausole di parità ampia (per le quali su tutte le piattaforme i prezzi devono essere gli stessi), ma non aveva trovato indizi di abuso di posizione dominante. Da allora, Booking ed Expedia hanno adottato contratti meno vincolanti. La COMCO si è riservata di intervenire nuovamente se necessario.
Nel febbraio scorso, anche il Sorvegliante dei prezziCollegamento esterno ha aperto un’inchiesta contro la piattaforma di prenotazioni di alloggi Booking.com e sta approfondendoCollegamento esterno “l’argomento di servizi e prestazioni basati su reti e piattaforme”.
Anche il Consiglio federale era contrario alla mozione. Il governo si è detto non convinto che la parità tariffaria limiti in maniera ingiustificata la concorrenza: gli alberghi possono sempre abbassare i prezzi per prenotazioni effettuate al telefono o a clienti che aderiscono a un club.
Il ministro dell’economia Johann Schneider-Ammann aveva esortato il plenum a “lasciare lavorare tranquillamente la COMCO”.
Le reazioni di Booking e Hotelleriesuisse
In un comunicato diffuso lunedì, Booking si è detta rammaricata della decisione del Consiglio nazionale. Ritiene che vietare le clausole di parità tariffaria danneggi gli alberghi -in particolare quelli medio-piccoli o a conduzione familiare, che dispongono di mezzi limitati in materia di marketing- e i consumatori, poiché la possibilità di confrontare i prezzi “aumenta la trasparenza e incita gli hotel a migliorare il loro servizio e mantenere i prezzi bassi”.
L’associazione mantello Hotelleriesuisse ha per contro salutato la decisione del Parlamento e chiede al Consiglio federale di elaborare al più presto un progetto di legge, per “sopprimere rapidamente” quello che definisce svantaggio competitivo degli albergatori svizzeri rispetto ai propri concorrenti e “ristabilire la libertà imprenditoriale degli albergatori”.
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