Riforma pensioni in Svizzera, trovata un’intesa
Il parlamento svizzero ha infine trovato un'intesa sulla riforma ‘Previdenza per la vecchiaia 2020’, oggetto di forti divergenze tra Consiglio nazionale e Consiglio degli Stati. Il compromesso proposto dalla Conferenza di conciliazione è stato approvato giovedì dalle due Camere. L'ultima parola spetterà in ogni caso al popolo.
La riformaCollegamento esterno prevede tra l’altro: l’innalzamento dell’età pensionabile delle donne da 64 a 65 anni – la stessa degli uomini – la riduzione dal 6,8% al 6% del tasso di conversione – col quale si calcolano le rendite di cassa pensione, ‘secondo pilastro’ – e due misure di compensazione. Si tratta di un supplemento di 70 franchi sulla rendita di base (AVS, ‘primo pilastro’) e un aumento del tetto massimo per coniugi dal 150 al 155% di una pensione individuale (sempre AVS). L’Assicurazione vecchiaia e superstiti sarà sostenuta da un incremento dell’IVA di 0,6 punti percentuali.
Il sistema dei 3 pilastri
L’AVS è la componente pubblica delle previdenza per la vecchiaia in Svizzera. È detta ‘primo pilastro’ poiché vi sono affiliati tutti – comprese le persone senza attività lavorativa – e ha come scopo di garantire il bisogno vitale dei pensionati. È un’assicurazione solidale e redistributiva: prevede un tetto massimo di 2350 franchi mensili (3525 in coppia) anche per chi ha guadagnato – e versato – milioni.
La previdenza professionale – ‘secondo pilastro’ – fa invece capo alle casse pensioni e funziona secondo il principio della capitalizzazione. I soldi versati vengono investiti, e con gli interessi fruttati vanno a costituire il cosiddetto ‘avere di vecchiaia’, che al momento del pensionamento è convertito in rendita. Per legge, i datori di lavoro sono tenuti ad affiliare i dipendenti a una cassa e versare parte dei contributi. Per gli indipendenti è facoltativa.
Il terzo pilastro (previdenza individuale) è costituito da polizze assicurative o conti bancari vincolati. È facoltativo, ma esplicitamente parte del sistema (iscritto nella Costituzione dal 1972) e incoraggiato da agevolazioni fiscali.
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Le divergenze sulla riforma
Il ministro della socialità Alain Berset ha ribadito giovedì mattina che la riforma ‘Previdenza 2020’ è necessaria per garantire il futuro delle pensioni in Svizzera. “Se non facciamo nulla, nel 2030 l’AVS avrà un deficit di oltre 40 miliardi e non saremo più in grado di pagare le rendite”, ha avvertito.
Durante l’iter parlamentare, i due rami del parlamento si erano scontrati sul modo in cui compensare l’abbassamento del tasso di conversione. Per il Consiglio nazionale, la soluzione risiedeva nell’aumento dei prelievi salariali. Per il Consiglio degli Stati occorreva invece agire nell’ambito del primo pilastro.
Per appianare le divergenze si è dovuti ricorrere alla Conferenza di conciliazioneCollegamento esterno, che martedì aveva scelto la versione degli Stati. L’opposizione al Nazionale di Partito liberale-radicale (centro-destra) e Unione democratica di centro (partito di destra) non è riuscita ad affossare il compromesso.
Ecco l’opinione di un esperto:
Il dossier è ora pronto per le votazioni finali delle Camere, in programma venerdì. Se sarà definitivamente approvato, spetterà poi agli elettori, in settembre, esprimersi in votazione popolare. Tra le misure previste per il finanziamento dell’AVS c’è infatti anche l’aumento di 0,6 punti percentuali del tasso dell’imposta sul valore aggiunto (IVA). Ciò che comporta un emendamento costituzionale. E in Svizzera ogni modifica della Costituzione deve obbligatoriamente essere sottoposta al verdetto delle urne. Per essere definitivamente approvata deve ricevere la doppia maggioranza di sì: dei votanti e dei cantoni.
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