I giovani italiani in Svizzera si mettono “in rete”
Sono molte le difficoltà che deve affrontare chi decide di partire in un altro Paese per studiare o lavorare. Su impulso di un seminario tenutosi a Palermo, in tutto il mondo stanno nascendo progetti con lo scopo di aiutare i giovani italiani all'estero ad adattarsi e integrarsi nel nuovo Paese di residenza. Anche in Svizzera.
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Giornalista ticinese attivo presso la redazione di tvsvizzera.it. Nonostante il master in studi asiatici conseguito a Ginevra e le competenze di lingua giapponese superiori alla media della popolazione svizzera, lavora a Berna, scrivendo in italiano. Iniziali: Zz
Di cosa hanno bisogno i giovani italiani che lasciano il proprio Paese? È anche per rispondere a questa domanda che lo scorso aprile, su iniziativa del Consiglio generale degli italiani all’estero, 115 espatriati italiani d’età compresa tra i 18 e i 35 anni e provenienti da tutto il mondo si sono incontrati a Palermo.
I partecipanti hanno discusso di integrazione e delle conquiste della migrazione italiana all’estero, ma anche dei limiti e delle mancanze (comprese quelle dello Stato) che i giovani che partono dal Belpaese devono affrontare.
Il seminario di Palermo non è stato un esercizio fine a sé stesso, ma il seme da cui sono germogliati diversi progetti in tutto il mondo.
In Svizzera, ha preso la forma del progetto Gir, acronimo di “Giovani italiani in rete”.
Quella italiana è la più grande comunità straniera nella Confederazione, ma “si avvertiva la mancanza e anche la necessità di una rete che protegga l’italiano che va all’estero, una rete che aiuti la persona a non sentirsi isolata e a non ricadere nelle scelte individualistiche”, spiega Marianna Sica, coordinatrice di Gir Svizzera, delegata del comites di Basilea al seminario di Palermo e soprattutto giovane italiana all’estero.
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Il progetto è agli albori, ma già diversi giovani sono entrati nella nuova rete. Oltre ad aiutarli a gestire le difficoltà individuali della nuova vita in Svizzera, Gir organizza anche diversi incontri ed eventi.
Ne è un esempio l’incontro avvenuto a inizio ottobre a Pratteln, vicino a Basilea, dove una ventina di giovani talenti italiani in Svizzera (dai musicisti ai ricercatori, passando per i ballerini e gli archeologi) hanno presentato i propri lavori e le proprie doti.
Presente per l’occasione anche il nuovo ambasciatore d’Italia in Svizzera, Silvio Mignano, che già fu console generale a Basilea, dal 2004 al 2007.
L’italia della grande innovazione
Alla domanda su quale Italia vorrebbe sia più riconosciuta in Svizzera ha risposto “quell’Italia che, un po’ per colpa nostra e un po’ per altri motivi, tendiamo a non considerare troppo: quella della grande innovazione scientifica e tecnologica, che per fortuna però esiste “.
L’ambasciatore ricorda non solo i grandi nomi come Fabiola Gianotti, direttrice del Cern di Ginevra o Alessio Figalli, professore al Politecnico di Zurigo e vincitore della medaglia Fields, considerata come il “Nobel” della matematica, ma anche le molte collaborazioni in ambito scietifico tra Berna e Roma.
“Non possiamo negare che in Italia sia un momento di grandi difficoltà economiche, ma dobbiamo essere coscienti che abbiamo delle risorse, soprattutto umane, straordinarie”, conclude.
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Ci sono vacanze che, grazie ai libri, si possono trascorrere stando a casa. Noi vi portiamo a visitare librerie dell'altro mondo.
City Light di San Francisco
San Francisco negli anni Cinquanta era considerata la culla della Beat Generation. Erano gli anni chiamati del “rinascimento” americano e la casa editrice City Lights ne era la forza letteraria. Fu aperta nel 1953 da Lawrence Ferlinghetti e pubblicò giovani poeti quali Jack Kerouac, Neal Kassady, Allen Ginsberg e Gregory Corso. “Urlo” di Ginsberg, considerato il manifesto della Beat Generation, fu una delle prime pubblicazioni. La sua messa in commercio portò seri guai giudiziari e anche un periodo di galera per Ferlinghetti che da sempre, si era battuto per la libertà di stampa e di espressione.
Di padre in figlio a Kabul
La libreria di Flower Street, una delle vie del centro di Kabul, ha una storia di oltre trent’anni ed oggi è gestita dal giovane Omaid, libraio con la passione dei poeti classici, che ha ereditato l’attività dal padre.
Nonostante la povertà, la mancanza di sicurezza e l’alto tasso di analfabetismo, sono almeno sessanta le attività librarie della capitale afghana, che oggi rappresentano presidi di resistenza e luoghi di memoria di una tradizione letteraria millenaria. Osteggiati dai Talebani, i librai che negli ultimi anni hanno riaperto le attività si trovano in diverse aree della città e, come dice Omaid, hanno un ruolo sociale fondamentale, al pari delle scuole: quello di diffondere la cultura, nella speranza che ogni mente che si apre al sapere, si trasformi in una porta chiusa alla guerra e all’intolleranza.
Una libreria boutique a Beirut
A Beirut, il pulsante quartiere di Hamra, custodisce una piccola gemma di cultura a 360 gradi: è la libreria-boutique Dar Al Mussawir, che fornisce testi di autori libanesi, medio-orientali e stranieri in più lingue. Ma Dar è molto di più: è letteralmente una casa perché nel 2011 i suoi fondatori (una giornalista, un fotografo e un’attivista) salvarono un’antica casa delle belle époque libanese dalla demolizione. È una cucina, perché si è dotata di un bistrò con piatti fusion tra la tradizione locale e altre ispirazioni; è una comunità, perché funge da luogo di incontro e collettore sociale delle diverse anime del quartiere (abitanti storici, lavoratori, intellettuali, stranieri di passaggio); è un laboratorio di idee, essendo un luogo dove sono nate due riviste libanesi, collaborazioni, progetti artistici, mostre di fotografia, workshop.
L'anno della lettura in Ghana
Senza fondi e con un patrimonio librario in calo continuo - da oltre un milione nei primi anni ‘80 a 500-000 volumi oggi - le biblioteche del Ghana rischiavano di diventare un ricordo lontano, residuo di un’epoca in cui i leader africani puntavano sull’educazione. Nel 2018 però, il governo di Nana Akufo-Addo, forte di una crescita economica tra le più alte del mondo, ha deciso di rilanciarle, dichiarando il 2019 ‘anno della lettura’ e triplicando il budget della Ghana Library Authority, una delle più antiche agenzie governative del paese.
Libreria, bar, caffè: una bella realtà a Phoenix in Arizona
La libreria Changing Hands, si trova a Phoenix, nello stato dell'Arizona e offre ai suoi clienti anche un servizio di enoteca e di caffetteria. È unica nel suo genere in tutti gli Stati Uniti e la sua proprietaria Cindy Dach, ci ha spiegato che questo tipo di libreria deve essere il futuro. L'idea di Cindy è quella di creare un luogo di svago dove poter leggere, ma anche poter sorseggiare un bicchiere di vino o prendere un aperitivo in compagnia. Changing Hands ha aperto nel 1974 ed al suo interno si respira davvero un'atmosfera piacevole.
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