La lotta contro la mafia passa dai banchi di scuola
Un vaccino contro la mafia. Viene definito così dai suoi promotori il “Progetto legalità”, una campagna che vuole sensibilizzare i circa 10'000 alunni delle scuole italiane in Svizzera sui pericoli legati alla criminalità organizzata.
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Iwan Santoro, Radio SRF, swissinfo.ch e SRF
La mafia come materia scolastica
In particolare la ‘ndrangheta calabrese ha scoperto negli immigrati italiani di seconda generazione un potenziale terreno di reclutamento. Con il rafforzamento delle leggi antimafia in Italia, l’espansione all’estero è diventata sempre più importante per le organizzazioni criminali.
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Marina Frigerio, psicologa per ragazzi di Berna, è una delle responsabili di un nuovo programma scolastico antimafia. Cittadina italiana e svizzera, ha preparato materiale pedagogico e discusso con diversi docenti per introdurre questo tema nel programma scolastico. “Vogliamo sensibilizzare bambini e ragazzi per ‘vaccinarli’ contro la tentazione di farsi coinvolgere in attività mafiose”.
La mafia cerca reclute all’estero
Il “vaccino” è somministrato tramite il racconto di storie ed eventi legati alla mafia, così come attraverso degli esercizi. I docenti integreranno queste lezioni nel programma scolastico a partire dalla primavera del 2018. Delle vittime di mafia saranno invitate a parlare nelle classi.
Il fatto che la criminalità organizzata italiana si estenda oltre i confini italiani, anche in Svizzera, è risaputo, spiega Frigerio. Meno noto è che le cellule mafiose all’estero sono alla ricerca di nuove reclute direttamente sul posto. Lo si è scoperto grazie a recenti rivelazioni di pentiti. “Hanno detto che stanno prendendo di mira la seconda generazione, per trarre profitto dalle attività commerciali”.
La mafia, inoltre, non conosce bene le leggi e le norme estere, ha dunque bisogno di aiuto in determinate “posizioni chiave”: “Persone che lavorano in banca, nell’edilizia, membri dell’amministrazione locale,..”.
Frigerio cita come esempio l’arresto, nel 2016, di diversi membri della ‘ndrangheta nel canton Turgovia, la cosiddetta “cellula di Frauenfeld”. Molti ‘secondos’ ben integrati erano coinvolti. “È la prova che non ci sbagliamo, che il tema è sensibile e che dobbiamo agire. Non possiamo semplicemente stare a guardare mentre nuove cellule si stabiliscono. Assolutamente no”.
È chiaro per Frigerio che la campagna di sensibilizzazione deve cominciare sui banchi di scuola. Prima è, meglio è. Se si è vaccinati contro la mafia da adolescenti, è più probabile che si resti immuni anche in età adulta. In questo modo la criminalità organizzata non riuscirà a trovare nuove reclute.
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