Promuovere la pace, un compito che da 70 anni impegna l’Esercito svizzero
Settant'anni fa con la firma dell'armistizio tra Corea del Sud e Corea del Nord l'Esercito svizzero partecipò per la prima volta a un'iniziativa per il promovimento della pace. Da allora circa 14'000 cittadini e cittadine svizzere hanno preso parte su base volontaria a queste missioni.
Il 27 luglio 1953 è la data in cui le due Coree firmarono il trattato d’armistizio per porre fine alla guerra ed è anche la data che segna ufficialmente l’inizio delle operazioni di promovimento della pace da parte dell’Esercito svizzero.
Su richiesta ufficiale degli Stati Uniti, il Governo elvetico aveva infatti accettato di inviare nella penisola coreana un gruppo di soldati per sorvegliare il rispetto dell’armistizio, nell’ambito della Commissione di supervisione delle nazioni neutrali (NNSC). All’inizio il contingente elvetico in Corea contava 156 militari. Oggi a Panmunjom, sulla linea di demarcazione tra le due Coree, sono ancora impiegati cinque ufficiali svizzeri.
Dopo l’inizio di questa prima missione, si sono dovuti attendere 36 anni prima che l’Esercito svizzero si impegnasse in una seconda operazione. Nel 1988 il Governo “decise di incrementare la partecipazione svizzera alle operazioni di promovimento della pace sotto l’egida dell’ONU e di impegnarsi non solo a livello finanziario, ma anche in termini di personale”, si legge nella documentazioneCollegamento esterno di Swissint, il centro di competenza dell’esercito per queste operazioni.
Dal 1953 ad oggi, circa 14’000 cittadini e cittadine svizzere hanno preso parte, su base volontaria, ad iniziative dell’Esercito elvetico per il promovimento della pace.
Attualmente circa 280 uomini e donne sono dispiegati in 19 Paesi.
Il promovimento della pace è uno dei tre compiti dell’Esercito svizzero, assieme alla salvaguardia delle condizioni d’esistenza e la preservazione della sicurezza del territorio.
L’anno successivo un contingente svizzero si recò in Namibia, nell’ambito della missione dell’ONU che doveva sorvegliare il processo di indipendenza. A questa operazione, conclusasi nel 1990 con la dichiarazione di indipendenza, parteciparono in totale 387 soldati, tra cui 157 donne.
Negli anni successivi ufficiali dell’Esercito svizzero presero parte in tutto il mondo a diverse altre missioni dell’ONU, alcune delle quali ancora in corso: Sahara occidentale, Kashmir, Medio Oriente…
Partenariato per la pace
Un’altra svolta importante avvenne nel 1996, quando la Confederazione decise di partecipare al Partenariato per la pace della NATOCollegamento esterno, “dando la priorità a tematiche dettate dai propri interessi in materia di politica di sicurezza”.
Ed è proprio nell’ambito di questo partenariato che dalla metà degli anni Novanta le operazioni di promovimento della pace della Svizzera sono entrate in un’altra dimensione.
Dal 1999 la Svizzera partecipa alla Kosovo Force (KFOR), la forza militare internazionale a guida NATO responsabile di salvaguardare la pace nel Paese dei Balcani, alla quale contribuiscono 27 Paesi. L’effettivo della Swisscoy, questo il nome del contingente elvetico, ha subito fluttuazioni nel corso degli anni. Oggi conta un massimo di 195 militari, che rappresentano circa il 5% degli effettivi della KFOR.
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L’Esercito svizzero è presente anche in Bosnia-Erzegovina, nell’ambito della missione ALTHEA dell’European Union Force (EUFOR), con una ventina di ufficiali.
Militari svizzeri sono impiegati anche nel Sud Sudan, nella Repubblica democratica del Congo, in Mali e in Sudan nell’ambito dello sminamento umanitario.
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