Proteste davanti a due banche a Zurigo contro gli investimenti ‘sporchi’
Circa 200 attivisti per il clima hanno occupato lunedì mattina la sede centrale di Credit Suisse e la filiale di UBS sulla Paradeplatz a Zurigo. La polizia ha poi sgomberato i blocchi e fermato una trentina di persone.
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tvsvizzera.it/fra con Keystone-ATS
I manifestanti hanno ostruito il passaggio con barili, file di biciclette e sedendosi a terra per protestare contro gli investimenti delle due grandi banche nei combustibili fossili. “L’azione ha avuto successo e si è svolta in tutta sicurezza”, ha dichiarato Frida Kohlmann, portavoce per la settimana d’azione Rise Up for Change. Due ore dopo gli stessi attivisti hanno annunciato che le forze dell’ordine hanno iniziato l’evacuazione perché – hanno spiegato citando i funzionari di polizia – “non soddisfano i requisiti per un’occupazione di domicilio”.
Stando a un comunicato degli attivisti, “le istituzioni finanziarie svizzere, soprattutto Credit Suisse, UBS e la BNS, investono miliardi in aziende che estraggono e bruciano petrolio, carbone e gas” mentre la gente muore per gli effetti della crisi climatica, come le inondazioni o incendi. “Credit Suisse ed UBS hanno finora fatto tutto tranne che reagire adeguatamente alla crisi climatica” e l’azione odierna serve ad attirare l’attenzione sulle conseguenze della loro inazione, ha spiegato Kohlmann, citata nel comunicato. “Ricorriamo quindi consapevolmente a forme di disobbedienza civile pacifica per agire contro questo sistema finanziario che distrugge il clima. Per evitare il peggio, chiediamo che le istituzioni finanziarie svizzere si ritirino immediatamente da tutti gli investimenti nelle energie fossili”, aggiunge Guillaume Durin, portavoce del movimento.
La settimana d’azione “Rise Up for Change” a favore del clima è iniziata venerdì a Zurigo, con l’allestimento di un “campo climatico” nella zona dell’ex stadio dell’Hardturm. L’obiettivo, hanno spiegano gli organizzatori, è di “mettere le istituzioni finanziarie svizzere su una traiettoria sociale e climatica”.
Nel corso della settimana sono previsti incontri, workshop, concerti, momenti di svago e di discussione incentrati sulla responsabilità climatica della piazza finanziaria. La prima parte della settimana d’azione si svolge a Zurigo, la seconda a Berna e avrà nel mirino in particolare la Banca Nazionale Svizzera (BNS), il governo, i cantoni, nonché l’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (FINMA). Il prossimo 6 agosto è prevista una manifestazione di chiusura nella Città federale.
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Nove attivisti per il clima che nel luglio 2019 bloccarono l'entrata della sede principale di Credit Suisse,a Zurigo, sono stati condannati venerdì in prima istanza dal Tribunale distrettuale della città.
I nove imputati - di cui otto provenivano dalla Svizzera francese - sono stati condannati a pene pecuniarie con la condizionale per l'accusa di coazione e in otto casi anche per violazione di domicilio.
L'8 luglio 2019, avevano partecipato al sit-in di protesta davanti al Credit Suisse, bloccando l'ingresso con vasi di piante e biciclette accatastate l'una sull'altra. Alcuni di loro si erano incatenati. La polizia era intervenuta, segando le catene e portando via gli attivisti.
Pene ridotte
Il tribunale ha ridotto le richieste di pena formulate dalla pubblica accusa, fissando in otto casi pene pecuniarie sospese di 40 aliquote da 10 franchi e in un altro di 30 aliquote da 10 franchi (In Svizzera, le pene pecuniarie suddivise in aliquote giornaliere sostituiscono la detenzione per i reati minori) . Il Ministero pubblico chiedeva per ognuno degli imputati pene pecuniarie di 90 aliquote giornaliere da 30 franchi e multe di 500 franchi.
Gli avvocati della difesa si sono invano battuti per il proscioglimento e per l'archiviazione dei casi. Gli attivisti hanno ancora la possibilità di far ricorso davanti al Tribunale cantonale.
Accusati di "ingenuità"
Nel corso del dibattimento, che si è tenuto mercoledì con la corte riunita per motivi di spazio nella sala del "Volkshaus", il procuratore ha sottolineato l'"ingenuità" degli attivisti.
Pur ammettendo di comprendere l'indignazione dei giovani di fronte al cambiamento climatico, il rappresentante dell'accusa ha definito la loro azione un "inutile teatrino" ed esortato i giovani ad impegnarsi a livello politico.
"Non avevamo altra scelta"
Soltanto due degli attivisti romandi hanno accettato di parlare davanti al tribunale, dicendosi scioccati per le parole del procuratore che li ha definiti "ingenui". "Non avevamo altra scelta", ha detto un giovane affermando che prima di quell'azione simbolica avevano esaurito tutte le altre possibilità di farsi sentire.
La vicenda è approdata in tribunale perché gli imputati hanno fatto ricorso contro i decreti di accusa pronunciati a suo tempo dal ministero pubblico di Zurigo. La polizia aveva fermato 64 persone, alcune delle quali hanno passato due giorni in guardina. Sono stati aperti in tutto 51 procedimenti penali e 42 attivisti non si sono opposti al decreto d'accusa.
Attivisti prosciolti a Basilea
L'azione di protesta era promossa dal collettivo "Climate Justice" - per chiedere alla piazza finanziaria svizzera di ritirare qualsiasi investimento nel carbone, nel petrolio e nel gas - e si è tenuta in contemporanea con un'analoga protesta a Basilea, davanti all'ingresso principale dell'edificio di UBS sulla Aeschenplatz, dove sono concentrate le attività amministrative dell'altra grande banca svizzera.
In quel caso UBS ha ritirato le denunce penali contro gli attivisti. E lo scorso 22 gennaio il tribunale penale di Basilea ha prosciolto cinque attivisti che si erano opposti al decreto d'accusa.
tvsvizzera.it/Zz/ats con RSI (TG del 14.05.2021)
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