Quando i monaci medievali aiutano gli scienziati di oggi
Le osservazioni del cielo dei monaci trascritte nelle cronache medievali ci hanno consegnato involontariamente i dati-chiave per ricostruire le più grandi eruzioni vulcaniche del passato, avvenute tra il 1100 e il 1300 d.C. È quanto emerge da una ricerca coordinata dall’Università di Ginevra.
I cronisti medievali descrivevano ogni tipo di evento storico, dalle gesta di re e papi alle grandi battaglie. Ma anche i disastri naturali e le carestie. Soprattutto dopo l’anno Mille, quando correnti profetiche e apocalittiche preannunciavano che la fine dei tempi era imminente, i monaci erano particolarmente attenti alla colorazione della luna. Questo perché secondo l’Apocalisse di Giovanni (6:12), una “Luna rosso sangue”, insieme a terremoti e a eclissi solari, annuncia la fine del mondo.
Ora, grazie proprio alle fedeli osservazioni delle eclissi lunari dei monaci, la ricerca coordinata dall’Università svizzera di GinevraCollegamento esterno ha collocato con maggiore precisione alcune delle grandi eruzioni vulcaniche del passato. Come? Basandosi sul fatto che la Luna risulta molto più oscurata in concomitanza con una grande eruzione vulcanica, che rilascia nell’atmosfera notevoli quantità di polveri.
Detto in termini semplici, la luminosità della Luna durante l’eclissi è altamente sensibile all’abbondanza di aerosol nella stratosfera (minuscole particelle sospese nell’atmosfera che raggiungono la stratosfera). E le grandi eruzioni vulcaniche esplosive possono iniettare enormi quantità di queste particelle portando ad eclissi lunari totali scure con un’elevata “torbidità”.
Per ricostruire la passata “torbidità stratosferica”, gli studiosi hanno riesaminato un ampio corpus di fonti storiche scritte nel XII e XIII secolo, alla ricerca di osservazioni credibili di eclissi lunari. E le osservazioni del Sole, della Luna o delle stelle certo non mancano – anche accurate – perché erano tra l’altro ‘necessarie’ per calcolare le ore di preghiera (non tutti i monasteri possedevano orologi ad acqua o astrolabi per la misurazione del tempo) ma soprattutto un’osservazione accurata della Luna era fondamentale per la corretta calendarizzazione della Pasqua (che cade sempre la domenica successiva al primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera) e per tutte le altre feste mobili dell’anno liturgico.
Per l’Europa, le fonti contemporanee sono per lo più accessibili nelle compilazioni di testi medievali edite nelle serie dei Monumenta Germaniae Historica, Rerum Britannicarum Medii Ævi, Recueil des historiens des Gaules et de la France e Rerum Italicarum Scriptores. Le descrizioni o le osservazioni di eclissi lunari provengono da tutta Europa: Austria, Repubblica Ceca, Inghilterra, Francia, Germania, Islanda, Italia, Svezia e Svizzera. La maggior parte delle fonti consultate sono in latino e, anche se occasionalmente, in volgare.
Per la Cina, è stato riesaminato il Song Shi, la storia ufficiale della dinastia Song (dal 960 al 1279 d.C.); il Jin Shi, la storia ufficiale della dinastia Jin (1115-1234 d.C.); e lo Yuan Shi, la storia ufficiale della dinastia Yuan (dal 1261 al 1367 d.C.). Per la Corea, il Goryeosa, la storia della dinastia Goryeo (936-1392 d.C.). In Giappone le osservazioni delle eclissi lunari sono raccolte nell’opera di riferimento, il Nihon Tenmon Shiryô, dell’astronomo giapponese S. Kanda. Le descrizioni più pertinenti delle eclissi lunari derivano dal Meigetsuki (1180-1235 d.C.; il diario di Fujiwara no Teika) e dall’Azuma Kagami (1180-1266 d.C.).
Per esaminare tutti questi manoscritti alla ricerca di riferimenti alle eclissi lunari totali e alla loro colorazione, i ricercatori guidati dal ricercatore Sébastien Guillet dell’Istituto delle scienze ambientali dell’università di Ginevra, hanno impiegato quasi cinque anni.
Dagli scritti medievali alla scienza
Oggi sappiamo esattamente che tra il 1100 e il 1300 d.C si sono verificate e sono state visibili, tempo permettendo naturalmente, 64 eclissi lunari totali in Europa, 59 nel Medio Oriente e 64 in Estremo Oriente. Tra i tanti documenti spulciati, i ricercatori hanno trovato 180 testimonianze europee che descrivono 51 eclissi diverse, 10 mediorientali (sette eclissi) e 199 asiatiche (61 eclissi).
Gli studiosi hanno valutato il colore e la luminosità di ciascuna eclissi osservata e documentata in base alla scala DanjonCollegamento esterno, che quantifica la luminosità lunare a occhio nudo. Delle 37 eclissi lunari totali con luminosità registrata nelle fonti eurasiatiche, solo sei sono state classificate “molte scure”. Questi eventi si sono verificati nella notte tra il 5 e il 6 maggio 1110, il 12 e 13 gennaio 1172, il 2-3 dicembre 1229, il 18 e 19 maggio 1258, il 12 e 13 novembre 1258 e il 22 e 23 novembre 1276. Ogni descrizione sottolinea una scomparsa quasi completa e prolungata del disco lunare.
“Le eclissi lunari più buie si sono verificate entro un anno circa dalle principali eruzioni vulcaniche”.
Sébastien Guillet, Istituto delle scienze ambientali dell’università di Ginevra
Una volta conosciute le date esatte delle eclissi lunari totali “molto scure”, gli scienziati hanno paragonato questi dati con un’altra evidenza scientifica già nota: l’esistenza delle eruzioni passate. Sebbene non tutte documentate, queste ultime hanno lasciato tracce nei ghiacci dell’Antartide e della Groenlandia. Ora, come racconta Clive Oppenheimer, professore del Dipartimento di Geografia dell’Università di Cambridge e coautore dello studio, “mettendo insieme le informazioni provenienti dalle carote di ghiaccio e dalle descrizioni dei testi medievali, possiamo stimare meglio quando e dove si verificarono alcune delle più grandi eruzioni di questo periodo”.
Conclusioni
Gli scienziati hanno così potuto constatare che le sei eclissi lunari “molto scure”, datate con precisione, sono contemporanee a cinque dei sette maggiori segnali di solfato vulcanico registrati nelle carote di ghiaccio polari. I dati suggeriscono fortemente che l’oscuramento della Luna eclissata era legato alla presenza di aerosol vulcanici nella stratosfera.
Questa scoperta – fanno notare i ricercatori – rispecchia un precedente lavoro che ha rilevato che tutte le eclissi lunari totali molto scure dal 1600 d.C. sono seguite a consistenti eruzioni vulcaniche.
In breve, sempre come racconta Guillet, “le eclissi lunari più buie si sono verificate tutte entro un anno circa dalle principali eruzioni vulcaniche e dal momento che conosciamo i giorni esatti delle eclissi, le cronache medievali ci hanno permesso di restringere il campo sui momenti esatti nei quali sono avvenuti questi eventi”.
Il via alla Piccola Era Glaciale
Lo studio, pubblicato sulla rivista NatureCollegamento esterno (Lunar eclipses illuminate timing and climate impact of medieval volcanism), rivela dunque nuove informazioni su uno dei periodi più attivi dal punto di vista vulcanico nella storia della Terra, che secondo alcuni ha contribuito a innescare la Piccola Era Glaciale: un periodo compreso tra metà del 14esimo e metà del 19esimo secolo nel quale si registrò un sensibile abbassamento della temperatura media terrestre a seguito di grandi eruzioni vulcaniche, poiché la luce solare faticava ad attraversare l’atmosfera.
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