Quasi 10’000 italiani e italiane sono arrivati in Svizzera nei primi sei mesi del 2023
La forte domanda sul mercato del lavoro e il tasso di disoccupazione strutturalmente basso continuano a spingere lavoratori e lavoratrici verso la Svizzera. L'immigrazione dall'Italia continua ad essere importante.
Se la tendenza si confermerà anche nel prossimo semestre, vi sono forti chance che il 2023 sarà un anno da record per quanto concerne l’immigrazione in Svizzera.
Nei primi sei mesi di quest’anno, l’immigrazione netta si è attestata a 47’200 persone, 9’384 in più rispetto allo stesso periodo di un anno fa.
Dai dati Collegamento esternopubblicati giovedì dalla Segreteria di Stato della migrazione (SEM) emerge che l’Italia è ancora una volta il secondo Paese di provenienza dopo la Germania, che da diversi anni è il principale fornitore di manodopera della Svizzera.
Durante questo semestre, dalla Penisola sono giunte 9’488 persone (3’541 donne e 5’947 uomini). Nello stesso periodo, hanno lasciato la Svizzera 3’895 italiani e italiane.
Se il movimento in entrata proseguirà allo stesso ritmo sino a dicembre, molto probabilmente si supereranno le cifre del 2013. In quell’anno 18’136 italiani e italiane erano immigrate nella Confederazione.
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Manodopera cercasi
La situazione economica e l’internazionalizzazione di economia e società fanno da traino nell’evoluzione della domanda delle aziende, sottolinea la SEM in una nota, ricordando inoltre che il tasso di disoccupazione non è mai stato così basso da oltre 20 anni. Per molte professioni – scrive la SEM – il reclutamento all’estero ha permesso di compensare la necessità di ricambio legata ai pensionamenti.
Gli aumenti più cospicui degli ingressi per esercitare un’attività lucrativa a lungo termine sono stati registrati nel settore secondario e nei servizi, nell’industria alberghiera e nella ristorazione, nella pianificazione, nella consulenza e nell’informatica, nel commercio e nella sanità, prosegue la SEM.
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Nel dettaglio, l’immigrazione nella popolazione residente permanente straniera ha riguardato 85’732 persone, in aumento di 10’634 (+14,2 %) rispetto allo stesso periodo del 2022. Sono invece emigrate 34’452 persone residenti permanenti di nazionalità straniera (+651).
Dall’area UE/AELS sono arrivate 61’808 persone (+16,5 %) e 26’350 cittadini originari di questa regione (+339 persone) hanno lasciato la Svizzera. Da Stati terzi sono giunti in 23’924 (+18,6%), mentre 8102 cittadini provenienti da questi Stati (+312 persone) hanno lasciato la Svizzera.
Oltra a Germania e Italia, i principali Paesi di provenienza sono Francia, Portogallo, Spagna e Polonia.
Frontalieri pure in crescita
A crescere non è solo il numero di persone residenti, ma anche dei frontalieri. Nel primo semestre del 2023 sono stati rilasciati 41’747 nuovi permessi per chi varca giornalmente il confine per lavorare in Svizzera, mentre nello stesso periodo del 2022 ne erano stati concessi 38’547.
Una Svizzera a nove milioni di abitanti
Alla fine del 2022, la Svizzera contava 8,81 milioni di abitanti, stando a cifre ancora provvisorie. Si prevede che ancora quest’anno si potrebbe superare quota nove milioni.
L’incremento di popolazione è dovuto quasi esclusivamente all’immigrazione.
Questa evoluzione non piace però a tutti. Poco più di un mese fa, l’Unione democratica di centro (UDC, destra sovranista) ha lanciato un’iniziativa popolare denominata “No a una Svizzera da 10 milioni”. Il testo, per il quale è in corso la raccolta di firme, chiede che Governo e Parlamento prendano delle misure se, prima del 2050, venissero superati i 9,5 milioni di abitanti, così da impedire di raggiungere i 10 milioni.
Se necessario si dovrebbe abolire l’accordo di libera circolazione delle persone con l’UE.
Per l’UDC, tutti i gravi problemi con cui è confrontato il Paese – dalla crisi degli alloggi all’aumento dei costi sanitari e sociali, passando per l’approvvigionamento energetico e il traffico – sono imputabili all’immigrazione.
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