Quei Cantoni in cui è permesso marinare la scuola
In 18 Cantoni su 26, quasi tutti della Svizzera tedesca, gli allievi e le allieve hanno a disposizione nel corso dell'anno scolastico alcune giornate jolly, in cui prendere libero senza dover fornire alcuna giustificazione.
Il primo Cantone a pensarci, e a introdurlo, fu Argovia nel 1981, ben 42 anni fa. Da allora, alla spicciolata, l’idea si è fatta strada nella maggioranza dei Cantoni svizzeri. L’ultimo della serie ad aggiungersi è stato il Vallese, che ha appena votato l’introduzione, dal prossimo anno scolastico, di quattro mezze giornate jolly, da gestire dalle famiglie delle allieve e degli allievi delle scuole dell’obbligo. Qualche settimana fa, anche il Parlamento vodese si è detto favorevole all’introduzoine di un tot di queste giornate.
La possibilità di usufruire di giornate o mezze giornate senza dover giustificare l’assenza è quantificata in modo diverso dai Cantoni, secondo la competenza in materia di educazione. Dappertutto, però, riguarda le scuole dell’obbligo, con la sola eccezione di Zurigo, che estende il principio anche a livello liceale.
Come si vede dalla cartina già a colpo d’occhio, il cosiddetto Röstigraben – quel fossato dei Rösti che spesso separa Svizzera francese e Svizzera tedesca – torna prepotentemente alla ribalta. Fra i Cantoni completamente latini solo il Giura ha deciso di introdurlo e ha una base legale in tal senso nella Legge sulla scuola del dicembre 1990. Al Giura, si aggiungono i bilingue Friburgo e, fresco fresco, il Vallese.
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Nella Svizzera tedesca, per contro, l’istituto è largamente diffuso. I più generosi sono i Grigioni (3 giorni), i meno generosi San Gallo (2 mezze giornate) e Appenzello Interno (1 giorno). A fare eccezione: Glarona, Nidwaldo, Obwaldo e Zugo, dove tale possibilità non esiste.
A cosa servono le giornate jolly?
La chiave sta nell’approccio volto a favorire la conciliabilità famiglia-scuola-lavoro. In tempi in cui il tema è sempre più in alto nelle agende politiche cantonali, ma anche federali, la questione non è di poco conto. Non per niente la richiesta deve essere fatta dai genitori (o da chi detiene l’autorità parentale) e queste giornate non possono essere gestite dalle allieve e dagli allievi stessi. Il senso, quindi, non è godersi un pomeriggio libero “perché ho voglia di andare a sciare o in piscina”, e nemmeno di saltare qualche test delicato. Non per niente -con regole diverse- in tutti i cantoni viene richiesto un anticipo dell’annuncio dell’assenza, evitando così che il libero venga preso all’ultimo momento e con finalità frivole e contrarie allo spirito della scuola.
La questione resta dunque aperta e sul tavolo, ma non potrà che andare di pari passo, in questa società variegata e diversificata, di altre misure intese a favorire la conciliabilità delle esigenze familiari con quelle lavorative, e di conseguenza scolastiche. Non per niente, questo tipo di approccio ha cominciato a farsi largo anche fra le aziende.
In Ticino non se ne parla
Ogni giorno di scuola è un giorno obbligatorio. In Ticino, la possibilità dei giorni jolly non esiste. E nemmeno è mai stata proposta a livello politico, da nessuno schieramento. Insomma, il principio è che la scuola dell’obbligo non sia solo un diritto, ma anche un dovere. Così la pensa anche l’uscente direttore del Dipartimento educazione ticinese Manuele Bertoli, ma non l’ex granconsigliere del Centro Paolo Peduzzi.
L’unicità dei Grigioni
Nei Grigioni la base legale, fissata a livello cantonale nella legge scolastica, dà la possibilità ai singoli istituti di decidere se e in che misura concedere giorni jolly, per un massimo di 3 giorni per anno scolastico. Ne deriva perciò un cantone a macchia di leopardo, con un metro di valutazione non necessariamente omogeneo. Sta di fatto che la realtà dei giorni jolly è sfruttata anche nel Grigioni italiano. In questo senso le famiglie grigionesi sono più fortunate di quelle ticinesi.
I pro e i contro da un punto di vista pedagogico
Seppur nell’economia di un intero anno scolastico i giorni jolly non abbiano una grande influenza, e detto del senso che il legislatore ha voluto dare a queste giornate, resta aperta la questione legata all’impatto dal punto di vista pedagogico ed educativo. Un aspetto non secondario, considerata l’età fragile di chi è coinvolto.
Un’opinione che noi abbiamo chiesto al pediatra e psicoterapeuta infantile Paolo Peduzzi.
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