Partirono in Siria per unirsi all’Isis, condannati
Due giovani del canton Zurigo, fratello e sorella, sono stati giudicati colpevoli di aver violato la legge che proibisce sostegno o appartenenza a organizzazioni terroristiche come Al Qaida o Isis. I due, quando erano ancora minorenni, si recarono in Siria con l'intenzione di unirsi al sedicente Stato islamico.
Questo contenuto è stato pubblicato al
2 minuti
tvsvizzera.it/Zz/ats con RSI (TG del 27.02.2019)
Contenuto esterno
Secondo la sentenza pubblicata mercoledì dalla sezione giovanile del tribunale di Witerthur, la giovane donna – che oggi ha 19 anni ed ha già passato 9 mesi in detenzione preventiva – è stata condannata a 10 mesi di detenzione con la condizionale. Il fratello di 20 anni si è visto infliggere una condanna a 11 mesi con la condizionale, ma anche lui ha già passato 10 mesi in prigione.
I due giovani, che all’epoca avevano 15 e 16 anni, si sono entrambi avvalsi della facoltà di non rispondere. Secondo l’atto di accusa, si sarebbero radicalizzati nel corso del 2013, frequentando moschee che praticavano una “interpretazione conservatrice del Corano”.
Nel dicembre del 2014 salirono su un aereo diretto in Turchia e si trasferirono in un territorio siriano controllato dagli islamisti, dove hanno vissuto in un appartamento “rendendosi utili” all’Isis e avendo stretti contatti con simpatizzanti dell’organizzazione terroristica. Il ragazzo si è anche occupato di operazioni di logistica lungo il confine. L’esperienza in Siria durò un anno circa.
Secondo i giudici il loro supporto all’Isis è provato. Hanno viaggiato in segreto volontariamente, deliberatamente e pienamente coscienti delle atrocità commesse dall’organizzazione. Ai due sono stati dati “nomi di guerra” e hanno tentato di persuadere famiglia e amici a raggiungerli.
I loro genitori hanno invece fatto di tutto per riportarli a casa, a Winterthur. La madre li ha raggiunti e per un certo periodo di tempo ha vissuto con loro fino a che non sono tornati tutti insieme in Svizzera nel dicembre del 2015. I due fratelli furono arrestati appena giunti all’aeroporto di Zurigo.
Se volete segnalare errori fattuali, inviateci un’e-mail all’indirizzo tvsvizzera@swissinfo.ch.
Per saperne di più
Altri sviluppi
Aspiranti jihadisti sotto processo a Winterthur
Questo contenuto è stato pubblicato al
Due giovani, fratello e sorella, sono sotto processo nel cantone Zurigo per essersi recati in Siria nel 2014 quando erano ancora minorenni.
Jihadista nato in Svizzera rischia la pena capitale in Iraq
Questo contenuto è stato pubblicato al
Un giovane nato e cresciuto in Svizzera è sotto processo in Iraq per appartenenza all'autoproclamato Stato islamico (Isis).
Il dilemma dei jihadisti europei arrestati dagli USA
Questo contenuto è stato pubblicato al
I paesi europei hanno reagito tiepidamente lunedì all'appello del presidente statunitense Donald Trump sui Foreign Fighters.
Così l’Italia si protegge dal terrorismo islamista
Questo contenuto è stato pubblicato al
Decine di migliaia di controlli e centinaia di espulsioni. È così che, nonostante le continue minacce di Al Qaeda e dell’autoproclamato Stato islamico, in Italia non si sono verificati attacchi paragonabili a quelli che hanno avuto per obiettivo altri, grandi paesi europei. “In Italia, se ci si radicalizza, si viene espulsi”, ribadiva l’esperto Lorenzo Vidino pochi giorni fa…
“In Italia, se ci si radicalizza, si viene espulsi, nulla di più semplice”
Questo contenuto è stato pubblicato al
Dal 2001 l’Italia è il solo grande paese occidentale che non è stato colpito da attentati terroristici islamisti. Un’eccezione che persiste grazie a una combinazione unica di repressione da parte della polizia e fattori demografici. Le spiegazioni di Lorenzo Vidino,Collegamento esterno esperto di jihadismo della George Washington University ed ex coordinatore della Commissione italiana per…
Questo contenuto è stato pubblicato al
“Daesh ha indottrinato una generazione di bambini ed è riuscita a coinvolgere le donne come nessuno aveva mai fatto prima”. Per Gina Vale, ricercatrice presso l’International Centre for the Study of Radicalisation, donne e minori hanno un ruolo centrale nel sostegno all’ideologia dell’autoproclamato Stato Islamico.
Se volete segnalare errori fattuali, inviateci un’e-mail all’indirizzo tvsvizzera@swissinfo.ch.