Rallentano le esportazioni di armi elvetiche
Sono scese del 18% le esportazioni di armi elvetiche nel mondo rispetto al 2020. Il materiale bellico, venduto in 67 Paesi, ha raggiunto il valore di 740 milioni di franchi.
Il valore delle esportazioni di armamenti nel 2021 corrisponde a una quota dello 0,2% del totale delle esportazioni di merci dell’economia svizzera,.Lo indicano le statistiche presentate venerdì ai media dalla Segreteria di Stato dell’economia (Seco).
I due principali clienti dell’industria elvetica, al pari del 2020, sono stati la Germania (123 milioni) e la Danimarca (96 milioni). Seguono, nell’ordine, gli Stati Uniti (90 milioni), la Romania (87 milioni) e il Botswana (64 milioni).
Il 65% delle esportazioni ha preso la strada dell’Europa. Le esportazioni verso l’Asia hanno rappresentato l’11%. L’Africa ha assorbito il 10% delle esportazioni. Il 13% dell’export è andato nelle Americhe e l’1% in Australia. Tra i prodotti maggiormente richiesti figurano veicoli blindati (40%) e munizioni (25%).
In Medio Oriente, è stato spedito materiale per un valore di 51 milioni all’Arabia Saudita, paese coinvolto nello Yemen in una guerra sanguinosa. Anche gli Emirati Arabi Uniti, che partecipano alle ostilità accanto ai Sauditi, hanno acquistato materiale da aziende elvetiche per circa 6 milioni.
Secondo le statistiche, le esportazioni di beni militari speciali sono aumentate. Tra questi beni figurano telemetri, attrezzature per la visione notturna, attrezzature per la registrazione di immagini termiche e attrezzature protettive. Il valore totale di queste esportazioni è stato di 58 milioni nell’anno sotto esame, rispetto ai 45 milioni del 2020.
Anche le esportazioni di armi leggere e di piccolo calibro sono state significativamente più elevate nel 2021. La Confederazione ha registrato esportazioni di 47.282 pezzi l’anno scorso, rispetto ai 35.469 dell’anno precedente. I principali clienti erano commercianti di armi stranieri e aziende industriali.
Nel 2021, la Confederazione ha respinto solo tre delle oltre 2500 richieste di esportazione, mentre un centinaio di altre domande sono state sottoposte a chiarimenti più approfonditi.
In 32 casi, gli esportatori hanno chiesto se un’autorizzazione poteva essere concessa per un acquirente residente in un paese specifico. Secondo la Seco, in nove casi la riposta è stata negativa. I motivi? Il paese di destinazione era coinvolto in un conflitto o sussisteva la minaccia di violazioni sistematiche e gravi dei diritti umani.
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