Miliardo all’UE e lettera di Juncker, irritazione a Berna
I complicati rapporti con l'Unione europea sono stati oggetto di discussione nella Camera alta a Berna, che ha sostanzialmente deciso di mantenere una linea intransigente con Bruxelles dopo la contestata lettera di Jean-Claude Juncker al Consiglio federale sull'Accordo istituzionale.
Il Consiglio degli Stati ha infatti adottato, con 21 voti contro 14, una mozione che invita il governo a condurre ulteriori trattative sull’intesa conclusa lo scorso novembre che regola gli aspetti normativi riguardanti la partecipazione elvetica al mercato unico.
Una posizione che si scontra palesemente con le ripetute affermazioni di questi mesi provenienti dai vertici comunitari nelle quali è stato ribadito che non vi sono margini per rinegoziazioni di sorta.
I senatori hanno anche rinviato all’altra Camera, mantenendo alcune divergenze, la questione relativa al cosiddetto miliardo di coesione, vale a dire il nuovo contributo decennale della Confederazione all’integrazione di tredici paesi dell’Est nell’Ue. La strategia è quella di dare il via libera definitiva al finanziamento elvetico – non obbligatorio ma assai gradito a Bruxelles – nel corso della sessione autunnale, quando saranno risolte in un modo o nell’altro le attuali divergenze con l’Ue.
I consiglieri agli Stati non hanno infatti nascosto una certa irritazione sulla risposta della Commissione Ue alla richiesta di chiarimenti di Berna riguardo a tre punti controversi dell’Accordo istituzionale (aiuti di Stato, tutela dei salari, diritti di cittadinanza).
Nello scritto firmato da Jean-Claude Juncker la Commissione aveva concesso una proroga alle discussioni di soli sette giorni, termine ritenuto da Berna troppo esiguo e antecedente alla possibile decisione sul riconoscimento dell’equivalenza della Borsa di Zurigo, su cui l’Ue mantiene un atteggiamento considerato discriminatorio. Sviluppi su questi spinosi temi sono comunque attesi a breve.
A proposito della mozione approvata dal Consiglio degli Stati, e sulla lettera di Juncker, il TG della RSI ha sentito il consigliere federale Ignazio Cassis, ministro degli affari esteri, qui intervistato fuori dalla sala degli Stati al termine del dibattito.
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