Svizzera, dumping salariale e lavoro in nero sotto la lente
I controlli anti-dumping in Svizzera svolti dalle commissioni tripartite (composte da datori di lavoro, sindacati e cantoni) hanno interessato oltre 42'000 aziende. Il Ticino è stato il cantone dove ne sono stati effettuati di più.
Nel 2018 le verifiche effettuate per garantire il rispetto delle condizioni salariali nell’ambito della libera circolazione delle persone hanno interessato oltre 42’000 aziende, il 5% in meno dell’anno precedente. Stando a un rapporto della Segreteria di stato dell’economia (Seco)Collegamento esterno si tratta comunque di un dato elevato e largamente superiore all’obiettivo minimo di 35’000 controlli fissato nell’ordinanza sui lavoratori distaccati (ODist).
Il cantone dove sono state passate al setaccio più ditte è il Ticino (7’455), che si piazza davanti a Zurigo (4’527) e Ginevra (4’035). A livello nazionale è stato controllato il 7% delle aziende svizzere, il 35% dei lavoratori distaccati e il 31% dei prestatori di servizi indipendenti.
Il tasso di dumping salariale registrato presso gli imprenditori elvetici è rimasto stabile rispetto al 2017, al 13%. Nei settori dove vige un contratto collettivo di lavoro delle infrazioni alle regole sul salario minimo sono state constatate in quasi un’impresa elvetica su quattro (24%).
Nel 2018, il tasso di dumping salariale presso le imprese che distaccano lavoratori è sceso leggermente dal 16% al 15%. Le sanzioni comminate dalle autorità cantonali sono invece cresciute da circa 3’600 a oltre 4’200.
Questi controlli sono entrati in vigore nel 2004 come misure di accompagnamento alla libera circolazione delle persone. Secondo la Seco, abbinati alla Legge federale contro il lavoro nero rappresentano un sistema che consente di contrastare in modo mirato la violazione delle norme laddove i rischi sono maggiori.
“Più necessarie che mai”
“Dove si controlla, si trovano delle infrazioni”, dichiara da parte sua il sindacato Unia. Le fa eco TravailSuisse secondo il quale le misure d’accompagnamento sono più necessarie che mai.
Lavoro in nero
Nell’ambito della lotta al lavoro in nero sono state controllate 12’000 imprese e 37’000 persone, indica la Seco in un altro rapporto. I cantoni si sono concentrati soprattutto nell’edilizia, nel settore alberghiero e nel commercio.
15’740 casi si sono rivelati sospetti e in 4’134 casi sono stati sanzionati. La Seco constata un aumento rispettivo del 18% e 36% rispetto al 2017, ma questo è da ricondurre alla revisione della Legge sul lavoro in nero introdotta il primo gennaio 2018. Le nuove disposizioni impongono infatti ai cantoni il dovere di segnalazione.
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