Chi sono gli jihadisti elvetici, di che reti fanno o facevano parte e cosa li ha spinti a partire? Da Winterthur a Ginevra, dai palazzi popolari ai quartieri borghesi, siamo andati a cercare i giovani che si sono uniti all’ISIS.
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Anna Bernasconi, Falò RSI
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Sono svizzeri e sono partiti per fare la jihad. Molti di loro hanno combattuto per lo stato islamico, altri sono entrati in contatto con gli attentatori che hanno colpito l’Europa. Sono stati catturati in Siria e adesso si trovano nelle prigioni nel nord del paese.
Con loro ci sono donne e bambini. Per ora nessun tribunale sta giudicando i loro crimini, tutti quanti sono in attesa che i rispettivi paesi d’origine decidano come procedere nei loro confronti. Uno stallo che sembra però sbloccarsi: secondo alcune indiscrezioni Berna starebbe considerando l’ipotesi di far rientrare le donne e i bambini.
Una squadra di Falò, la trasmissione di approfondimento dell RSI, è stata nei campi di prigionia che ospitano donne e bambini dell’ISIS; tendopoli al collasso in cui l’ideologia radicale sta risorgendo. Ma ci sono anche svizzeri che hanno fatto parte dello Stato Islamico e sono già rientrati in Svizzera.
Chi sono questi jihadisti elvetici, di che reti facevano parte e cosa li ha spinti a partire? Da Winterthur a Ginevra, dai palazzi popolari ai quartieri borghesi, siamo andati a cercare i giovani che si sono uniti all’ISIS. Alcuni si dicono pentiti, altri sembrano aver mantenuto dei legami con gli ambienti radicalizzati. A che punto stanno i processi nei loro confronti? Chi si occupa di sorvegliare le loro attività? Quanto pericolosi li dobbiamo considerare?
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