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Rimpatri coatti: i diritti dei bambini passano troppo spesso in secondo piano

bambino di meno di due anni in piedi dietro a una porta a vetri aalla quale si appoggia
Assistono e sono protagonisti di scene che possono essere traumatiche. Keystone / Gian Ehrenzeller

Ogni anno, decine di bambine e bambini vengono rimpatriati con la forza dalla Svizzera insieme ai loro genitori. In alcuni casi, i loro diritti non vengono rispettati. È quanto emerge dal rapporto della Commissione nazionale svizzera per la prevenzione della tortura, presentato martedì.

“Nessun rimpatrio coatto che coinvolge le famiglie lascia davvero qualcuno indenne. Una delle immagini che ancora oggi mi perseguita è quella dell’espulsione di una famiglia georgiana. La madre, ammanettata al momento dell’arresto, ha dovuto allattare il figlio più piccolo davanti agli altri bambini che piangevano”.

Jean-Sébastien Blanc è vicepresidente della Commissione nazionale per la prevenzione della tortura (CNPT)Collegamento esterno, responsabile per legge del monitoraggio delle espulsioni per via aerea che prevedono misure coercitive. Più volte all’anno, documenta il rimpatrio delle persone richiedenti l’asilo respinte che rifiutano di lasciare la Svizzera. Segue questo processo dal momento in cui vengono interrogate fino all’atterraggio nel Paese di destinazione.

Nel suo rapporto annuale pubblicato martedìCollegamento esterno, la CNPT lancia un allarme sulla situazione delle bambine e dei bambini, “i grandi dimenticati nella questione delle espulsioni”, secondo Jean-Sébastien Blanc. “Dipendono dalla situazione nei Paesi che sono stati costretti a lasciare, dalle decisioni dei loro genitori e da quelle delle autorità”.

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Bimbe e bimbi sono particolarmente esposti al rischio di traumi, come spiega la CNPT nel suo rapporto 2024: “Vengono strappati dal loro ambiente familiare in modo del tutto inaspettato, senza poter salutare gli amici o gli adulti con cui dovrebbero parlare all’asilo o a scuola”

Diverse centinaia di bambini in 10 anni

Nel 2023, la CNPT ha controllato l’allontanamento forzato di 45 famiglie con 105 bambini. Questi ultimi hanno rappresentato quasi un quarto delle persone rimpatriate. In totale, dal 2012, ha monitorato e documentato l’allontanamento di 460 bambine/i.

Queste cifre riflettono, però, solo una parte della realtà: la CNPT non ha le risorse per monitorare tutte le persone interessate dalle espulsioni (più di 5’000 in 10 anni, secondo i dati della Segreteria di Stato della migrazione, che non tiene statistiche sui bambini).

Per valutare se una situazione che coinvolge una persona minorenne è problematica o meno, la Commissione segue il principio delle Nazioni Unite del “diritto al rispetto dell’interesse superiore del minore” e si basa sulla legislazione elvetica e internazionale. Tra l’inizio del 2020 e il 2023 la CNPT ha identificato quasi un centinaio di casi problematici unicamente sui voli speciali.

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Il rapporto 2024 rivela anche molti nuovi casi, come un ammanettamento, criticato dalla CNPT ma difeso dalle autorità come una misura di de-escalation: “La figlia quindicenne di una coppia è stata ammanettata dietro la schiena per quasi mezz’ora. Si era rifiutata di alzarsi, aveva pianto e si era difesa – con le mani – quando gli agenti l’avevano tirata fuori dal letto. Per un breve periodo è rimasta ammanettata dietro la schiena accanto ai suoi fratelli e sorelle nel veicolo di trasporto. Le manette sono state rimosse quando è partita per l’aeroporto”

Le pratiche di polizia variano da Cantone a Cantone

La maggior parte delle situazioni problematiche prevede la scorta della polizia, organizzata da ciascun Cantone. Cosa dicono i membri delle forze dell’ordine implicati? Non abbiamo potuto incontrarli, né seguirli sul campo.

Ma Jean-Christophe Sauterel, portavoce della polizia cantonale vodese, afferma: “La polizia esegue le direttive stabilite dalla Segreteria di Stato della migrazione (SEM), non giudica la decisione. In tutti i casi, e in particolare quando si tratta di famiglie con bambini, gli agenti negoziano con le persone da rimpatriare fino alla fine per evitare l’uso della forza, ma sono vincolati dall’orario di partenza dell’aereo. Inoltre, la polizia cantonale vodese non utilizza mai misure coercitive nei confronti dei minori”.

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Nel suo rapporto, la CNPT osserva che gli agenti sono “fondamentalmente consapevoli” dell’interesse superiore dei diritti del bambino. Tuttavia, si rammarica del fatto che circostanze impreviste (resistenza delle persone da allontanare, oggetti pericolosi) “li mettono in secondo piano e creano situazioni particolarmente stressanti per i bambini”.

In alcuni casi, la CNPT mette in dubbio la proporzionalità delle misure adottate. Nel 2022, ad esempio, 45 agenti di polizia hanno partecipato al fermo di una famiglia a Ginevra. La CNPT ha riconosciuto la necessità di sicurezza, ma ha ritenuto che questo dispiegamento di forze su larga scala fosse potenzialmente traumatico per i bambini. La polizia in questione ha giustificato la sua scelta, ritenuta non ideale, con il fatto che il padre della famiglia aveva minacciato di fare del male ai figli se fossero stati rimpatriati. Le autorità temevano inoltre che la famiglia si sarebbe lanciata dal quarto piano.

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Da parte sua, la polizia vodese ha organizzato una formazione speciale per garantire che le operazioni si svolgano senza intoppi. “Si tratta comunque di missioni difficili che hanno un grande impatto sul personale. Riportare a casa bambini e bambine in età scolastica non è cosa da poco”, aggiunge Jean-Christophe Sauterel.

Il vicepresidente della CNPT Jean-Sébastien Blanc sottolinea che queste unità appositamente addestrate non esistono ovunque: “Le pratiche variano molto. In generale, sono i Cantoni più grandi ad avere le risorse per formare unità speciali”.

Raccomandazioni ripetute

Ogni anno la Commissione emette una serie di raccomandazioni, che nel rapporto 2023 si rammaricava di dover ripetere anno dopo anno. Queste includono:

  • I sistemi di contenzione fisica (ad esempio le manette) sui bambini dovrebbero essere usate come ultima risorsa ed evitate il più possibile; lo stesso vale per le donne incinte o che allattano.
  • I genitori non dovrebbero essere ammanettati davanti ai loro figli.
  • Le famiglie non devono essere fermate di notte (tra mezzanotte e le 5 del mattino).
  • I membri di una stessa famiglia non devono essere rinviati separatamente e, se lo sono, ciò deve avvenire il più rapidamente possibile.

Sebbene la SEM, che coordina questi allontanamenti con i Cantoni e le forze di polizia cantonali, tenga conto di queste raccomandazioni, ha delle riserve. Queste misure sono adottate come ultima risorsa. “In generale, le persone da rimpatriare sono già riuscite una volta a evitare l’espulsione con il loro comportamento”, sottolinea la SEM.

Alcune delle raccomandazioni della CNPT non sono sempre realistiche: “Non è possibile abbandonare completamente l’uso di mezzi di contenzione per le famiglie. Ciò significherebbe, in ultima analisi, che non sarebbe più possibile effettuare rimpatri in questi casi, poiché le persone interessate potrebbero vanificare il rimpatrio solo con il loro comportamento”

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Per Jean-Sébastian Blanc, invece, queste raccomandazioni sono in linea con quanto accade sul campo: “Crediamo che siano realistiche e che possano essere attuate senza eccezioni. Alcuni Cantoni stanno dimostrando che è possibile. Siamo fermi su questo punto”. Queste raccomandazioni servono come “bussole per migliorare la situazione generale”, riassume.

Progressi in 10 anni

In più di 10 anni di monitoraggio degli allontanamenti forzati, la CNPT ha notato dei progressi da parte delle autorità preposte a queste misure: “Alcune pratiche profondamente degradanti non sono più applicate. Ad esempio, l’uso di pannolini durante il volo o la somministrazione forzata di sedativi non sono più pratiche comuni”, spiega Jean-Sébastien Blanc.

Come è possibile continuare a progredire? A suo avviso, la palla è soprattutto nel campo dei politici. “Sono loro a definire le priorità dell’asilo, comprese le espulsioni”, conclude.

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